Tag: covid

  • Fine dell’obbligo di mascherina il 14 maggio

    Fine dell’obbligo di mascherina il 14 maggio

    Ma il Direttore della Sanità Pubblica avverte: “Non è vietato utilizzarla: può essere indossata per scelta personale o per proteggere gli altri”

    QUÉBEC – A partire da sabato 14 maggio, i cittadini residenti in Québec non saranno più obbligati ad indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso come negozi, scuole e asili nido. Una svolta attesa dal 18 luglio 2020. La mascherina rimarrà comunque obbligatoria negli ospedali, nelle cliniche e negli ambulatori, nei CHSLD e nei mezzi di trasporto pubblico allo scopo di proteggere i più vulnerabili. Nel corso di una conferenza stampa, il direttore nazionale ad interim della Sanità pubblica, il dottor Luc Boileau, ha giustificato la revoca con il progressivo miglioramento della situazione sanitaria. Tutti gli indicatori sono “in calo”: numero di casi, ricoveri, operatori sanitari in congedo malattia, studenti contagiati e focolai.

    “Stiamo uscendo da questa sesta ondata”, ha spiegato Boileau. In base alle sue ultime proiezioni, l’Istituto Nazionale per l’Eccellenza in Salute e Servizi Sociali (INESS) prevede una diminuzione dei ricoveri nei prossimi giorni, liberando così posti-letto oggi occupati dai pazienti affetti da Covid.

    Nonostante il miglioramento, Boileau ha però avvertito che il virus continuerà a diffondersi, anche se ad un ritmo più lento. “Dobbiamo continuare a prestare attenzione. La pandemia non è finita”, ha insistito. Anche perché sta tornando pure il virus dell’influenza, che negli ultimi 2 anni si era affievolito. “Anche se indossare la mascherina non è più obbligatorio nei luoghi pubblici, questo non significa che sia vietato utilizzarla”, ha sottolineato Boileau, secondo cui “può essere invece indossata per scelta personale o per proteggere gli altri”. In questo senso, la Sanità Pubblica raccomanda che le persone vulnerabili, come gli immunodepressi o chi sta ricevendo un trattamento chemioterapico, continuino a indossare la mascherina nei luoghi pubblici.

    Il responsabile della Sanità pubblica giustifica il mantenimento dell’uso della mascherina nei mezzi pubblici “per un certo periodo”, a causa delle difficoltà nel “controllo dei flussi” e nel mantenere la distanza tra i passeggeri. Tuttavia, l’obbligo potrebbe essere revocato già “durante la primavera”.

    Le autorità sanitarie ricordano che le persone che hanno avuto il COVID devono indossare la mascherina per un minimo di cinque giorni durante qualsiasi interazione sociale successiva all’isolamento. Le persone che vivono con una persona infetta, invece, devono indossarlo per 10 giorni.

    La Sanità Pubblica, infine, prevede una settima ondata in autunno. Per questo, si sta preparando ad una nuova campagna di vaccinazione che si rivolgerà ai cittadini più a rischio. Una quarta dose è già offerta alle persone di età pari o superiore a 60 anni. Ma non ci sarà nessuna vaccinazione di massa. Ad oggi, ricordiamolo, solo il 38% dei giovani tra i 18 ei 39 anni ha ricevuto la terza dose.

    Condividi
  • Moderna apre uno stabilimento a Montréal

    MONTRÉAL – La casa farmaceutica Moderna ha confermato, venerdì scorso, che costruirà un impianto di produzione di vaccini a Montréal con l’obiettivo di produrre fino a 100 milioni di dosi di vaccino all’anno. L’annuncio è arrivato lo stesso giorno in cui la multinazionale ha chiesto formalmente alle autorità sanitarie canadesi di approvare il suo vaccino anti-COVID-19 per i bambini con meno di 6 anni.

    “Il Québec ha vinto la battaglia per lo stabilimento Moderna”, ha dichiarato orgoglioso il Premier provinciale François Legault. Il suo omologo canadese, Justin Trudeau, dopo aver sottolineato l’importante ruolo svolto dall’azienda per frenare la diffusione del virus, ha affermato che il suo arrivo “creerà centinaia di buoni posti di lavoro”. L’annuncio, arrivato al Life Sciences Complex della McGill University, era atteso da agosto, quando il governo federale e Moderna avevano firmato un accordo in cui l’azienda si impegnava a creare uno stabilimento in Canada.

    Condividi
  • Covid, mascherina obbligatoria fino a metà maggio

    QUÉBEC – L’uso della mascherina nei luoghi pubblici sarà prolungato fino a metà maggio, nonostante un certo ottimismo sulla situazione pandemica. Il Ministro della Salute e dei Servizi sociali, Christian Dubé, ha accolto la raccomandazione fatta giovedì scorso dal Direttore nazionale della Sanità pubblica, Luc Boileau.

    “Stiamo assistendo ad una stabilizzazione della situazione che sembra rassicurante, ma è fondamentale rimanere prudenti”, ha affermato Dubé. “Saremo felici di riconsiderare tutto, se questa situazione dovesse migliorare, già nei prossimi giorni”, ha dichiarato il dott. Boileau, nel corso di una conferenza stampa a Montréal, insieme alla dott.ssa Lucie Opatrny, Viceministro della Salute. Dalla sua il governo ha la maggioranza della popolazione.

    Un recente sondaggio Léger-Le Journal-TVA-QUB, infatti, indica che il 73% delle persone intervistate ha intenzione di continuare ad indossare la mascherina “il più delle volte, oppure occasionalmente”, anche se la misura dovesse essere revocata. Secondo Boileau, inoltre, “la trasmissione del virus starebbe rallentando e la curva dei contagi potrebbe aver già raggiunto il suo culmine”. La Sanità pubblica, infine, ha fatto notare che la circolazione di un virus influenzale potrebbe intasare i Pronto Soccorso nei prossimi giorni.

    Condividi
  • Emilia Liana Falcone: non sottovalutate i sintomi, stiamo studiando una cura

    Emilia Liana Falcone: non sottovalutate i sintomi, stiamo studiando una cura

    MONTRÉAL – Non c’è solo il Covid, c’è anche il Long Covid: un’infezione ancora sottovalutata ma che colpisce sempre più pazienti con sintomi fastidiosi e persistenti che possono durare anche anni.

    Ad occuparsene a tempo pieno è una ricercatrice Italo-Montrealese, specialista in Malattie infettive presso il CHUM, il Centro Ospedaliero dell’Università di Montréal, e titolare della Cattedra di ricerca del Canada sul ruolo del microbioma nell’immunodeficienza primaria: la Dott.ssa Emilia Liana Falcone, che dal 12 febbraio dirige la prima, e per ora unica, clinica di ricerca sul Long Covid presso l’Institut de Recherches Cliniques de Montréal (IRCM).

    Padre di Cleto (Cosenza) e madre San Pietro Infine (Caserta), cresciuta ad Ahuntsic-Cartierville, ora residente a Laval, sposata con un Italo-Americano di origini siciliane, madre di 2 bambine, Emilia Liana Falcone parla 4 lingue: francese, inglese, spagnolo e naturalmente italiano (“Soprattutto il dialetto casertano”), che ha imparato grazie ai nonni e frequentando la scuola del Picai.

    La Dott. ssa Falcone vanta un formidabile curriculum scientifico. Dopo aver conseguito Laurea e Master in Medicina Interna all’Università McGill, ha compiuto il tirocinio al Tufts Medical Center di Boston, per poi specializzarsi in Malattie infettive al National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), che fa parte del National Institute of Health (NIH), a Bethesda (Maryland), diretto da Anthony Fauci, tra i più grandi esperti al mondo di malattie infettive, trascorrendo ben 9 anni nel laboratorio di Steven Holland, direttore scientifico del NIAID. Allo stesso tempo, ha ottenuto un PhD presso l’Università di Cambridge, in Inghilterra.

    Dopo quasi 12 anni negli Usa, nel novembre 2018 è tornata a casa, assunta dall’Institut de Recherches Cliniques de Montréal (IRCM) per studiare l’impatto del microbiota, una comunità di batteri che vive dell’intestino, nelle complicazioni infiammatorie dei pazienti immunodepressi. Allo stesso tempo, è medico specialista al CHUM, il Centro Ospedaliero dell’Università di Montréal, ed insegna all’Université de Montréal. “Quello della clinica di ricerca sul Long Covid – ci ha raccontato – è un progetto innovativo unico nel suo genere in Québec, che studia i sintomi combinando la valutazione clinica al protocollo di ricerca”. Dalla sua apertura, i pazienti sono sempre più numerosi: “Fin dai primi casi di Covid, ho subito avuto il forte sospetto che ci sarebbero state complicazioni a lungo termine”.

    La pandemia non è ancora finita, anzi c’è una recrudescenza. “Non siamo ancora arrivati al punto di poter dire che il virus è endemico, ma stiamo andando in quella direzione. Il virus farà sempre più parte della nostra quotidianità. In questo contesto, ammalarsi di Long Covid è un rischio per tutti, anche per chi ha avuto un’infezione lieve. Naturalmente, i rischi aumentano per chi ha avuto un’infezione severa. Per fortuna, con l’incremento dei vaccinati, sembrano diminuire anche le chances di ammalrsi di Long Covid”.

    Ma cos’è il Long Covid? “Qualsiasi sintomo in relazione ad una infezione da Covid, che dura da almeno 2 mesi e che il paziente rileva anche a distanza di 3 mesi dall’infezione”.

    Chi sono i soggetti più a rischio? “Ad oggi, si ammalano soprattutto persone di mezza età, donne, affette dal diabete di tipo 2, che hanno sofferto di un’infezione severa o hanno sviluppato almeno 5 sintomi. Risultano più esposte anche le persone obese, con malattie croniche, con problemi di pressione alta ed asma, ma in generale tutti possono soffrire di Long Covid. Purtroppo si ammalano anche giovani di 30/40 anni che godono di ottima salute, che fanno sport e che ora non riescono a fare più nulla”.

    Quali sono i sintomi più comuni? “Possono essere vari e durare diversi mesi. Ho visitato pazienti che ne sono afflitti da oltre 2 anni. Uno studio ne ha segnalato addirittura circa 200, tra cui spossatezza, mancanza di energia, scarsa concentrazione, fiato corto, dolori muscolari, disturbi cognitivi, insonnia, perdita di gusto e olfatto, depressione e ansia. C’è chi non riesce ad alzarsi dal letto, deve fare diversi riposini, limitare le attività quotidiane; c’è chi dimentica dove sta andando in macchina, o perché sta salendo le scale di casa”.

    Quanti ammalati di Covid poi si ammalano di Long Covid? “Le ultime stime parlano di una forbice che va dal 10% al 50%. È probabilmente una stima in eccesso, visto che diversi sintomi possono essere legati ad altre patologie. Uno studio dell’OMS parla del 25% dei casi dopo un mese e del 10% dopo 3, ma secondo uno studio recente dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica del Québec (INSPQ), realizzato sugli operatori sanitari, il 40% ha sintomi a 3 mesi dall’infezione”.

    Cosa fate in concreto in clinica? “Chi viene da noi deve risultare idoneo alla ricerca. Per prima cosa deve riempire un questionario già a casa. Da noi viene visitato e sottoposto a vari esami. I campioni prelevati vengono subito analizzati in laboratorio. Il primo obiettivo è escludere altre patologie. Poi proviamo a curare i sintomi con diverse terapie. C’è chi necessita di riabilitazione dal fisioterapista, dal neuropsicologo, o dal nutrizionista. Abbiamo avviato anche una collaborazione con l’Opera de Montréal, che ha messo a punto il programma terapeutico “RESPIRER”: 12 sessioni in tutto, 2 alla settimana per 6 settimane, via zoom, con una cantante lirica che insegna tecniche di respirazione per combattere l’ansia e lo stress”.

    Quanto manca per una cura? “Stiamo cercando di capire perché il Long Covid colpisce alcuni pazienti piuttosto che altri. Presto pubblicheremo i primi risultati di alcune osservazioni”.

    Cosa consiglia di fare ai nostri lettori? “Magari c’è chi convive con il Long Covid e pensa che nessuno li prenda sul serio, sia in famiglia che al lavoro: se non vi sentite bene, se avvertite qualcosa di anormale, parlatene con un dottore. In attesa di nuovi centri e risorse, che il governo provinciale ha promesso di realizzare nell’ultimo budget, stanziando 25.5 milioni $, se non riuscite a farvi visitare da uno specialista, magari proprio della nostra clinica, rivolgetevi subito al vostro medico di famiglia, per cercare di curare almeno i sintomi che oggi siamo in grado di diagnosticare”.

    Condividi
  • Dal 1o aprile, niente test per i vaccinati

    Dal 1o aprile, niente test per i vaccinati

    OTTAWA – A partire dal 1o aprile, chi vuole entrare in Canada non sarà più obbligato a sottoporsi ad un test negativo al Covid-19. Attualmente, i viaggiatori che intendono entrare in Canada – indipendentemente dal mezzo di trasporto – devono fornire il risultato negativo di un test molecolare (PCR), effettuato nelle 72 ore precedenti all’arrivo, o quello di un test antigenico, effettuato nelle 24 ore precedenti alla partenza. Giovedì 17 marzo è arrivata la svolta, con l’annuncio del Ministro federale della Salute, Jean-Yves Duclos.

    Verranno comunque effettuati test a campione tra i viaggiatori che entrano nel paese. Coloro che verranno sottoporsi a questi test, pur essendo completamente vaccinati, non dovranno però osservare la quarantena in attesa dell’esito. Resta l’obbligo di esibire la prova di vaccinazione. Tutti i viaggiatori dovranno continuare ad inserire le proprie informazioni nell’app mobile “ArriveCAN” prima del loro arrivo. I viaggiatori parzialmente vaccinati o non vaccinati che vogliono entrare in Canada dovranno continuare a rispettare le nnorme attualmente in vigore. Sempre a partire dal 1o aprile, i viaggiatori di età pari o superiore a 12 anni e quattro mesi che si recano all’estero dovranno essere vaccinati doppiamente prima dell’imbarco.

    La seconda dose di vaccino dovrà essere stata ricevuta almeno 14 giorni prima della partenza. Non è necessario presentare un test negativo prima dell’imbarco. L’uso della mascherina resta obbligatorio su aerei e treni, tranne quando si mangia e si beve. Infine, è importante conoscere le regole di ingresso dei paesi di destinazione. Mentre molti di questi non richiedono più un test negativo all’arrivo, altri presentano ancora diverse regole ancora in vigore, inclusa la quarantena. Nelle ultime settimane, l’industria del turismo e la comunità degli affari hanno fatto enormi pressioni sul governo Trudeau affinché alleggerisse le misure per l’ingresso in Canada. “È un’ottima notizia, una decisione più che indispensabile”, ha sottolineato la portavoce di Tourisme Montréal, Manuela Goya.

    Condividi
  • Misure sanitarie in Québec: alunni in classe senza mascherina

    Misure sanitarie in Québec: alunni in classe senza mascherina

    QUÉBEC – Tappa dopo tappa, il governo del Québec sta mettendo in pratica alla lettera gli allentamenti progressivi e graduali delle misure sanitarie annunciati nel calendario diffuso agli inizi di febbraio.

    Da lunedì 7 marzo, la mascherina in classe non è più obbligatoria in diverse regioni del Québec. Più nello specifico, non sono più tenuti ad indossarla gli alunni delle scuole Primarie e Secondarie delle regioni di Montréal, Outaouais, Abitibi, Saguenay-Lac-Saint-Jean e North Shore. Per i giovani delle regioni di Laval, Québec City, Bas-du-Fleuve e Chaudière-Appalaches le vacanze di primavera sono arrivate una settimana dopo, quindi la mascherina non sarà più obbligatoria a partire dal 14 marzo.

    “La rimozione della mascherina in aula è un passo importante per ritrovare il piacere di imparare e di insegnare’’, ha commentato il Ministro dell’Istruzione, Jean-François Roberge. Tuttavia, per contenere i rischi ancora presenti, la mascherina sarà ancora necessaria nelle aree comuni delle scuole, quando gli studenti si spostano da una struttura all’altra e durante i viaggi sull’autobus scolastico.

    I negozi, dal canto loro, torneranno alla normalità a partire da sabato 12 marzo, quando la capacità degli spazi commerciali tornerà al 100% della loro capacità. Non ci sarà più alcun limite per tavolo nei ristoranti, nei bar, nelle taverne e nei casinò. Cadranno anche le restrizioni sugli orari di apertura, così come si potrà tornare a ballare ed a cantare con il karaoke. Calerà il sipario anche sul limite dei partecipanti agli eventi sociali nelle sale in affitto e sarà rimosso l’obbligo di registrazione per i visitatori che si recheranno nelle residenze per anziani. Infine, sempre a partire da sabato 12 marzo, il passaporto vaccinale non sarà più richiesto nei luoghi pubblici.

    Condividi
  • L’ordinanza del Ministro Speranza dal 1° marzo: niente tampone o quarantena per chi arriva da stati extra UE

    L’ordinanza del Ministro Speranza dal 1° marzo: niente tampone o quarantena per chi arriva da stati extra UE

    ROMA – Gli stranieri che arrivano in Italia non dovran- no più fare il tampone. Nei giorni scorsi, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una nuova ordinanza che prevede, “a partire dal 1o marzo, per gli arrivi da tutti i Paesi extraeuropei le stesse regole già vigenti per i Paesi Europei. Per l’ingresso sul territorio nazionale sarà sufficiente una delle condizioni del green pass: certificato di vaccinazione, certificato di guarigione o test negativo”.

    In caso di mancata presentazione di una di queste certificazioni si applica la misura della quarantena presso l’indirizzo indicato nel digital Passenger Locator Form, per un periodo di 5 giorni, con l’obbligo di sottoporsi a un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone, alla fine di questo periodo. Le certificazioni possono essere esibite in formato digitale o cartaceo. I bambini di età inferiore a sei anni sono esentati dall’effettuazione del test molecolare o antigenico. Il tampone sarà necessario anche per chi si è vaccinato con farmaci non ancora riconosciuti da Ema, come Sputnik.

    È la svolta che il mondo del turismo stava aspettando da giorni. Gli stranieri che vogliono venire in Italia già per le vacanze di Pasqua (17 aprile) non dovranno più fare i conti con la complessità delle regole imposte dall’epidemia di Covid. Il Ministro della Salute manda in archivio gli elenchi delle nazioni di provenienza e sceglie di puntare sullo status vaccinale di chi varca i nostri confini.

    Il provvedimento è stato preso per favorire il turismo nell’ambito del percorso di riaperture annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi: con gradualità ma anche con decisione, per favorire il ritorno alla normalità e la crescita economica. Con la nuova ordinanza firmata dal ministro Speranza conta lo status vaccinale di ciascuno e non la nazione di provenienza e questo perché, a causa della Variante Omicron l’epidemia cambia troppo velocemente.

    Condividi
  • La polizia sgombera il centro di Ottawa

    La polizia sgombera il centro di Ottawa

    OTTAWA – L’occupazione del centro di Ottawa si è conclusa domenica scorsa, 20 febbraio. La polizia – che ha cambiato approccio e metodo con il capo ad interim Steve Bell che ha preso il posto del criticato Peter Sloly – ha messo fine a 23 giorni di occupazione da parte di camionisti e manifestanti contro i vaccini e le restrizioni anti-Covid.

    In base all’ultimo bilancio in nostro possesso, le forze dell’ordine hanno arrestato 191 persone (89 di queste sono state rilasciate sotto condizioni, come quella di non tornare a manifestare), denunciato 389 persone e confiscati 79 veicoli pesanti.

    Mentre alcuni se ne sono andati volontariamente, in due giorni gli agenti hanno usato una strategia di paziente logoramento (alternando avanzate improvvise a lunghe pause, puntando più sulla presenza massiccia, come deterrente, che sull’uso di manganelli e gas lacrimogeni) per riuscire ad avere la meglio sui più radicali, che fino all’ultimo hanno fatto valere le loro ragioni su rue Wellington, davanti al Parlamento.

    Il governo Trudeau, dal canto suo, dovrebbe incassare il voto del Parlamento (lunedì 21 febbraio, alle ore 18, la votazione alla Camera dei Comuni è ancora in corso) sull’Emergencies Act (la Legge sulle Misure d’emergenza) che prevede, tra le altre cose, di poter congelare i fondi dei manifestanti. All’esterno, invece, in alcuni incroci nevralgici del centro, sono state alzate delle recinzioni per impedire ulteriori assembramenti, con gli impiegati comunali che stanno portando a termine i lavori di pulizia della zona, occupata – ricordiamolo – da centinaia tra camion e veicoli dallo scorso 28 gennaio.

    La soddisfazione tra i residenti à palpabile: finalmente potranno spostarsi liberamente e non dovranno più subire il suono fastidiosissimo dei clacson. Chi è stato arrestato, ha spiegato Steve Bell, dovrà rispondere a diversi capi di accusa, anche di tipo penale, tra cui intralcio alla giustizia, inosservanza a un ordine del tribunale, aggressione, possesso di un’arma e resistenza a un pubblico ufficiale di polizia.

    La manifestazione, partita inizialmente con lo scopo di protestare contro l’obbligo vaccinale per i camionisti transfrontalieri, si è ben presto trasformata in una manifestazione permanente contro il governo Trudeau ed il suo approccio alla gestione della pandemia. L’ultima volta che è stato invocato l’Emergencies Act era il 1970 e il Premier era Pierre Trudeau, padre dell’attuale Primo Ministro, il quale lo aveva usato per inviare l’esercito a causa del rapimento, e poi l’uccisione, da parte di una cellula della FLQ (Front de libération du Québec) di un diplomatico britannico in Québec e del Ministro Pierre Laporte da una cellula della FLQ.

    Condividi
  • Mascherine all’aperto e discoteche: l’Italia respira

    ROMA – Via le mascherine all’aperto: l’Italia vede il traguardo della riapertura del paese, due anni dopo l’inizio della pandemia e proprio nel giorno in cui si è superata l’ennesima soglia simbolica, quella dei 150mila morti a causa del virus.

    La misura dell’obbligo di indossare i dispositivi di protezione era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, dunque 16 mesi fa. Ma il passo verso il ritorno alla normalità è doppio: si torna infatti anche a ballare, con la riapertura delle discoteche.

    Sono i primi due grandi step di quella road map annunciata l’11 febbraio scorso dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per riaprire il paese, che porterà a un allentamento di tutte le altre restrizioni, compreso il Green pass, e che al momento ha altre due date: il 31 marzo, quando scadrà lo stato d’emergenza, e il 15 giugno, quando invece finirà l’obbligo di vaccinazione per gli over 50. Vediamo il calendario di ritorno alla normalità.

    Dall’11 febbraio via le mascherine all’aperto. Si è tornati a circolare per le strade di città e paesi con il viso scoperto, anche se sarà obbligatorio avere con sé la mascherina ed indossarla nelle situazioni di assembramento. E riaprono le discoteche. Si torna a ballare con la riapertura delle discoteche, il settore che è stato più penalizzato in questi due anni di emergenza: dovranno mantenere una capienza del 50% al chiuso e si potrà stare senza la mascherina solo in pista. Potrà entrare soltanto chi ha il Green pass rafforzato, quindi esibendo il certificato di guarigione dal Covid o di avvenuta vaccinazione.

    15 febbraio: green pass rafforzato al lavoro. I lavoratori pubblici e privati – compresi quelli in ambito giudiziario e i magistrati – che hanno compiuto i 50 anni, dovranno esibire al lavoro il Super Green pass, che si ottiene con il vaccino o con la guarigione dal Covid. Chi non lo farà non riceverà lo stipendio ma conserverà il posto di lavoro. L’accesso ai luoghi di lavoro senza certificato che attesti vaccino o guarigione è vietato e chi non rispetta il divieto subirà una sanzione amministrativa tra 600 e 1500 euro.

    1 marzo: aumenta capienza stadi. Dal 1 marzo le capienze di stadi e palazzetti saliranno rispettivamente al 75% e al 60%, con l’obiettivo di riaprirli completamente.

    10 marzo: visite in ospedale. Dal 10 marzo sarà nuo- vamente possibile visitare i familiari ricoverati in ospedale, per 45 minuti al giorno.

    31 marzo: fine stato d’emergenza. Dovrebbe scadere il 31 marzo lo stato d’emergenza, in vigore da oltre due anni, a cui sono legate ad esempio le norme sul lavoro agile, ovvero lo smartworking, e quelle in materia di sorveglianza sanitaria eccezionale.

    15 giugno: per over 50 termina obbligo vaccino. Il 15 giugno un punto di arrivo: per gli over 50 termina l’obbligo del vaccino, secondo quanto deciso nel decreto legge di inizio gennaio.

    Condividi
  • Il Primo Ministro Legault annuncia il calendario delle riaperture

    QUÉBEC – Di fronte alla crescente insoddisfazione popolare (secondo l’istituto Léger, il 32% della popolazione canadese appoggia il “convoglio della libertà” dei camionisti che tiene in “ostaggio” Ottawa da più di 2 settimane), due anni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza sanitario, e con le province dell’Alberta e dell’Ontario che stanno abolendo addirittura lo stesso passaporto vaccinale, l’8 febbraio scorso il Primo Ministro del Québec, François Legault, ha annunciato il tanto atteso calendario delle riaperture.

    Alla base della svolta, una nuova filosofia nella gestione della pandemia. “Penso che l’approccio debba cambiare – ha spiegato Legault -: con la vaccinazione, ci saranno sempre meno restrizioni nel mondo, bisogna imparare a convivere con il virus, minimizzando i rischi ed accettando di ricorrere ad altre dosi quando e se necessario”. Una svolta di mentalità resa possibile anche da una costante diminuzione delle persone ricoverate, scese lunedì a 2.095, di cui 136 in terapia intensiva (un calo rispettivamente del 14% e del 24% su base settimanale).

    Quello annunciato dal governo è un calendario scaglionato e progressivo, che si concluderà il 14 marzo, quando la Belle Province tornerà ad una vita quasi normale, che dovrebbe assomigliare a quella pre-covid. Ecco le quattro tappe previste dal governo:

    LUNEDÌ 14 FEBBRAIO: riapertura di palestre e spa al 50% della capienza; ripresa delle competizioni sportive per gli adulti; fine dei protocolli sanitari per le competizioni sportive all’esterno; il limite per gli spettacoli e gli eventi all’aperto sale a 5.000 persone (con passaporto vaccinale).

    LUNEDÌ 21 FEBBRAIO: i negozi possono riaprire al 100% della loro capienza (resta il passaporto vaccinale dove richiesto); le sale per gli spettacoli e gli anfiteatri restano al 50% della capacità, ma viene revocato il limite delle 500 persone (fermo restando il passaporto vaccinale); sono permesse le assemblee, le riunioni ed i congressi con capienza al 50% o massimo 500 persone (con passaporto vaccinale); attività sociali in sale affittate permesse fino ad un massimo di 50 persone (con passaporto vaccinale); i luoghi di culto restano al 50% della capienza, ma il limite viene aumentato da 250 a 500 persone (con passaporto vaccinale); durante l’esposizione del feretro e nel corso dei funerali, è consentita la presenza di massimo 50 persone alla volta.

    LUNEDÌ 28 FEBBRAIO: riapertura dei bar e dei casinò al 50% della capienza, senza ballo né karaoke (i bar dovranno chiudere all’1 di notte, un’ora dopo la fine della vendita di alcol); ripresa dei tornei e delle competizioni sportive con la partecipazione di più squadre o gruppi; fine del telelavoro obbligatorio, che diventa una semplice raccomandazione; le sale per gli spettacoli, i cinema ed i luoghi di culto, ad eccezione del Centro Bell a Montréal e del Centro Videotron a Québec city, possono riaprire al 100% della capienza.

    LUNEDÌ 14 MARZO: tornano la danza ed il karaoke nei bar; nessun limite nei tavoli dei ristoranti, dei bar e delle trattorie; i bar, le sale per gli spettacoli, il Bell Center ed il Videotron Center possono riaprire al 100% della loro capacità; i luoghi di culto, in occasione di funerali, cerimonie religiose e matrimoni, possono accogliere i fedeli fino al 100% della capienza, anche senza passaporto vaccinale, con un massimo di 50 persone alla volta.

    Condividi
Online Shopping in BangladeshCheap Hotels in Bangladesh