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  • Gala Santa Cabrini, nuovo blocco operatorio: raccolti 2 650 712 $

    Gala Santa Cabrini, nuovo blocco operatorio: raccolti 2 650 712 $

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    MONTRÉAL – La Comunità Italo-Canadese ha risposto ‘presente’ all’appello lanciato dalla fondazione dell’ospedale Santa Cabrini che, dopo la pausa forzata causa pandemia, sabato 11 giugno ha organizzato il suo tradizionale Gala, giunto alla sesta edizione, nell’elegante cornice dell’hotel Sheraton di Laval.

    Da sinistra: Patrice Brisebois, Nadia Saputo, Lino e Mirella Saputo, Amelia e Lino Saputo Jr.

    La serata Glamour&Solidarietà, presentata dal professore-umorista Joe Cacchione, ha visto la partecipazione di 765 ospiti. Tra i presenti anche il presidente della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese Joseph Broccolini e il presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, regione Québec, Antonio Sciascia. Tutto merito dell’impegno profuso, negli ultimi 6 anni, dal presidente della fondazione Santa Cabrini, Elio Arcobelli, che ci tiene a portare a termine il progetto di un blocco operatorio ultra-moderno e all’avanguardia.

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    Da sinistra: Lino Saputo, Neelam Dwivedi, Mirella Saputo ed il Dott. Shivendra Dwivedi, che ha ricevuto il ‘Premio Albert Chiricosta 2022’

    Un progetto che, nel luglio 2021, ha ricevuto il ‘nulla osta’ definitivo anche del governo provinciale, con l’annuncio dell’avvio dei cantieri arrivato dallo stesso Ministro della Salute Christian Dubé, di passaggio al Santa Cabrini. Ospedale, ricordiamolo, creato nel 1960, con 179 posti letto e 20 culle, dalla Congregazione delle Suore Missionarie del Sacro Cuore e dedicato a Santa Francesca Saverio Cabrini, fondatrice dell’ordine religioso. Il nuovo blocco chirurgico, che sarà inaugurato nel 2025, conterà otto sale operatorie e 12 sale di rianimazione, oltre all’unità di ricondizionamento dei dispositivi medici (URDM) ed ai servizi elettromeccanici. Per un totale di oltre 9000 interventi, grazie a 130 operatori sanitari e 50 tra chirurghi e anestesisti. Un progetto finanziato dal governo e da un contributo di 10 milioni $ della fondazione Santa Cabrini.

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    Da sinistra: il direttore generale della Fondazione ‘Mirella e Lino Saputo’, Camillo Lisio; il presidente ex-officio della Fondazione Santa Cabrini, Charles Argento e la moglie Anna Bruno; il co-fondatore della Fondazione Santa Cabrini, il Dott. Albert Chiricosta

    “Chi ha detto che un ospedale comunitario non è in grado di riunire quasi 800 persone? – ha detto Elio Arcobelli, visibilmente soddisfatto e a tratti commosso -. La verità è che il Santa Cabrini è molto più di un ospedale comunitario: è l’ospedale di una Comunità fiera, generosa, che vuole salvaguardare il suo patrimonio e le sue istituzioni. Alla fine di questa grande campagna, arriveremo a raccogliere 10 milioni, per realizzare il reparto operatorio più moderno e tecnologicamente avanzato di tutto il Paese. Il grande sogno è sempre più alla nostra portata”. Un sogno reso possibile anche dalla generosità di Mirella e Lino Saputo, co-presidenti d’onore del gala: “Di fronte alla grande sfida della nuova raccolta fondi – ha detto Mirella – la fondazione ‘Mirella e Lino Saputo’ è al fianco del Santa Cabrini. Per questo motivo ci impegniamo a versare la somma di 2 milioni di dollari per la costruzione del nuovo blocco operatorio. Una volta completato, sarà un’ulteriore conferma del dinamismo e del successo della nostra Comunità”. Un annuncio ricevuto con applausi scroscianti e da una standing ovation. “Riconosco che la sfida è enorme – ha aggiunto Lino Saputo – ma so anche che è alla portata della nostra Comunità. Sono sicuro che l’orgoglio, che ci ha sempre animati, farà della campagna un vero successo e sarà una degna rappresentazione di quelli che siamo”.

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    Da sinistra: il co-presidente del Gala Santa Cabrini e presidente regionale– Québec, BMO Gestion privée, Mario Rigante; i presidenti d’onore Lino e Mirella Saputo; il presidente della Fondazione Santa Cabrini, Elio Arcobelli; ed il co-presidente del Gala e vicepresidente di Aliments Putters, John Tartaglia

    A salire sul palco, poi, è stato il Dr. Albert Chiricosta, da 44 anni urologo al Santa Cabrini, che, come succede dal 2015, ha consegnato il premio che porta il suo nome, il premio ‘Dottor Albert Chiricosta’, al Dr. Shivendra Dwivedi, da oltre 25 anni medico anestesista al Santa Cabrini, molto apprezzato dai colleghi e dai pazienti per la sua umanità e la sua compassione. Il giusto riconoscimento per chi si batte contro l’emarginazione dei più poveri in India, per il suo impegno sociale e per l’eccellenza della sua pratica medica. Dal 1993, il Dr. Dwivedi combatte la povertà attraverso la ‘Freedom Foundation from Poverty’ creata insieme al padre, il Professor T.D. Dwivedi.

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    Da oltre 30 anni, la fondazione opera per spezzare il ciclo della povertà in India, per offrire ai meno abbienti accesso all’assistenza sanitaria e per renderli istruiti e indipendenti. Circa 250.000 persone sono state curate nelle cliniche allestite dal dottor Dwivedi e più di 15.000 studenti si sono diplomati al liceo in scuole finanziate dalla ‘Freedom from Poverty Foundation’. Poi il gran finale, con l’annuncio dei profitti netti raccolti nel corso del Gala: 650.712 $, a cui vanno aggiunti i 2 milioni donati dalla ‘Fondazione Lino e Saputo’. Per un totale di 2.650.612 $. Chapeau!

    Elio Arcobelli: “Farò del mio meglio per portare a termine il progetto”

    “Ormai sono 25 anni che si parla di questo progetto, che nel frattempo è passato da 50 a 125 milioni: come Fondazione abbiamo chiesto al governo di passare ai fatti e noi ci siamo impegnati con una donazione di 10 milioni entro 5 anni”. Sono le parole del presidente della Fondazione Santa Cabrini Elio Arcobelli, che poi ha aggiunto: “Presto partirà la campagna di raccolta fondi che sarà presieduta da Mirella e Lino Saputo, i quali hanno già donato 2 milioni. Queste sono persone che dovrebbero vivere mille anni, perché hanno un cuore fantastico, soprattutto quando le cose sono chiare e trasparenti. Oggi l’ospedale non è più quello di prima. Grazie ad un finanziamento di 4,5 milioni, siamo il primo ospedale, ad est di Montréal, ad avere un robot chiamato ‘Da Vinci’, che ci permette di effettuare degli interventi non invasivi e di estrema precisione, accelerando così i tempi di guarigione dei pazienti. E, grazie a strumenti sempre più moderni, abbiamo uno staff medico giovane e dinamico. Dopo 6 anni di presidenza e con un mandato appena rinnovato, farò del mio meglio per portare a termine il progetto. Dobbiamo farlo per l’unico Ospedale italiano in Nord America. Ne ha bisogno la nostra Comunità e tutto l’est di Montréal”.

    Mirella e Lino Saputo: “Siamo stati fortunati, vogliamo aiutare chi ha bisogno”

    “Abbiamo fatto la donazione con tutto il cuore – ci ha detto Lino Saputo -: la nostra più grande soddisfazione è aiutare chi ha bisogno. Quando si riceve, bisogna anche saper restituire. Per noi è stato sempre stato così. Siamo stati fortunati e vogliamo contribuire a migliorare la vita delle persone”. “Siamo cresciuti con il Santa Cabrini – ha aggiunto Mirella Saputo – e abbiamo visto che un po’ alla volta ha fatto dei passi da gigante. E allora merita veramente il nostro supporto, perché anche la gente che ci lavora ha contribuito a questi risultati”. Sulla Comunità e le nuove generazioni: “È importante incitarli a partecipare sempre di più”, secondo Lino.

    “È difficile – sottolinea Mirella – perché le seconde e terze generazioni sentono di meno il bisogno di andare in quella Chiesa o in quell’Ospedale. Bisogna fargli capire che la nostra cultura esiste ancora e va salvaguardata”. Sulle continue sollecitazioni ad aiutare. “Vorremmo fare di più, facciamo quello che possiamo”, dice Lino. “Bisogna saper scegliere in base all’importanza – dichiara Mirella – senza però dimenticare le cause più piccole, quelle delle piccole associazioni che hanno bisogno di una mano; o quelle più particolari, come gli organismi che si occupano dei bambini con handicap”. Sull’azienda Saputo.

    “Va benissimo – dice Lino Saputo -: credo che, se avessi voluto creare qualcuno su misura, non sarebbe venuto fuori meglio di mio figlio Lino. Con la pandemia cisono stati gli alti e i bassi, ma da aprile le cose stanno migliorando. Vendiamo in 45 paesi del mondo, abbiamo un giro di affari di 16 miliardi di dollari, impieghiamo 20 mila persone in 58 stabilimenti: sono fiero e felice. La cosa che mi dà più soddisfazione è vedere mio figlio che, al verticedell’azienda dal 2004, ha mantenuto la mia stessa cultura aziendale, modernizzandola: la nostra forza è sempre stata la cultura familiare ed il rispetto dell’impiegato. Da noi c’è un senso di appartenenza incredibile. L’ho constatato quando nel 2019 ho pubblicato la mia autobiografia, che ho presentato agli impiegati di tutte gli stabilimenti”. Sul CF Montréal ed il Bologna.

    “Il calcio è una passione di mio figlio Joey – continua Lino Saputo – e noi lo sosteniamo per sviluppare il calcio in Québec. Non è per fare profitti, ma ovviamente vorremmo cercare di limitare le perdite. Adesso credo che la squadra stia andando nella buona direzione e sono fiero dell’impostazione di Joey, che punta sui giovani. Per quanto riguarda il Bologna, il progetto iniziale era quello di conoscere meglio la tecnica europea e portarla qui, dando un vantaggio ai giocatori canadesi e farli giocare in Europa. Joey ha preso il Bologna in Serie B ed il suo obiettivo era di riportarlo in Serie A. Adesso mira al quinto/sesto posto per andare in Europa League. Ha i mezzi per farlo. Anche se il modo di lavorare in Italia non è come in Canada: una riunione di Lega calcio programmata per le 10, non comincia prima delle 11. Fossi io, avrei già chiuso tutto. Però Joey è appassionato, sta portando una buona influenza in Italia, dove è sempre più stimato per il suo rispetto per gli altri e la sua semplicità. Ne vado fiero”.

    Servizio fotografico: John Oliveri

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  • Lino Saputo: un modello di successo

    Lino Saputo: un modello di successo

    L’EDITORIALE di Basilio Giordano

    L’autobiografia di Lino Saputo uscita lo scorso ottobre

    Le rivelazioni della trasmissione ‘Enquête’ di Radio-Canada sul passato dell’imprenditore Lino Saputo, fondatore dell’omonima multinazionale leader della filiera lattiero-casearia, sono senza dubbio controverse e discutibili. Con l’intento di confutare quanto afferma l’imprenditore Italo-Canadese nella sua recente autobiografia (“Lino Saputo, Entrepreneur – Living Our Dreams”, pubblicata nell’ottobre scorso da “Les Presses de l’Est”), i giornalisti d’inchiesta Gaétan Pouliot et Marie-Maude Denis ne hanno rivangato il passato, denunciando i presunti legami di Lino Saputo e del cognato con esponenti del crimine organizzato, sia negli Stati Uniti che in Canada. Una tesi sempre respinta con forza dai diretti interessati.
    Onde evitare di cavalcare il bieco sensazionalismo e di scadere nel linciaggio mediatico, ci sembra giusto fare tre precisazioni.

    Prima di tutto, si tratta di fatti che risalgono a qualche decennio fa, sono vicende che appartengono ad un’epoca passata. Negli anni, Lino Saputo si è guadagnato la stima e la riconoscenza di tutti, collezionando lauree honoris causa e onorificenze per il suo straordinario impegno filantropico. Nel maggio del 2011, tra l’altro, Lino Saputo è stato nominato Ufficiale dell’Ordine nazionale del Quebec e nel giugno 2012 è diventato membro dell’Ordine del Canada. Solo di recente, la fondazione Mirella e Lino Saputo ha donato 10 milioni $ alla Concordia University, altri 10 milioni $ per migliorare le cure a favore dei bambini affetti da disturbi muscoloscheletrici complessi nei quattro ospedali pediatrici della città (il CHU Sainte-Justine ed il suo Centro di riabilitazione Marie Enfant, l’Hôpital de Montréal pour enfants e l’ospedale Shriners pour enfants), e 1,5 milioni $ a beneficio della Fondazione per la ricerca in chirurgia toracica di Montréal. Lino e la moglie Mirella sono sempre stati in prima linea per sostenere la Comunità italiana. Innumerevoli le cause a cui hanno contribuito economicamente: oltre alle generose donazioni a favore dell’ospedale Santa Cabrini e Marie-Clarac, va ricordato il ruolo di primo piano nella costruzione del Centro Leonardo da Vinci, a Saint-Léonard, il cui teatro porta proprio il loro nome. Oggi la Saputo Inc., guidata dal figlio Lino Saputo Jr., è una multinazionale quotata in borsa, con un giro d’affari di oltre 13 miliardi all’anno e 17 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo. Senza trascurare gli ingenti investimenti in settori strategici come la finanza, i trasporti, l’industria forestale, alberghiera e immobiliare. Il successo professionale di Lino Saputo è sotto gli occhi di tutti.

    In secondo luogo, certe frequentazioni vanno contestualizzate e interpretate secondo lo spirito del tempo in cui accadono. Nel dopoguerra, chi sbarcava da un altro mondo, magari da un piccolo paese della Sicilia, ed intendeva avviare un’attività in una metropoli come Montréal, era spesso costretto, suo malgrado, a scendere a compromessi per non rinunciare al proprio progetto di vita e per garantire un futuro ai propri figli. In questo senso, la partecipazione ad una festa non può essere interpretata, automaticamente e superficialmente, come il suggello di una consolidata partnership di affari: una deduzione che sa di forzatura e che, forse, tradisce anche un incauto pregiudizio. Del resto, gli stereotipi anti-italiani continuano a pullulare, oggi come ieri, sulla stampa canadese. Figuriamoci se l’uomo più ricco del Québec, l’Italo-Canadese Lino Saputo, non rappresenta un comodo bersaglio! Come già successo in passato. In questo caso, però, anche la tempistica ci lascia perplessi. Visto che l’inchiesta è stata presentata all’opinione pubblica come una risposta all’autobiografia di Lino Saputo che è uscita nell’ottobre 2019, tre mesi fa, cosa ha spinto i due giornalisti della televisione pubblica ad avviare l’inchiesta già due anni fa? Forse già sapevano, con largo anticipo, che Lino Saputo avrebbe negato ogni legame con personaggi discutibili?

    In terzo luogo – e questo è un punto decisivo e imprescindibile – i presunti legami di Saputo con esponenti della criminalità organizzata, non hanno mai costituito materia per un procedimento giudiziario, e quindi non hanno mai avuto alcuna rilevanza penale. È probabile, infatti, che certe conoscenze e frequentazioni siano sempre state sotto la lente d’ingrandimento della RCMP, la polizia federale, che però in 60 anni non ha mai avviato un’indagine o emesso alcun mandato di arresto. Ben vengano, quindi, le inchieste giornalistiche su questioni di interesse pubblico, ci mancherebbe altro; ma poi, in uno stato di diritto, siamo tutti innocenti, fino a prova contraria. La presunzione di non colpevolezza è un principio di civiltà espresso dalla massima latina “Ei incumbit probatio qui dicit, non qui negat” (l’onere della prova è su colui che dichiara, non su colui che nega). Un principio che è presente in tutti gli ordinamenti giuridici moderni e che oggi è proclamato  dall’art.11 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata nel 1948 dalle Nazioni Unite. Sono i tribunali, quindi, e non i giornalisti, a stabilire se è stato commesso un illecito o un reato. Guai se non fosse così! Ciò che sappiamo è che Lino Saputo non ha mai subìto un processo per rispondere ad accuse di tipo penale. Ad oggi, e fino a prova contraria, nonostante il danno di immagine subìto dalle allusioni di Radio-Canada, Lino Saputo rappresenta un orgoglio per tutta la Comunità italo-canadese. Fino a prova contraria – è giusto ribadirlo – quella di Lino Saputo resta una sfida vinta grazie alla perseveranza, al coraggio e allo spirito di sacrificio: una storia di formidabile successo che non smette di inorgoglirci.

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