Tag: Forums Pour Femmes

  • La moda montrealese parla italiano

    La moda montrealese parla italiano

    Incontro della serie “Forums Pour Femmes” al CLDV

    Marisa Minicucci racconta la sua esperienza ultratrentennale al servizio del design femminile, che ancora oggi ispira e modella le giacche, i cappotti e gli impermeabili della collezione autunno-inverno “Sosken Studios x Marisa Minicucci”

    Frank Sorrentino, Cristina Mucciardi, Angela Gentile, Nazig Injejikian, Linda Faraccio, Marisa Minicucci, Damiana Cavallaro, Nancy Forlini, Sonia De Rose e Susan Handrigan
    Frank Sorrentino, Cristina Mucciardi, Angela Gentile, Nazig Injejikian, Linda Faraccio, Marisa Minicucci, Damiana Cavallaro, Nancy Forlini, Sonia De Rose e Susan Handrigan (Foto Sara Barone)

    Montréal  Lei è una delle fashion designer più importanti in Canada, con oltre 30 anni di esperienza nel settore: stiamo parlando di Marisa Minicucci, le cui collezioni sono da sempre caratterizzate da uno stile classico e, allo stesso tempo, moderno. Che è, poi, la sua firma indelebile, il suo marchio di fabbrica inconfondibile. Uno stile di vita che ha conquistato moltissimi clienti: paradossalmente non tanto in Québec, quanto nel resto del Canada e negli Usa. Il 18 ottobre scorso, sul palco del Piccolo Teatro del Centro Leonardo da Vinci, Marisa Minicucci è stata la protagonista del 6º incontro della serie “Forums Pour Femmes” al CLDV che, nel corso dei mesi, ha visto alternarsi sul palco personalità come Mélanie Joly, Carmela Caltagirone, Nancy Forlini, Maria Guzzo, Carole Gagliardi, Linda Fraraccio e Mutsumi Takahashi per raccontare le loro esperienze di vita come donne e professioniste. Marisa ha iniziato la sua carriera lavorando per “Irving Samuel”, la prestigiosa casa di abbigliamento riconosciuta nel mondo per i suoi abiti e cappotti di alta gamma. Poi ha spiccato il volo, mettendosi in proprio e creando brand di successo come “Marisa Minicucci”, “M Siamo” e “Minicucci x Marcanio”. In quest’ultimo caso, insieme alla figlia Anissa Marcanio, prima che questa cominciasse a studiare Medicina alla York University di Toronto: entrambe diplomate al LaSalle College’s di Montréal, nel 2012 hanno unito le loro forze lanciando un brand specializzato in giacche e cappotti di alta qualità. Due capi di abbigliamento protagonisti assoluti della realtà climatica montrealese, caratterizzata da lunghi e gelidi inverni, ma anche da mesi di transizione, come aprile/maggio e ottobre/novembre. Periodi in cui, soprattutto le donne, hanno la necessità di proteggersi dal clima incerto, senza però mai rinunciare alla loro femminilità. Con gli anni Marisa Minicucci si è specializzata sempre più nella moda femminile, fino a diventare la “Design director” delle collezioni autunno/inverno “Sosken Studios x Marisa Minicucci“ della casa di abbigliamento montrealese AJG Apparel. Oggi le giacche, i cappotti e gli impermeabili ideati e prodotti da Marisa Minicucci (“bellissimi, praticii e innovativi”, recita il sito internet ufficiale)  sono venduti in oltre 1.000 negozi ed in 9 Paesi del mondo. “Se c’è una cosa che ho imparato in quasi trent’anni nell’industria della moda, è che lo stile è in un costante stato di transizione”, ama ripetere Marisa Minicucci. Come a dire: ‘panta rei’, tutto scorre. La sua bravura consiste nel cogliere l’attimo, offrendo capi di abbigliamento adeguati allo spirito del tempo. Per poi mettersi in gioco e guardare al futuro con nuove soluzioni. Chapeau! (V.G.)

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  • Maria Guzzo:passione per il successo

    Maria Guzzo:
    passione per il successo

    Incontro della serie “Forums Pour Femmes” al CLDV

    di Vittorio Giordano

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    Maria Guzzo (Foto di Sara Barone)

    Montréal – Organizzazione, perseveranza, spiritualità e tre donne come modelli di vita: Madre Teresa di Calcutta, Lady Diana e Jacqueline Kennedy Onassis. “Madre Teresa ha rinunciato alla sua famiglia ed ha sacrificato tutta la sua vita per il bene degli altri”; “Diana era una donna incredibilmente vera e appassionata, a prescindere dal titolo di Principessa, sempre impegnata in iniziative caritatevoli, nell’occhio del ciclone dei media perché ‘colpevole’ di voler crescere i figli nella normalità”; “Jackie era una donna di grande classe, dignità e integrità, capace di mantenere la sua identità e di affrontare le sfide quotidiane nonostante fosse sposata con l’uomo più potente d’America”. Sono alcuni dei passaggi più significativi dell’intervento di Maria Guzzo, protagonista di una conferenza che si è tenuta, il 21 marzo scorso, al Piccolo Teatro del Centro Leonardo da Vinci (circa 150 i partecipanti, in stragrande maggioranza donne) nell’ambito di una serie di incontri (aperti da Mélanie Joly, Ministra del Patrimonio Canadese, seguita da Carmela Caltagirone, direttrice vendite a Montréal-est per TD Canada, e Nancy Forlini, presidente di Remax Solutions) sulle “sfide” delle carriere al femminile.

       Maria ha parlato con il cuore in mano, senza filtri, come madre di 5 figli e moglie di Vincenzo Guzzo, noto imprenditore dell’industria cinematografica quebecchese, proprietario di 10 multi-sala con oltre 600 dipendenti. “Non siamo mai in competizione”, ha garantito Maria. Che ha mostrato tutto il suo orgoglio di donna impegnata: “Qualcuno può pensare che il mio successo sia dovuto alla stabilità finanziaria: sì, aiuta, lo ammetto, ma devo comunque farmi in quattro per  raggiungere i miei obiettivi”. Ricordando come, dai 18 ai 24 anni, abbia lavorato part-time per pagarsi gli studi (“È stata dura lasciare la mia famiglia, ma in cuor mio sapevo che un giorno sarei stata ripagata di tutti i sacrifici”). E come, inizialmente, abbia scelto di restare a casa per crescere i figli: “Essere madre è il ruolo più potente di cui noi donne siamo investite. L’essenza della nostra vita è la maternità: diventare un modello per i nostri figli”. Non senza sacrifici: “La mia sveglia suona alle 4:45 del mattino per preparare i miei figli ad andare a scuola”. A darle energia è la passione a 360 gradi:“Abbiamo bisogno di passione nelle nostre vite, passione in quello che facciamo, passione al lavoro, con i nostri figli, nel nostro matrimonio e in tutti i nostri rapporti sociali”.

    “La morte raggiunge tutti, ricchi e poveri.
    Per questo dobbiamo goderci ogni singolo minuto della nostra vita”

    Maria con il marito Vincenzo Guzzo
    Maria con il marito Vincenzo Guzzo (Foto di Sara Barone)

     Maria Guzzo ha parlato anche nei panni di studentessa e filantropa. Sta portando a termine un Master in Psichiatria all’Università McGill, con una tesi sulla scrittura espressiva (“Ho deciso che devo studiare non meno di 30 ore alla settimana”), mentre, come responsabile delle attività filantropiche di Cinémas Guzzo, dal 2008 organizza l’annuale evento di beneficenza, ‘Notte in bianco’, che ad oggi ha raccolto oltre 3 milioni di dollari, soldi che fino al 2015 erano destinati alla ricerca contro il cancro all’ospedale Shriners ed al Generale Juif, e che negli ultimi 2 anni sono stati invece devoluti alla ricerca sulla salute mentale dei bambini, per capire se esistono dei meccanismi pedagogici e terapeutici da insegnare nelle scuole. È in questo contesto che, nell’aprile 2015, Maria Guzzo ha pubblicato “How to Train your Dreams”, un libro che vuole ricordare ai bambini meno fortunati che non sono soli in questo mondo, che vale sempre la pena di coltivare i propri sogni e che la speranza è l’ultima a morire.

        Nel solco di questa solidarietà, Maria fa parte dei consigli di amministrazione di 5 organismi filantropici: La Fondazione Mgr Arthur Deschênes, Les Grands Ballets Canadiens, The Kids Write Network, la Fondazione dell’ospedale Rivière-des-Prairies (Centro di cure psichiatriche) e la Fondazione dell’Istituto universitario di salute mentale.

       Il segreto del suo successo risiede anche nella capacità di coltivare le amicizie, quelle vere: “Purtroppo è vero che le donne sono nemiche tra loro. Le donne veramente di successo, però, si aiutano a vicenda: mi piace aiutare, sostenere e ricambiare, perché certa che alla fine sarò premiata dalla vita”. Che è un dono troppo prezioso, per essere sprecato tra ignavia e apatia: “La morte raggiunge tutti, ricchi e poveri: con i soldi possiamo comprare il lusso, ma alla fine tutti nella stessa barca, le malattie non colpiscono solo i meno abbienti. Per questo dobbiamo goderci ogni singolo minuto della vita. La sera vado a letto contenta per quello che ho fatto e ancora più contenta per quello che farò il giorno dopo. Spero di essere ricordata per quello che ho dato e non solo per il mio cognome. Sono orgogliosa di chi sono e dove sono, e mi piacerebbe che i miei figli, un giorno, possano seguire le mie orme”.

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