Tag: COVID-19

  • Moderna apre uno stabilimento a Montréal

    MONTRÉAL – La casa farmaceutica Moderna ha confermato, venerdì scorso, che costruirà un impianto di produzione di vaccini a Montréal con l’obiettivo di produrre fino a 100 milioni di dosi di vaccino all’anno. L’annuncio è arrivato lo stesso giorno in cui la multinazionale ha chiesto formalmente alle autorità sanitarie canadesi di approvare il suo vaccino anti-COVID-19 per i bambini con meno di 6 anni.

    “Il Québec ha vinto la battaglia per lo stabilimento Moderna”, ha dichiarato orgoglioso il Premier provinciale François Legault. Il suo omologo canadese, Justin Trudeau, dopo aver sottolineato l’importante ruolo svolto dall’azienda per frenare la diffusione del virus, ha affermato che il suo arrivo “creerà centinaia di buoni posti di lavoro”. L’annuncio, arrivato al Life Sciences Complex della McGill University, era atteso da agosto, quando il governo federale e Moderna avevano firmato un accordo in cui l’azienda si impegnava a creare uno stabilimento in Canada.

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  • Québec annuncia la fine dello stato di emergenza

    Québec annuncia la fine dello stato di emergenza

    QUÉBEC – Nelle prossime settimane, il governo Legault metterà teoricamente fine allo stato di emergenza sanitaria in vigore dal 13 marzo 2020. Tuttavia, alcune misure eccezionali saranno mantenute fino alla fine dell’anno e questo in virtù di un disegno di legge presentato mercoledì scorso dal Ministro della Salute, Christian Dubé. Un “escamotage” che i partiti di opposizione hanno criticato con veemenza. Riferendosi alla “fine di una lunga lotta contro il virus”, Dubé ha condiviso il desiderio di non voler più condizionare lo stile di vita dei quebecchesi, pur facendosi trovare pronto in caso di una possibile sesta ondata. Le misure che riguardano la popolazione, ha insistito, sono state per lo più revocate. “Ciò che rimane in vigore è più di nature operativa”, ha precisato. Per quanto riguarda l’uso della mascherina obbligatoria, che sarà del tutto eliminata entro metà aprile e forse anche prima, il provvedimento non potrà essere ripristinato se non in presenza di un nuovo decreto che instauri un nuovo stato di emergenza.

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  • Québec: Passaporto vaccinale via il 14 marzo

    Québec: Passaporto vaccinale via il 14 marzo

    QUÉBEC – Poco dopo che i governi provinciali di Saskatchewan, Alberta, Manitoba e Ontario hanno annunciato l’abolizione dell’uso del passaporto vaccinale per accedere a luoghi e attività, anche il Québec ha presentato il suo piano di ritiro graduale dello stesso, fino alla sua completa eliminazione il 14 marzo.

    Il Primo Ministro François Legault ha dichiarato di voler abbandonare “tutte le misure sanitarie il prima possibile”, incluso il passaporto vaccinale. Già da mercoledì 16 febbraio, non è più obbligatorio presentare una prova di vaccinazione per entrare nei grandimagazzini di ampia superficie (1500m2 e oltre) e nelle succursali statali della Société des alcools du Québec (SAQ) e della Société québécoise du cannabis (SQDC). Da lunedì 21 febbraio, Family Day in Canada, sono stati i luoghi di culto a riaprire le porte a tutti i fedeli, anche senza codice QR. Infine,

    a partire da lunedì 14 marzo, il passaporto vaccinale non sarà più richiesto in nessun luogo e per nessuna attività, compresi i Centre d’hébergement de soins de longue durée (CHSLD) e le residenze per anziani private, ad eccezione, però, dei viaggi internazionali, per i quali la prova di vaccinazione è ancora richiesta, essendo una misura applicata dalle frontiere federali. “Il contesto sanitario si è evoluto in modo favorevole e dobbiamo iniziare ad imparare a convivere con il virus.

    Ritorneremo alla misura del passaporto vaccinale se necessario, ma in questo momento abbiamo un margine di manovra” ha affermato il Directeur national de santé publique par intérim, il Dr. Luc Boileau, il quale ha anche insistito sulla differenza tra Omicron – più contagiosa, ma meno virulenta – e le precedenti varianti di COVID-19. C’è un prima e un dopo Omicron, ha assicurato.

    Il Ministro della Sanità, Christian Dubé, che una settimana fa aveva definito il passaporto vaccinale una misura “qui per restare”, si difende dal tornare sulla sua decisione. Per viaggiare all’estero è sempre necessaria una prova di vaccinazione e il Québec potrebbe anche riapplicarlo. Il ministro ha dunque suggerito ai cittadini di mantenere aggiornato il proprio passaporto vaccinale, effettuando la dose di richiamo al momento opportuno, aggiungendo un prudente consiglio alla popolazione: “tenetelo nei vostri telefoni, potremmo avere purtroppo una sesta ondata”. Nessun accenno invece all’uso della mascherina, che resta in vigore, senza discussione.

    Dal 21 febbraio inoltre, possono riprendere convegni, congressi, conferenze, meeting, assemblee e riunioni, con il limite del 50% della capacità di accoglienza e un massimo totale di 500 persone. Le riunioni private nelle stanze in affitto sono consentite se riuniscono un massimo di 50 persone. Il passaporto vaccinale è richiesto fino al 14 marzo, e resta obbligatorio indossare la mascherina.

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  • Paghiamo le colpe dei nostri politici

    Paghiamo le colpe dei nostri politici

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Siamo tra i più vaccinati al mondo, eppure subiamo misure restrittive, drastiche e severe, perché mancano posti-letto ed il personale medico è inadeguato

    Potremmo chiamarlo il paradosso quebecchese. Il 90% della popolazione (dai 5 anni in su) del Québec ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19, l’83% ben 2 dosi ed il 40% addirittura 3 dosi (a ritmo di 100 mila nuove somministrazioni giornaliere). La stragrande maggioranza dei Quebecchesi ha seguito alla lettera le consegne del Governo, ha fatto quadrato intorno alle sue Istituzioni e si è fidata ciecamente della Scienza. Tutti ci siamo vaccinati di corsa, perché ci è stato spiegato che, grazie al siero scoperto in tempi record ed al passaporto vaccinale, saremmo potuti tornare ad una certa “normalità”. Ci abbiamo creduto, salvo ritrovarci prigionieri di un problema strutturale e congenito più grande di un virus subdolo e viscido. Ci sentiamo, a ragione, presi in giro, delusi e frustrati. La crisi sanitaria si è trasformata in crisi piscologica, sociale ed economica. Oggi, in Québec, nonostante il tasso altissimo di bi e tri-vaccinati, restano ancora chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre, spa, stadi, chiese; sono vietati gli sport di squadra al chiuso e gli assembramenti sono limitati agli occupanti della stessa residenza. Stiamo pagando un prezzo altissimo. E questo perché siamo tutti vittime dell’inazione e della miopia della classe dirigente al potere negli ultimi 30 anni. La popolazione del Québec, tra le più vaccinate al mondo, continua a subire misure restrittive drastiche e severe perché mancano ospedali ed il personale medico è inadeguato. Ecco la verità. Il Covid-19 è stato solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Come ha certificato recentemente la Commissaria alla Salute del Québec: “Non eravamo pronti ad affrontare la pandemia”. Un’accusa pesante, a cui il Primo Ministro Legault ha risposto annunciando “un piano di rifondazione del sistema sanitario”. L’ennesimo annuncio. Come troppo spesso hanno già fatto i suoi predecessori. Un sistema sanitario fragile e carente, messo a nudo dall’esplosione dei ricoveri, causati prima dalla variante Delta e poi da quella Omicron. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Secondo uno studio pubblicato da ‘La Presse’, sulla base dei dati combinati dell’Università di Oxford, dell’OCSE, del Ministero della Salute del Québec e dell’Istituto canadese d’informazione sulla salute, tra i Paesi del G7, il Québec è uno dei posti in cui il Covid ha avuto un impatto maggiore sul sistema sanitario. Attualmente, i pazienti positivi occupano il 21% dei posti-letto disponibili, rispetto al

    4% in Germania, al 7% in Francia, all’11% nel resto del Canada ed in Italia, al 12% nel Regno Unito ed in Spagna, al 13% in Ontario, al 16% negli Stati Uniti. E questo perché la capacità ospedaliera del Québec è decisamente inferiore a quella del resto del mondo. La provincia francofona, infatti, ha 1.865 letti per milione di abitanti, contro i 2.500 del Canada, i 3.200 dell’Italia, i 5.800 della Francia, i 7.900 della Germania, i 12.400 della Corea del Sud ed i 12.800 del Giappone. C’è poco da aggiungere. “Tutto ciò dimostra che non abbiamo alcuno spazio di manovra: non possiamo permetterci che il virus circoli come in altri Paesi”, ha commentato l’epidemiologo Benoît Mâsse, professore all’Université de Montréal. Il problema è antico. In un rapporto sulle prestazioni del sistema sanitario pubblicato nel 2016, il Commissario per la Salute e il Welfare (CSBE) aveva sottolineato che, nei 20 anni precedenti, cioè dal 1996 in poi, il numero dei posti letto era diminuito costantemente, senza che i servizi ambulatoriali, che avrebbero dovuto fare da contrappeso, fossero stati potenziati. La colpa, dunque, è dei governi Legault, Couillard, Marois, Charest, Landry e Bouchard. Nessuno escluso. A Legault, oggi, non chiediamo di costruire un ospedale in 10 giorni come ha fatto la Cina, ma in 10 giorni il Primo Ministro può preparare un piano decennale di rilancio del servizio sanitario pubblico. Costruendo nuovi ospedali, migliorando le condizioni di lavoro dei medici e degli infermieri, con posti fissi e salari più competitivi (come in Ontario), e specificando, già nel prossimo decreto flussi, che una quota importante degli immigrati ammessi in Québec (nel 2022 sono 70.500) abbia una Laurea in Medicina o in Scienze Infermieristiche. Ci sarebbe la fila. Ed i nostri figli e nipoti ci ringrazierebbero.

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  • Niente vino e cannabis per i No Vax

    Niente vino e cannabis per i No Vax

    Dal 18 gennaio, chi non è provvisto di passaporto vaccinale
    (che a breve passerà da 2 a 3 dosi) non potrà più entrare nei negozi della SAQ e della SQDC

    QUÉBEC – Si fa sempre più stringente la morsa del governo sui NoVax, destinati ad essere sempre più penalizzati nell’accesso ai servizi non essenziali. E questo per convincerli a sottoporsi al vaccino per contrastare la minaccia crescente di Omicron. Una variante contagiosissima che, complice anche la penuria di personale sanitario (circa 20 mila gli assenti), sta portando al collasso gli ospedali della provincia. È in questo contesto che, il 6 gennaio, il Ministro della Salute del Québec ha annunciato nuove misure restrittive, che si sommano a quelle già in essere (bar, cinema, teatri, palestre e sale di ristoranti chiusi, oltre al coprifuoco dalle 22 alle 5): dal 18 gennaio, infatti, chi non è provvisto di passaporto vaccinale non potrà più accedere alle succursali della SAQ (l’agenzia pubblica che detiene il monopolio della vendita di vini e alcolici) ed a quelle della SQDC (che a sua volta detiene il monopolio del cannabis legale). “Nei prossimi giorni – ha aggiunto Dubé – aggiungeremo altri servizi o attività non essenziali, come i trattamenti di bellezza, che saranno accessibili solo se in possesso del green pass”. Sono esclusi supermercati e farmacie, che rientrano tra i servizi essenziali. “Il primo obiettivo è quello di limitare i contatti – ha spiegato il Ministro –  ed il secondo è quello di proteggere i non vaccinati da sé stessi. Al momento, più del 50% delle persone ricoverate in terapia intensiva sono Novax” (che però rappresentano solo il 10% della popolazione). “Se i non vaccinati non sono contenti di questa situazione – ha sottolineato il Ministro – c’è una soluzione molto semplice a loro disposizione: farsi vaccinare. È gratis e protegge dalla malattia”. PASSAPORTO A 3 DOSI. Con sempre più persone che, nel rispetto del calendario del governo (da oggi possono prenotarsi gli over 50), si stanno sottoponendo alla somministrazione della terza dose, Dubé ha fatto sapere che prossimamente, probabilmente già nel mese di febbraio, non basteranno più 2 dosi, ma saranno necessarie 3, per ottenere il passaporto vaccinale. Il Ministro della Salute, accompagnato per l’occasione dalla ViceMinistra Lucie Opatrny e dal direttore della campagna di vaccinazione Daniel Paré, ha dipinto un quadro piuttosto cupo della situazione sanitaria, alla luce anche della pubblicazione delle proiezioni dell’Institut national d’excellence en santé et en services sociaux (INESSS), secondo cui, nelle prossime due settimane, i ricoveri in ospedale dovrebbero schizzare a più di 3.000. L’ultimo bilancio pubblicato nella mattinata del 6 gennaio dalla Salute Pubblica ha registrato 1953 ricoveri e 15.874 nuovi casi. “E non abbiamo ancora raggiunto il picco”, ha concluso Dubé, che ha descritto la condizione in cui versano gli ospedali come “molto, molto difficile”.

     

     

     

     

     

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  • Il Covid-19 fa di nuovo paura, François Legault corre ai ripari

    Il Covid-19 fa di nuovo paura, François Legault corre ai ripari

    MONTRÉAL – Il Covid-19 non è ancora sconfitto. Le varianti, più contagiose e letali, fanno più paura che mai, la curva dei contagi e dei decessi è in preoccupante ripresa. Nonostate la corsa ai vaccini, la terza ondata è ormai una realtà in molti Paesi del mondo. Il Canada, purtroppo, non fa eccezione. È necessario un altro sforzo, speriamo sia l’ultimo, per dare il colpo di grazia alla pandemia. Confidando su un’accelerazione della campagna di vaccinazione. È una corsa contro il tempo tra virus e vaccini. Nel frattempo, bisogna limitare il più possibile i contatti, evitando così che il virus si riproduca. È la logica alla base dei provvedimenti restrittivi di tutti i governi. L’Ontario ha optato per un lockdown di 4 settimane. Si potrà uscire di casa solo per andare a lavorare, fare la spesa o andare in farmacia, usufruire di servizi sanitari (inclusa la vaccinazione), fare esercizio fisico (vicino alla residenza) e recarsi sul posto di lavoro. Chiudono fino al 6 maggio tutti i centri commerciali, mentre restano aperte le scuole. In Québec, negli ultimi giorni, il Primo Ministro François Legault ha annunciato diverse misure – anche di tipo ‘preventivo’ – volte a contenere la diffusione del contagio che, al momento, sembra essere ancora sotto controllo. Ricordiamo che, ad oggi, in Québec le regioni in zona rossa sono: Capitale-Nazionale, Outaouais, Bas-Saint Laurent, Chaudière-Appalaches, Montrèal, Laval, Laurentides, Lanaudière e Montèregie). Qui di seguito gli ultimi provvedimenti del governo.

    Palestre chiuse in zona rossa. Dopo il focolaio della palestra Méga-Fitness Gym, a Québec city, con oltre 500 contagi ed addirittura il decesso di un cliente 40enne, da giovedì 8 aprile le palestre restano chiuse in zona rossa, mentre sono regolarmente aperte in zona arancione, ma per solo per gli allenamenti individuali.

    Sport in maschera. La mascherina è obbligatoria per le attività sportive all’aperto, con un massimo di 8 persone in zona rossa e di 12 in zona arancione. Vietati tutti gli sport al chiuso, tranne le piscine, le piste di pattinaggio ed i campi da tennis e badminton.

    Frequenza scolastica a giorni alterni. A partire da lunedì 12 aprile, gli studenti e le studentesse che frequentano le terze, quarte e quinte delle Scuole Secondarie possono frequentare in classe un giorno sì ed un giorno no.

    Spostamenti vietati. Gli spostamenti tra zone di colori diversi, fino ad oggi non raccomandati, sono adesso vietati.

    Massimo 25 fedeli nei luoghi di culto. Dopo la celebrazione della Pasqua, il governo riporta da 250 a 25 il numero massimo di fedeli nei luoghi di culto in zona rossa, mentre il limite resta di 100 in zona arancione. 

    Gli over 60 possono prenotarsi per il vaccino. Alla luce degli appuntamenti non rispettati durante il periodo pasquale (circa 5.000 cittadini non si sono presentati, dopo essersi prenotati su clicsante.ca), il governo ha abbassato a 60 anni l’età minima per prenotarsi e ricevere il vaccino.

    Tutti gli over 55 possono ricevere l’Astrazeneca. Parallelamente, tutti i cittadini over 55 possono presentarsi oppure prenotarsi negli appositi centri per ricevere il vaccino Astrazeneca (visto che gli under 55 sono stati esclusi da Health Canada).

    Da lunedì 12 tocca ai malati cronici ed ai lavoratori essenziali di Montréal. Da venerdì sono aperte le prenotazioni per i malati cronici ed i lavoratori essenziali dell’isola di Montrèal. Sono considerate malate croniche le persone che si recano regolarmente in ospedale per terapie o per visite dal medico. Come i malati di cancro, chi è in dialisi per insufficienza renale o chi ha subito un trapianto di organo o di midollo osseo. Questi riceveranno il vaccino direttamente in ospedale. Sono considerati lavoratori essenziali, invece, il personale scolastico delle Scuole primarie e secondarie e degli asili nido, i vigili del fuoco, gli agenti di polizia, le guardie carcerarie, i lavoratori stranieri temporanei, i lavoratori nei mattatoi e nelle miniere, così come i lavoratori dei centri comunitari. Escluse, per ora, categorie come i tassisti, gli autisti degli autobus ed i dipendenti dei supermercati.

    A Montrèal e a Laval torna il coprifuoco alle 20. Alla luce dei casi in aumento in alcune regioni, il governo Leagult preferisce giocare di anticipo, decidendo di antiticipare il coprifuoco dalle 21:30 alle 20 nell’isola di Montréal e di Laval. Il provvedimento sarà operativo da domenica 11 aprile. Per adesso, le scuole restano aperte, così come i negozi e le attività professionali non essenziali.

    Prolungate le misure di emergenza in 4 regioni. Le misure di urgenza decretate per le regioni di Québec, Lévis, Gatineau e Beauce sono prolungate di una settimana, fino al 18 aprile. Rocordiamo che in queste regioni vige il coprofuoco alle 20, la chiusura di tutte le attività lavorative non essenziali, delle scuole primarie e secondarie, di ristoranti, cinema, teatri, musei, saloni e palestre. I luoghi di culto possono accogliere fino a 25 fedeli ed il telelavoro è obbligatorio.

    Obbligo di mascherina nei posti di lavoro. Dopo i dipendenti pubblici, dall’8 aprile tutti i lavoratori del Québec sono tenuti ad indossare la mascherina chirugica (e non quella di stoffa) sul posto di lavoro. La nuova misura non sostituisce la distanza di due metri e la presenza di barriere fisiche. Le uniche eccezioni sono legate a motivi di salute e sicurezza e se la mascherina interferisce con la comunicazione o l’apprendimento.

    Morta 16enne. Il Centro Ospedaliero Universitario Sainte-Justine ha confermato la morte per Covid di una sedicenne: è la vittima più giovane di sempre in Québec. Dall’inizio della pandemia, due adolescenti con meno 20 anni hanno perso la vita a causa del virus.

    Ci sono le prime 13 imprese pronte a vaccinare. C’è la lista delle prime 13 imprese che, da inizio maggio, contribuiranno alla campagna di vaccinazione, mettendo a disposizione i propri locali: Banque Nationale, Bell, Couche-Tard, le Groupe CH e METRO (Montréal e Brossard); BRP (Valcourt); CAE (Montréal); Cascades (Kingsey Falls); Rio Tinto Aluminium Saguenay-Lac-St-Jean; Industrie Côte-Nord (in collaborazione con RioTinto IOC, ArcelorMittal Mines e Infrastructure Canada, Aluminerie Alouette e Minerai de fer Québec); Merck Canada – Novartis Canada ed altri partner dell’industria farmaceutica (Montréal); il Polo di cooperazione Desjardins ed i suoi partners della grande regione di Lévis; Pratt & Whitney Canada (Longueuil); Résolu & Cégep de Saint-Félicien – Haut-Lac-Saint-Jean (Saint-Félicien), Société des alcools du Québec (Montréal); YUL (Aéroports de Montréal – Bombardier – Air Canada); CEZinc – Glencore – Collège de Valleyfield – Centre de services scolaire de la Vallée-des-Tisserands (Salaberry-de-Valleyfield).

    CONTAGI E VACCINAZIONI

    Ecco la situazione dei contagi, dei decessi
    e della campagna di vaccinazione alle ore 14 di venerdì 9 aprile:

    Covid-19 in Canada: 1.041.946 casi (+5.923), 23.238 morti (+27), 3.027 ricoverati (+3), 952.267 guariti.

    Covid-19 in Québec: 1683 nuovi casi (+74), 10,726 morti (+8), 569 ricoverati (+3), 134 in terapia intensiva (+2), 300.471 guariti.

    Dosi di vaccino somministrate in Canada: 7.472.863 (su 10.549.140 disponibili), il 17,638 % dei canadesi ha ricevuto almeno una dose.

    Dosi di vaccino somministrate in Québec: 1.754.749 (su 2.358.095 disponibili), il 20,462% dei quebecchesi ha ricevuto almeno una dose.

     

     

     

     

     

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  • Presto una clinica di vaccinazione presso l’arena Martin-Brodeur

    Presto una clinica di vaccinazione presso l’arena Martin-Brodeur

    Montréal – Una notizia promettente per i cittadini di Saint-Léonard. Il 5 marzo, il Sindaco dell’arrondissement, Michel Bissonnet (anche lui contagiato e, per fortuna, già guarito dal covid-19), di concerto con i consiglieri Lili-Anne Tremblay, Mario Battista e Dominic Perri, ha annunciato che, in vista della “Giornata Nazionale della Commemorazione in memoria delle Vittime del covid-19”, è stato ratificato un accordo tra il Comune di Montréal ed il Centre intégré universitaire de santé et de services sociaux (CIUSSS) de l’Est-de-l’Île-de-Montréal per aprire una clinica di vaccinazione nell’arena Martin-Brodeur, che si trova al 5300 Boulevard Robert, nei pressi del Centro Leonardo Da Vinci. “La cittadinanza di Saint-Léonard – ha detto Bissonnet – sta aspettando con impazienza questa clinica. Si tratta di una struttura completamente accessibile per le persone a mobilità ridotta, una grande risorsa per limitare la propagazione del virus sul nostro territorio». Ora che l’intesa è stata definita da entrabe parti, il CIUSSS procederà alla fase operativa, con le porte della clinica che dovrebbero aprire già nei prossimi giorni.

    L’11 marzo Giornata della Commemorazione. Il governo del Québec ha dichiarato l’11 marzo «Giornata Nazionale della Commemorazione in memoria delle Vittime del covid-19». Lo scopo di questa giornata è onorare la memoria di coloro che hanno perso la vita e sostenere i cittadini che sono stati colpiti dalla pandemia nell’ultimo anno. “I miei colleghi del consiglio comunale ed io – ha sottolineato Bissonnet – vorremmo trasmettere tutto il nostro appoggio alla popolazione di Saint-Léonard. Al 2 marzo, sono stati 102 i cittadini che hanno perso la vita a causa del covid, mentre i contagiati sono stati oltre 6.400. Ogni decesso ha fatto precipitare nel lutto una famiglia e ogni infezione ha avuto un impatto significativo sulla vita quotidiana della persona infetta e di chi lo circonda. Senza contare che tutte le misure sanitarie messe in campo hanno colpito l’intera popolazione, sia economicamente che socialmente”. “Vogliamo inviare anche un messaggio di speranza – ha concluso il Sindaco – visto che ora la vaccinazione è disponibile per le persone dai 70 anni in su ed alla luce, appunto, dell’apertura, ormai prossima, di una clinica di vaccinazione nel nostro arrondissement».

    In occasione della Giornata di Commemorazione, le bandiere degli edifici amministrativi del Municipio saranno a mezz’asta, così come quelle del Comune di Montréal.

     

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  • Il Québec chiude per un mese

    Il Québec chiude per un mese

    Il governo Legault usa la mano pesante per mettere con le spalle al muro i recalcitranti ed abbattere così la curva dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, fuori controllo dopo il periodo delle feste. ECCO COSA POSSIAMO E COSA NON POSSIAMO FARE.

    Québec – A mali estremi, estremi rimedi. Il Covid-19 continua a galoppare (lunedì sono stati registrati 1869 casi, in netto calo rispetto alla media di 2.600 casi della settimana scorsa, e 51 decessi, con 56 nuovi ricoveri, per un totale di 1436) e così il governo della Belle Province ha optato per una cura da cavallo (confinamento e coprifuoco) per riprendere il controllo della situazione. L’ufficialità è arrivata nel giorno dell’Epifania, in occasione di una conferenza stampa congiunta del Primo Ministro François Legault insieme al Ministro della Salute Christian Dubé ed al Direttore Nazionale della Sanità Pubblica, Horacio Arruda. Dal 9 gennaio all’8 febbraio, quindi, tutto il Québec, ad eccezione della regione del Nunavik e delle Terres-Cries-de-la-Baie-James, diventa zona rossa. Sconsigliati gli spostamenti tra regioni e città. Ecco i 25 punti principali del provvedimento.

    1. Dalle 8 di sera alle 5 del mattino, tutti i cittadini sono obbligati a restare a casa. Sono permessi gli spostamenti per motivi di salute, ragioni umanitarie o per potersi recare sul posto di lavoro (ma bisogna dimostrarlo). Concessa anche la possibilità di potersi spostare,nel raggio di 1 km dal proprio domicilio, per permettere agli animali di compagnia di espletare i propri bisogni. Sempre dalle 5 alle 20, non si potrà uscire per fare jogging, camminare o fumare una sigaretta. Potrete farlo nel vostro giardino, o backyard.

    2. I poliziotti che intercettano i cittadini che circolano senza autorizzazione (spetta ai cittadini dimostrare il contrario) si espongono ad un’ammenda da 1.000 a 6.000 $.

    3. Tutte le attività non essenziali restano chiuse fino all’8 febbraio. Da sabato 9 gennaio sono state già fatte 740 multe.

    4. Le palestre, i musei, i cinema, i teatri, i centri estetici e di bellezza, le sale di spettacolo restano chiusi. Così come i bar ed i casinò. Anche le saune e le spa rimangono chiuse, ad eccezione dei trattamenti di massoterapia ivi forniti.

    5. Le attività commerciali considerate essenziali, inclusi i dépanneurs ed i negozi di alimentari, devono chiudere prima delle 19:30,per rispettare il coprifuoco.

    6.  Solo le stazioni di servizio e le farmacie potranno rimanere aperti dopo le ore 20:00, secondo i loro orari abituali, ma potranno vendere solo i prodotti essenziali:quindi medicinali, generi alimentari, benzina e prodotti per automobili.

    7. Dopo le ore 20:00, i ristoranti – le cui sale restano chiuse – potranno continuare a consegnare il cibo a domicilio, ma non sarà possibile ritirare un ordine da asporto. Prima e dopo il coprifuoco, invece, sono consentiti il ritiro del cibo da asporto e gli ordini drive-in.

    8. Il ritorno alla Scuola Primaria avverrà, come previsto,lunedì 11 gennaio.

    9. La Scuola secondaria, i corsi per adulti e la formazione professionale riprenderanno il 18 gennaio.

    10. Gli Asili restano aperti per tutti, senza restrizioni.

    11. Nella Primaria, tutti i bambini dovranno indossare la mascherina nei corridoi e nelle aree comuni. I bambini di quinta e sesta elementare, invece, dovranno indossare sempre le mascherine, anche in aula.

    12. Nella Secondaria, tutti gli studenti e il personale sono obbligati ad indossare una mascherina in ogni momento, sia dentro l’istituto che nel cortile adiacente.

    13. Sia nelle Primarie che nelle Secondarie, tutte le attività extrascolastiche, le gite scolastiche e le attività inter-scolastiche sono sospese.

    14. Viene mantenuta la presenza in classe, ogni due giorni, per gli studenti della 3ª, 4ª e 5 ª Secondaria.

    15. Il telelavoro è obbligatorio per tutte le persone che lavorano negli uffici.

    16.  Le fabbriche manifatturiere devono ridurre al minimo le loro attività, obbligare al telelavoro quando possibile e adeguare i turni di lavoro per limitare la presenza contemporanea nei siti di produzione e di costruzione.

    17. Vietati i raduni nei luoghi di culto, ad eccezione dei funerali, dove possono ritrovarsi massimo 10 persone.

    18. Le manifestazioni sono consentite, ma è obbligatorio indossare una mascherina o un copri-viso, per tutto il tempo.

    19. Gli studi privati che offrono servizi professionali e sanitari possono continuare a fornire i loro servizi,quando è richiesta la presenza di una sola persona.

    20. Una persona sola può continuare a ricevere la visita di una sola persona, rispettando le regole di distanziamento. I residenti delle CHSLD e di altre strutture per anziani potranno ricevere visite da due ‘caregiver’, anche se non allo stesso tempo.

    21. Le attività sportive e ricreative dovranno ora essere limitate alla bolla familiare.

    22. Attività come passeggiate, sci alpino e sci di fondo saranno tollerate, a patto che non siano fatte in gruppo.

    23. Le stazioni sciistiche restano aperte, ma non sarà possibile sciare di sera.

    24. Non sarà permesso organizzare una partita di hockey su ghiaccio all’aperto, ma sarà consentito il pattinaggio libero.

    25. I ‘Canadiens’di Montréal, la cui stagione in NHL comincia il 13 gennaio, potranno allenarsi e disputare le gare al Bell Centre, senza pubblico, e rispettando delle stringenti misure sanitarie. Come già avviene in Europa per le partite di calcio. (V.G.)

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  • Il Québec chiude per un mese

    Il Québec chiude per un mese

    Il governo Legault usa la mano pesante per mettere con le spalle al muro i recalcitranti ed abbattere così la curva dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, fuori controllo dopo il periodo delle feste. ECCO COSA POSSIAMO E COSA NON POSSIAMO FARE. 

    di Vittorio Giordano

    Québec – A mali estremi, estremi rimedi. Il Covid-19 continua a galoppare (lunedì sono stati registrati 1869 casi, in netto calo rispetto alla media di 2.600 casi della settimana scorsa, e 51 decessi, con 56 nuovi ricoveri, per un totale di 1436) e così il governo della Belle Province ha optato per una cura da cavallo (confinamento e coprifuoco) per riprendere il controllo della situazione. L’ufficialità è arrivata nel giorno dell’Epifania, in occasione di una conferenza stampa congiunta del Primo Ministro François Legault insieme al Ministro della Salute Christian Dubé ed al Direttore Nazionale della Sanità Pubblica, Horacio Arruda. Dal 9 gennaio all’8 febbraio, quindi, tutto il Québec, ad eccezione della regione del Nunavik e delle Terres-Cries-de-la-Baie-James, diventa zona rossa. Sconsigliati gli spostamenti tra regioni e città. Ecco i 25 punti principali del provvedimento.

     

    1. Dalle 8 di sera alle 5 del mattino, tutti i cittadini sono obbligati a restare a casa. Sono permessi gli spostamenti per motivi di salute, ragioni umanitarie o per potersi recare sul posto di lavoro (ma bisogna dimostrarlo). Concessa anche la possibilità di potersi spostare,nel raggio di 1 km dal proprio domicilio, per permettere agli animali di compagnia di espletare i propri bisogni. Sempre dalle 5 alle 20, non si potrà uscire per fare jogging, camminare o fumare una sigaretta. Potrete farlo nel vostro giardino, o backyard.
    2. I poliziotti che intercettano i cittadini che circolano senza autorizzazione (spetta ai cittadini dimostrare il contrario) si espongono ad un’ammenda da 1.000 a 6.000 $.
    3. Tutte le attività non essenziali restano chiuse fino all’8 febbraio. Da sabato 9 gennaio sono state già fatte 740 multe.
    4. Le palestre, i musei, i cinema, i teatri, i centri estetici e di bellezza, le sale di spettacolo restano chiusi. Così come i bar ed i casinò. Anche le saune e le spa rimangono chiuse, ad eccezione dei trattamenti di massoterapia ivi forniti.
    5. Le attività commerciali considerate essenziali, inclusi i dépanneurs ed i negozi di alimentari, devono chiudere prima delle 19:30,per rispettare il coprifuoco.
    6. Solo le stazioni di servizio e le farmacie potranno rimanere aperti dopo le ore 20:00, secondo i loro orari abituali, ma potranno vendere solo i prodotti essenziali:quindi medicinali, generi alimentari, benzina e prodotti per automobili.
    7. Dopo le ore 20:00, i ristoranti – le cui sale restano chiuse – potranno continuare a consegnare il cibo a domicilio, ma non sarà possibile ritirare un ordine da asporto. Prima e dopo il coprifuoco, invece, sono consentiti il ritiro del cibo da asporto e gli ordini drive-in.
    8. Il ritorno alla Scuola Primaria avverrà, come previsto,lunedì 11 gennaio.
    9. La Scuola secondaria, i corsi per adulti e la formazione professionale riprenderanno il 18 gennaio.
    10. Gli Asili restano aperti per tutti, senza restrizioni.
    11. Nella Primaria, tutti i bambini dovranno indossare la mascherina nei corridoi e nelle aree comuni. I bambini di quinta e sesta elementare, invece, dovranno indossare sempre le mascherine, anche in aula.
    12. Nella Secondaria, tutti gli studenti e il personale sono obbligati ad indossare una mascherina in ogni momento, sia dentro l’istituto che nel cortile adiacente.
    13. Sia nelle Primarie che nelle Secondarie, tutte le attività extrascolastiche, le gite scolastiche e le attività inter-scolastiche sono sospese.
    14. Viene mantenuta la presenza in classe, ogni due giorni, per gli studenti della 3ª, 4ª e 5 ª Secondaria.
    15. Il telelavoro è obbligatorio per tutte le persone che lavorano negli uffici.
    16. Le fabbriche manifatturiere devono ridurre al minimo le loro attività, obbligare al telelavoro quando possibile e adeguare i turni di lavoro per limitare la presenza contemporanea nei siti di produzione e di costruzione.
    17. Vietati i raduni nei luoghi di culto, ad eccezione dei funerali, dove possono ritrovarsi massimo 10 persone.
    18. Le manifestazioni sono consentite, ma è obbligatorio indossare una mascherina o un copri-viso, per tutto il tempo.
    19. Gli studi privati che offrono servizi professionali e sanitari possono continuare a fornire i loro servizi,quando è richiesta la presenza di una sola persona.
    20. Una persona sola può continuare a ricevere la visita di una sola persona, rispettando le regole di distanziamento. I residenti delle CHSLD e di altre strutture per anziani potranno ricevere visite da due ‘caregiver’, anche se non allo stesso tempo.
    21. Le attività sportive e ricreative dovranno ora essere limitate alla bolla familiare.
    22. Attività come passeggiate, sci alpino e sci di fondo saranno tollerate, a patto che non siano fatte in gruppo.
    23. Le stazioni sciistiche restano aperte, ma non sarà possibile sciare di sera.
    24. Non sarà permesso organizzare una partita di hockey su ghiaccio all’aperto, ma sarà consentito il pattinaggio libero.
    25. I ‘Canadiens’di Montréal, la cui stagione in NHL comincia il 13 gennaio, potranno allenarsi e disputare le gare al Bell Centre, senza pubblico, e rispettando delle stringenti misure sanitarie. Come già avviene in Europa per le partite di calcio. (V.G.)
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  • Vince Cerone: “Non molliamo, ma il governo ci aiuti”

    Vince Cerone: “Non molliamo, ma il governo ci aiuti”

    di Vittorio Giordano

    Vince Cerone

    Montréal – Siamo tutti vittime della pandemia, che ha stravolto le nostre vite con conseguenze che non saranno cancellate nemmeno dall’arrivo imminente degli agognati vaccini. Nulla sarà più lo stesso. Lo sappiamo tutti. Ma lo sanno soprattutto le categorie lavorative più colpite, come ristoranti, bar, cinema, teatri e palestre. In Québec, questi esercenti rimarranno chiusi almeno fino all’11 gennaio. Sono loro che pagano il prezzo più alto delle misure restrittive decise dalle autorità per fronteggiare il rischio contagio. Lo fanno tra mille difficoltà, ma con grande dignità. Uno di loro è Vince Cerone, dal 1992 comproprietario di United Gym, palestra di quasi 40 mila piedi quadrati molto conosciuta a Saint-Léonard. “Mai vissuto nulla del genere. Dopo essere rimasti fermi dal 15 marzo al 15 giugno, l’8 ottobre siamo stati costretti a richiudere. Sembrerebbe fino all’11 gennaio, ma temo che si andrà anche oltre. E non sono affatto d’accordo. Abbiamo rispettato tutti i criteri decisi dal governo per metterci in regola, abbiamo fatto tutti i cambiamenti necessari, dalla sanificazione dei locali e dei macchinari ai disinfettanti, che sono molto costosi; dall’installazione dei plexiglass agli accessi contingentati (con la capienza ridotta a massimo 50 persone). Spendendo migliaia di dollari. Con molta gente che ha rinunciato comunque alle palestre, anche se i miei istruttori e dipendenti erano stati formati per garantire i servizi in tutta sicurezza. Permettendo così ai miei clienti di tenersi in forma indossando la mascherina (a parte il momento dell’espletamento dell’esercizio) e rispettando il distanziamento di 2 metri. Regole che tutti hanno sempre rispettato: non c’è stato mai alcun caso di focolaio in nessuna palestra. Mentre invece la gente si accalca liberamente nei centri commerciali. Dato che Montréal è zona rossa, molti si spostano nelle zone arancioni dove le palestre sono aperte. E che ora sono affollate così come i bar ed i ristoranti. Qual è la logica di tutto questo? Il governo ci ha chiuso nelle zone rosse perchè siamo luoghi di socializzazione per eccellenza, in cui la gente non indossa la mascherina per tutto il tempo. Ma noi abbiamo subito messo da parte l’aspetto sociale imponendo l’obbligo del distanziamento di due metri. Penso che alla fine il governo stia solo facendo quello che fanno nel resto del mondo. Per quanto riguarda gli aiuti economici, abbiamo beneficiato del pagamento del 25% dell’affitto, ma nessun sostegno significativo per far fronte alle bollette. Ora hanno annunciato un aiuto per le spese dal 27 settembre in poi, ma io pago le bollette dal mese di marzo. È pazzesco! Nonostante tutto, resisto e mi auguro che facciano lo stesso tutti gli imprenditori costretti a chiudere. Alla fine, il governo federale e provinciale dovranno per forza aiutarci. Anche se la normalità non sarà più quella di prima: la gente ha paura, si sta organizzando per allenarsi a casa e le stesse palestre dovranno evolversi fornendo allenamenti virtuali. Noi lo stiamo già facendo con delle classi virtuali di 30 minuti, completamente gratuite, sulla pagina facebook di UNITED GYM. Sono esausto e arrabbiato, lo ammetto, ma sto facendo il possibile per andare avanti e salvaguardare la nostra salute fisica e mentale».
    ‘Mens sana in corpore sano’ dicevano gli antichi romani. Una verità mai confutata. Soprattutto in tempi di pandemia. (V.G.)

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