Tag: Olimpiadi

  • Dal Senato a cura del Senatore Tony Loffreda

    Dal Senato a cura del Senatore Tony Loffreda

    Anche se dall’altra parte del mondo, non ho alcun dubbio che gli atleti canadesi abbiano potuto sentirci tifare per loro, mentre gareggiavano ai Giochi Olimpici Invernali in Cina. Per tutta la durata delle gare, ogni mattina, appena sveglio, controllavo le notizie, per vedere se il Canada fosse salito sul podio durante la notte. La maggior parte delle mattine, mi sono svegliato con una grande notizia: un altro canadese medagliato, un altrocanadese in finale, prestazione eccezionale di un altro canadese.

    Quest’anno, il Canada ha inviato la squadra più equilibrata, per genere, di tutta la storia delle Olimpiadi invernali, con 109 uomini e 106 donne. Più della metà ha partecipato per la prima volta ai Giochi, mentre per un atleta come Charles Hamelin quelli di Pechino sono stati i Giochi numero 5. È con orgoglio, poi, che constato che più di un quarto degli atleti proviene dal Québec. Con un totale di 26 medaglie – 4 ori, 8 argenti e 14 bronzi – il Team Canada ha molte ragioni per essere orgoglioso dei suoi successi. Questi atleti d’élite ci hanno regalato prestazioni mozzafiato e alcuni momenti strazianti, ma in tutto questo hanno mostrato la potenza, la dignità e l’ispirazione della Foglia d’Acero.

    Sarebbe ingiusto scegliere un momento, o una performance, come mio personale momento-clou dei Giochi. Piuttosto, dal momento che febbraio è anche il Mese della Storia dei Neri, ci tengo a sottolineare le prestazioni di alcuni dei nostri eccezionali atleti neri.

    Dopo aver conquistato la medaglia d’argento quattro anni fa a PyeongChang, Sarah Nurse e la squadra di hockey femminile canadese hanno conquistato quest’anno la vetta del podio con una vittoria per 3-2 sulle rivali americane. Sarah ha persino segnato il primo gol nella finale, portando il totale dei suoi punti a 18, un nuovo record olimpico. Da quando ha debuttato con la squadra nazionale canadese nel 2015, Sarah è diventata un modello, in particolare per le giovani ragazze nere, poiché è stata abbastanza esplicita, e a ragione, nel denunciare il razzismo nell’hockey e nella società in generale.

    Jordan Pierre-Gilles, pattinatore di velocità, nero di Sherbrooke, è campione olimpico nella staffetta di short track maschile. In questo modo, ha aiutato il compagno di squadra Charles Hamelin a vincere la sua sesta medaglia e a diventare uno degli olimpionici canadesi più decorati. Nella staffetta della gara di pattinaggio di velocità 3000 metri donne, Alyson Charles di Montréal ha mancato il podio per mezzo secondo. Naturalmente, le bobiste Cynthia Appiah e Dawn Richardson Wilson, al loro debutto olimpico, ci hanno reso orgogliosi anche nel bob femminile a due, arrivando in finale e finendo all’8° posto.

    Il primo canadese nero a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi invernali è stato Jarome Iginla, ai Giochi di Salt Lake City nel 2002. Due decenni dopo, gli atleti neri canadesi rimangono tristemente sottorappresentati nel Team Canada. Mentre le nostre squadre sono sempre rappresentativi del multiculturalismo canadese, dobbiamo fare di meglio, come società, per rendere lo sport giovanile più accessibile e abbordabile per le giovani famiglie; motivo per cui credo che programmi come “Community Sport for All” siano molto importanti.

    La CSAI opera per rimuovere le barriere e far aumentare la partecipazione nello sport per i gruppi sottorappresentati, inclusi i neri, gli indigeni, i cittadini a basso reddito ed i nuovi arrivati. Ciò di cui hanno bisogno, a volte, molti giovani emarginati è un’opportunità per accendere una nuova passione e, riprendendo il motto del movimento Olimpico, andare “più veloce, più in alto e più forte”.

    Nelle ultime due settimane, abbiamo visto alcuni dei migliori atleti del mondo raggiungere vette e record che una volta sembravano irraggiungibili. Queste esibizioni esaltanti hanno alimentato la passione di molti giovani canadesi, fornendo loro una grande dose di incoraggiamento e motivazione.

    Mi auguro, inoltre, che i Canadesi – giovani e meno giovani – abbiano capito che, nonostante tutte le nostre differenze – nazionalità, razza o lingua – è molto di più quello che ci unisce, come cittadini globali, che quello che ci divide. Durante le cerimonie di apertura e chiusura, mentre gli atleti hanno sfilato nello stadio Bird’s Nest, è stato interessante assistere al cameratismo, all’amicizia e al rispetto che hanno condiviso. Chiaramente, l’inclusione e la diversità sono radicate nello spirito dei Giochi; qualcosa a cui aspirava Pierre de Coubertin, considerato da molti il padre delle Olimpiadi moderne.

    In un discorso nel 1894, a La Sorbona, in Francia, due anni prima dei Giochi Olimpici inaugurali in Grecia, de Coubertin parlò dello spirito di abilità, generosità e umanità del movimento Olimpico. Immaginava che i Giochi avrebbero riunito nazioni diverse, in molteplici competizioni sportive, e che avrebbero predisposto le loro anime a questo sentimento di rispetto reciproco che, come ha spiegato, era il principale fondamento del mantenimento della pace tra i popoli.

    Mentre si conclude il Mese della Storia dei Neri, spero che i Canadesi mettano in pratica la saggezza di de Coubertin e trovino il modo di abbracciare la diversità della nostra nazione, apprezzare le nostre differenze, lavorare per una maggiore inclusione e rispettarsi a vicenda.

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  • L’Italia chiude con 28 medaglie

    L’Italia chiude con 28 medaglie

    Rio 2016, cala il sipario sulle Olimpiadi

    Per gli Azzurri 8 medaglie d’oro, 12 d’argento e 8 di bronzo per il 9º posto nella classifica finale. Bene anche il Canada con 4 ori e 22 medaglie complessive. Il testimone passa ora a Tokyo, la città che ospiterà le Olimpiadi del 2020

    Rio, (Sky Sport)Il bilancio dell’Italia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro è andato oltre le aspettative. Le medaglie complessive sono 28 (8 d’oro, 12 di argento e 8 di bronzo), le stesse di Londra 2012 e una in più rispetto a Pechino 2008. Gli ori sono otto, gli stessi delle ultime due edizioni, due in meno rispetto ad Atene 2004 e cinque in meno rispetto alle gloriose di Atlanta 1996 e Sydney 2000. Come a Pechino e Londra, l’Italia si è classificata nona nel medagliere restando quindi nel gotha dello sport mondiale. “Abbiamo fatto una bella figura, sono contento”, ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha concluso: “Siamo sempre lì nei primi dieci”. Gli Stati Uniti hanno vinto più medaglie di tutti (121, 46/37/38), seguita dalla Gran Bretagna (67, 27/23/17) e dalla Cina (70, 26/18/26).

    La bandiera olimpica è stata quindi ammainata e consegnata, dopo essere stata sventolata dal sindaco di Rio, Eduardo da Costa Paes, e dal presidente del Cio, Thomas Bach, a Yuriko Koike, la governatrice di Tokyo, la città giapponese che ospiterà le Olimpiadi Estive nel 2020. Questo il bilancio italiano suddiviso per singoli sport.

    Arco – Dall’arco azzurro ci si aspettava decisamente qualcosa in più, in particolare dalle due squadre. Quella maschile è amaramente uscita ai quarti contro la Cina, quella femminile è arrivata fino alla finale per il bronzo perdendola contro Taipei.

    Lotta – Tutti si aspettavano l’oro di Frank Chamizo nella lotta libera, ma alla fine è arrivato comunque un glorioso bronzo. Il lottatore di origini cubane è stato eliminato in semifinale con più di un rammarico.

    Judo – Lo judo italiano da Mosca ‘80 non ha mai tradito. Sul tatami della Carioca Arena 2, Fabio Basile ha conquistato il titolo nella categoria dei 66 chilogrammi centrando così la 200esima medaglia d’oro italiana ai Giochi estivi, e Odette Giufrida l’argento nei 52 kg.

    Nuoto – L’immenso Gregorio Paltrinieri ha compiuto una delle imprese più belle della storia dello sport italiano. Greg si è preso l’oro dei 1500 stile libero in una gara dominata sin dall’inizio e dove ha nuotato a lungo sotto il record del mondo. Gabriele Detti torna da Rio con due medaglie, entrambe di bronzo, quella nella gara più lunga in vasca e quella sui 400 stile libero. Medaglia d’argento anche dal gran fondo con Rachele Bruni. Infine, Federica Pellegrini, l’alfiere azzurro a Rio. Fede ha dato tutto quello che poteva, il quarto posto nei 200 stile libero è però un segno che gli anni trascorrono. Poca gloria anche per il nuoto sincronizzato.

    Pallanuoto – Più di così alla pallanuoto italiana non si poteva chiedere. Argento per il Setterosa e bronzo per il Settebello sono il prosieguo di una storica e gloriosa tradizione.

    Pallavolo – L’Italvolley sognava l’oro ma alla fine è arrivato l’argento al termine di un torneo impeccabile sotto l’aspetto gestionale e della qualità del gioco. In finale hanno ceduto al Brasile per la felicità dei sudamericani.

    Pentathlon moderno   Riccardo De Luca ha perso la medaglia di bronzo d’un soffio. Un quarto posto amaro a soli due secondi ritardo.

    Pugilato – Il pugilato è un altro sport che ha particolarmente deluso a Rio. Sette atleti, tra essi anche la prima donna ai Giochi (Irma Testa), tutti eliminati troppo presto. Tra le cause sicuramente qualche decisione arbitrale discutibile ma serve dare nuova linfa al movimento.

    Scherma – La scherma è sempre una miniera d’oro. L’oro di Garozzo e l’argento della Di Francisca nel fioretto, uniti agli argenti di Fiammingo nella spada e della squadra maschile della spada, sono un bilancio più che buono che confermano l’eccellente scuola italiana nelle varie armi. L’unica ad essere mancata la Errigo nel fioretto.

    Sollevamento pesi – Non poteva chiedere di più Mirco Scarantino in uno sport dominato dai pesisti dei Paesi dell’Asia centrale.

    Tennis – Il cammino nei tabelloni olimpici degli azzurri si sono fermati ai quarti di finale. Roberta Vinci e Fabio Fognini nel misto e Vinci-Sara Errani nel femminile, non sono andati tanto lontani. Fognini è uscito al terzo turno eliminato da Murray.

    Tiro a volo – Con cinque medaglie, il tiro a volo è stata la federazione che ha portato il più alto numero di medaglie all’Italia. Resterà per sempre memorabile la finale dello skeet con tanto di spareggio tra Diana Bacosi, poi d’oro, e Chiara Cainero, d’argento. D’oro, sempre nello skeet, anche Gabriele Rossetti a proseguire la tradizione di famiglia (il padre Bruno bronzo nel ‘92). Argento per Giovanni Pellielo (trap) e Marco Innocenti (double trap).

    Per il Canada 22 medaglie, 4 d’oro, 3 d’argento e 15 di bronzo

    Il Canada ha conquistato 22 medaglie (4 in più rispetto a Londra), di cui 4 d’oro, classificandosi al 20º posto in classifica generale. A conquistare l’oro sono stati la nuotatrice Penny Oleksiak, 16 anni, prima nei 100 stile libero (suoi anche 1 argento e 2 bronzi); Rosie MacLennan nel trampolino elastico; Derek Drouin nel salto in alto maschile ed Erica Wiebe nella lotta libera. Degni di nota il velocista Andre De Grasse (1 argento e 2 bronzi), che ha stabilito il nuovo record nazionale canadese sui 200 con un 19”80, e la squadra di calcio femminile (bronzo).

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