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  • Legault: “Le scuole non riapriranno prima di maggio”. Trudeau stanzia 82 miliardi per famiglie e imprese

    Legault: “Le scuole non riapriranno prima di maggio”. Trudeau stanzia 82 miliardi per famiglie e imprese

    In Canada 943 casi di coronavirus, 139 in Québec e 31 a Montréal. In Italia i casi sono 47mila, nuovo record di morti in un giorno: ben 627 nella notte tra giovedì e venerdì, 380 solo in Lombardia. Nuova stretta del governo Conte: chiudono parchi e giardini, sport da soli e vicino a casa. Stop a spostamenti verso seconde case nei festivi

    di Giulia Verticchio

    31 i casi nella regione di Montreal. Calo storico di utenti della STM. Metro e bus deserti. La sindaca Valérie Plante ha annunciato la proroga di 1 mese dell’ultimo versamento delle imposte fondiarie per i proprietari residenziali e commerciali, la nuova data limite è dunque posticipata dal 2 giugno al 2 luglio. Una tregua per i cittadini che priva le casse del Comune di 2 miliardi di liquidità, circa 1/3 del budget annuale. La sindaca rassicura che questo non avrà nessun impatto sui servizi ai cittadini, che non verranno compromessi. “Piuttosto, dobbiamo tutti rivalutare la nostra capacità di portare a termine certi progetti”. La Ville de Montréal stabilisce anche una moratoria di 6 mesi per il rimborso del capitale e degli interessi per le imprese che hanno avuto prestiti dai fondi PME MTL, Fondi locali di solidarietà e Fondi di commercializzazione delle innovazioni. In arrivo anche sostegni a 700 fondi PME che coprano le spese degli interessi di 1,3 miliardi di dollari per questo periodo. Previsto anche un aiuto d’urgenza di 5 milioni di dollari per i settori più mortificati dalla situazione, ossia imprese culturali e artistiche, commerci al dettaglio e di prossimità e industria del turismo. Non solo la vita quotidiana degli anziani cambia drasticamente, ma anche quella dei giovani: i campus di UdeM e Concordia stanno sfrattando di punto in bianco gli studenti dalle residenze universitarie, costringendoli a fare i bagagli e trovarsi un altro alloggio entro 4 giorni. Si spera almeno che la crisi di abitazioni a Montréal si attenui, se chi ha una camera in più normalmente disponibile sul tanto combattuto Airbnb, ora dovrà per forza maggiore riaffiatarla a lungo termine, visto lo stop degli introiti turistici. Autobus e linee metro sono molto meno utilizzati in questi giorni e si riflette sulla probabilità di cogliere l’occasione per abbassare l’ormai notevole costo di abbonamenti e biglietti della Société de transport de Montréal. 

    139 i casi in Québec. Difficile pensare di riaprire le scuole prima di maggio. Dopo gli aiuti del governo federale, anche il Ministro dell’economia e dell’Innovazione del Québec, Pierre Fitzgibbon, ha stanziato 2 miliardi e mezzo a sostegno delle imprese, parlando di prestiti da 50 mila dollari a tassi d’interesse di favore per tutte le attività. Misure speciali previste però per i settori più minacciati, come ristorazione, alberghiero, turistico e aeronautica.  François Legault ha commentato che “la priorità ora è la salute, ma anche quella economica è un’altra battaglia da non trascurare”. Il governo invita ad acquistare locale, prediligere i prodotti quebecchesi e aggiunge: “Non potremo salvare tutte le imprese, ma faremo il massimo possibile, con dei margini di manovra che fortunatamente sono importanti”. Il premier della CAQ ormai fa il punto della situazione con una conferenza stampa ogni giorno, giovedì 2 volte nella stessa giornata. Dopo le pubbliche condoglianze alla famiglia della prima vittima quebecchese del Covid-19, una persona anziana nella Lanaudière, ha raccomandato alla popolazione di non spostarsi da una regione all’altra del Québec, se non strettamente necessario, non abbassare la guardia e mantenere le misure di distanza sociale, non organizzare pranzi o cene in gruppo, nemmeno per sole 6-7 persone. Un appello anche ai giovani “non è questo il momento di riunirsi tra amici” e ancora una volta agli anziani “non andate assolutamente nei centri commerciali”. La capacità della provincia di 3000 test al giorno è salita a 5000. Il direttore della sanità pubblica Horatio Arruda ha ammesso che questa sarà “una lunga e dura battaglia” e raccomanda di non utilizzare le maschere che sono importanti solo per il personale sanitario, la popolazione deve solo lavarsi le mani, non toccarsi il viso e disinfettare le superfici. Intanto grandi catene come Ikea, Simons, la Baie d’Hudson, H&M, scelgono di chiudere temporaneamente i loro punti vendita. Un’apprensione aggiuntiva per il Québec è lo chemin Roxham, in Montérégie, alla frontiera americana, dalla quale arrivano spesso a piedi immigrati irregolari. Justin Trudeau ha dunque annunciato che gli immigrati clandestini che attraversano questa frontiera verranno d’ora in avanti respinti. 

    943 i casi in Canada. Il ministro degli Affari Esteri, François-Philippe Champagne, ha annunciato il decesso di un cittadino canadese in Giappone, per complicazioni di salute legate al coronavirus. Misure finanziarie del governo federale. Justin Trudeau (che lavora in isolamento precauzione essendo sua moglie Sophie Grégoire positiva al virus) e il suo Ministro delle Finanze Bill Morneau hanno annunciato un piano di sostegno finanziario a famiglie, lavoratori e imprese, stanziando 82 miliardi di dollari canadesi. Previsto un intervento diretto da 27 miliardi per i lavoratori, salariati o autonomi – chiamato Emergency Care Benefit o Allocation pour soins d’urgence – un’indennità per chi deve restare a casa senza congedo di malattia remunerato, ma anche per gli autonomi, chi è in quarantena obbligatoria e quelli in auto isolamento che non possono contare sui benefici dell’Employment Insurance. Anche per i lavoratori che devono rimanere a casa perché un parente stretto è stato contagiato dal Covid-19 o per via della chiusura delle scuole. Garantito un assegno bisettimanale di 900 dollari per un massimo di 15 settimane, per un valore di 10 miliardi di dollari. Aumentato il sussidio del Canada Child Benefit in media di 300 dollari al mese per ogni figlio a partire da maggio. 55 miliardi di esenzione fiscale per rispondere al bisogno di liquidità delle famiglie e sovvenzioni salariali del 10% per le piccole imprese per i prossimi 90 giorni, fino a un massimo di 1.375 dollari a impiegato e 25.000 dollari a datore di lavoro. Nel pacchetto di misure previsti anche 305 milioni di aiuti diretti per le popolazioni indigene, 157 milioni per i senzatetto e 50 milioni per le donne vittime di violenza che hanno bisogno di una sistemazione. La dichiarazione dei redditi è stata posticipata al 1º giugno, cosi come il pagamento di eventuali debiti all’erario al 31 agosto,  Intanto Ottawa e Washington hanno concordato la chiusura della frontiera tra Stati Uniti e Canada fino a nuovo ordine. Interrotti i viaggi non necessari, ma gli scambi commerciali non verranno compromessi e le catene di approvvigionamento soprattutto di cibo, medicinali e carburante non verranno interrotte. Il Canada ha chiuso le frontiere agli stranieri, ammessi al ritorno solo cittadini canadese, residenti permanenti e anche studenti e lavoratori con permesso temporaneo valido. La compagnia aerea AirTransat annuncia la graduale sospensione dei voli internazionali, annullati i voli di aprile da Montreal e Toronto verso Roma. AirCanada mette temporaneamente alla porta 5.000 agenti di volo.  

    In Italia oltre 4mila decessi: 627 tra giovedì e venerdì, di cui 381 in Lombardia. Venti febbraio, venti marzo: un mese scarso, 47mila contagiati e oltre 4mila morti. I dati forniti venerdì dalla Protezione Civile nella consueta conferenza stampa delle 18 segnano un altro record: quello dei decessi in 24 ore, ben 627, cifra che fa salire il numero complessivo delle vittime a 4.032. Ieri l’aumento era stato di 427. Salgono di tanto anche i contagiati: sono complessivamente 37.860 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a mercoledì di 4.670 e con il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – che ha raggiunto i 47.021. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 2.655, 157 in più rispetto al giorno prima. Di questi 1.050 sono in Lombardia. Dei 37.860 malati complessivi, 16.020 sono poi ricoverati con sintomi e 19.185 sono quelli in isolamento domiciliare. I guariti, invece, nel Bel Paese sono 5.129, 689 in più in 24 ore, quando l’aumento era stato di 415 unità. “Non sapremo mai quando sarà il picco, dicono gli esperti – ha ammesso Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile – : si parlava ragionevolmente della settimana prossima o successiva, ma non c’è un dato scientifico. Ci sono tendenze o valutazioni. Le misure finora hanno dato risultati – ha aggiunto il capo dipartimento della Protezione Civile –. Il numero di persone positive è frutto della circolazione del virus precedente alla stretta e ci auguriamo che con misure attuali e che saranno prese ci permetteranno di fermare l’epidemia”.  I DATI REGIONE PER REGIONE. Dai dati della Protezione Civile emerge che venerdì erano 15.420 i malati in Lombardia (1.482 in più di giovedì), 5.089 in Emilia Romagna (+583), 3.677 in Veneto (+508), 3.244 in Piemonte (+490), 1.844 nelle Marche (+222), 1.713 in Toscana (+291), 1.001 In Liguria (+118), 912 nel Lazio (+171), 702 in Campania (+97), 555 in Friuli Venezia Giulia (+33), 600 in Trentino (+109), 530 in provincia di Bolzano (+109), 551 in Puglia (+102), 379 in Sicilia (+58), 422 in Abruzzo (+56), 384 in Umbria (+56), 39 in Molise (+1), 288 in Sardegna (+84), 257 in Valle d’Aosta (+48), 201 in Calabria (+37), 52 in Basilicata (+15). Quanto alle vittime, se ne registrano: 2.549 in Lombardia (+381), 640 in Emilia Romagna, (+109), 131 in Veneto (+16), 209 in Piemonte (+34), 137 nelle Marche (+22), 47 in Toscana (+9), 119 in Liguria (+28), 17 in Campania (+0), 43 Lazio (+5), 38 in Friuli Venezia Giulia (+2), 26 in Puglia (+1), 17 in provincia di Bolzano (+3), 4 in Sicilia (+0), 17 in Abruzzo (+6), 7 in Umbria (+5), 7 in Valle d’Aosta (+1), 13 in Trentino (+1), 4 in Calabria (+1), 2 in Sardegna (+0), 5 in Molise (+3). I tamponi complessivi sono 206.886, dei quali oltre 128mila in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il giro di vite del governo: chiudono parchi e giardini. Chiusi tutti i parchi, le ville e i giardini pubblici. L’attività sportiva resta consentita, ma solamente vicino a casa. Viene introdotto il divieto di spostarsi nelle seconde case nei giorni festivi. La nuova ordinanza del governo, per uniformare le regole del contenimento sull’intero territorio nazionale, è arrivata come previsto venerdì in tarda serata. Palazzo Chigi ha accolto le richieste di regole più stringenti per fermare il coronavirus, arrivate soprattutto dalla Lombardia, dopo che altre Regioni avevano deciso di agire in autonomia. Sempre nella serata di venerdì c’è stata una videoconferenza tra i sindaci lombardi e il governatore Attilio Fontana. Da Milano Giuseppe Sala ha annunciato al Tg1 la proposta dei sindaci di chiudere “anche i tabacchi“. Mentre da Bergamo, la città al momento più sotto pressione, il Sindaco Giorgio Gori ha chiesto al governo di “bloccare tutto ciò che non è essenziale“. L’esercito lungo le strade (giovedì le denunce sono state 9.400) per effettuare controlli – ad iniziare da Milano con 114 militari – potrebbe non bastare e per questo l’esecutivo valuta anche l’opzione di tracciare i cellulari per ricostruire i contatti. Intanto, però, la nuova stretta da Palazzo Chigi è arrivata: durerà fino al 25 marzo, giorno in cui scade il Decreto del presidente del consiglio che ha disposto la chiusura di bar e negozi.

    Oltre 11.000 morti nel mondo, 5.000 in Europa E mentre gli ospedali europei reclamano macchinari respiratori, in Africa mancano acqua e sapone. L’Unicef stima che il 40% della popolazione mondiale, circa  3 miliardi di persone, non hanno accesso ad acqua corrente pulita e sapone per lavarsi le mani. Il terzo triste podio, subito dopo Cina e Italia, per numero di contagi, è ormai la Spagna, con una precipitosa ascesa a oltre 20 mila casi. Seguono Germania, Iran, Stati Uniti e Francia. Alcune testate riportano che invece in Cina non è stato più registrato alcun caso di contagio “domestico”, interno, non arrivato dall’estero, per la prima volta dallo scoppio dell’epidemia. 

    A Londra, un bébé positivo al COVID-19 alla nascita. La mamma infetta. Le testate britanniche riportano il caso di una donna che era stata ammessa al North Middlesex Hospital di Enfield, nella periferia nord di Londra, qualche giorno prima del parto per dei sintomi pneumonici. Dopo la nascita del bimbo, entrambi sono stati dichiarati positivi al test coronavirus. I due sono stati purtroppo separati, dal momento che la madre è stata trasferita in un centro specializzato per le malattie infettive, mentre il neonato è rimasto nell’ospedale. I medici brancolano attualmente nel buio nell’identificare tempi e modalità del contagio, se durante la gravidanza attraverso la placenta, durante il parto attraverso i liquidi corporali o a contatto con la madre subito dopo la nascita. Dopo questo inquietante caso, un ospedale di Wuhan, la città cinese da cui è partita l’epidemia, ha analizzato liquido amniotico, sangue del cordone ombelicale, latte materno e gola dei neonati di 9 casi in cui le donne incinta avevano contratto il virus e nessun campione è risultato positivo. Da queste analisi sembrerebbe dunque che il virus non passi dalla mamma al feto. Il caso londinese resta dunque ancora un triste mistero scientifico ancora tutto da spiegare. La Terra respira. Crolla l’inquinamento atmosferico. Le immagini satellitari della Nasa e dell’Agenzia spaziale europea mostrano una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto – quelle rilasciate da veicoli, centrali elettriche e impianti industriali – in primis in Cina e Italia del Nord. Si prevedono riduzioni dell’inquinamento atmosferico anche negli Stati Uniti. Secondo la Bbc, che incrocia dati forniti dalla Columbia University e da altri studi compilati negli ultimi giorni, rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala globale.

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  • Il Coronavirus non si ferma: nuove misure in Québec e in Italia, stato di emergenza negli USA

    Il Coronavirus non si ferma: nuove misure in Québec e in Italia, stato di emergenza negli USA

    In Canada oltre 150 casi, 17 in Québec. Il Primo Ministro del Canada Trudeau in quarantena preventiva, dopo che la moglie Sophie Grégoire è risultata positiva al Covid-19. In Italia il virus continua a mietere vittime: 250 solo nelle ultime 24 ore, 1.266 in tutto. Dall’inizio della pandemia, sono 17.660 i casi di contagio nel Belpaese, con 1328 ricoveri in terapia intensiva

    di Giulia Verticchio

    MONTRÉAL – “Misure importanti per forza maggiore”. Il mantra delle istituzioni del Québec, del Canada, dell’Europa, degli Stati Uniti e del mondo intero, ora, è quello di frenare la propagazione del contagio il più possibile per evitare che il numero dei malati superi la capacità di carico dei sistemi sanitari.

    Donald Trump dichiara lo stato di emergenza negli USA. Venerdì pomeriggio, Donald Trump ha dichiarato l’emergenza nazionale negli Stati Uniti, dove cresce di ora in ora l’allarme per la diffusione del coronavirus, con i 1.900 casi superati in tutto il Paese ed almeno 41 morti. La mossa del presidente “apre al finanziamento di 50 miliardi di dollari, che saranno dati agli Stati, territori e località impegnati che nella lotta condivisa alla malattia”. La Casa Bianca ha promesso che saranno disponibili “mezzo milione di test la settimana prossima”, ma ha invitato i cittadini a non correre tutti a fare il tampone. “Gli Usa sconfiggeranno la minaccia del coronavirus — ha promesso —, saremo in grado di garantire più posti letto. Tutti gli ospedali si tengano pronti”.

    L’emergenza coronavirus arriva inesorabile anche a Montréal. La sindaca Valérie Plante alza il livello di intervento e chiude centri comunitari e culturali, biblioteche, piscine, arene e installazioni sportive, tra i quali Planétarium, Jardin Botanique e Centre Claude-Robillard. Diverse le manifestazioni culturali, artistiche, economiche e agonistiche annullate, compresi il Salon national de l’habitation de Montréal, i Campionati mondiali di pattinaggio artistico e le parate di San Patrizio. Obbligo di quarantena di 14 giorni per tutti gli impiegati della funzione pubblica quebecchese e del Comune di Montréal ritornati da un viaggio in qualsiasi destinazione. I viaggi d’affari sono vietati, quelli per ragioni personali fortemente sconsigliati. Il Comune di Montréal esorta le aziende alla flessibilità, favorendo il telelavoro da casa quando possibile e permettendo agli impiegati di evitare le ore di punta in metro per recarsi a lavoro. La STM, l’azienda del trasporto pubblico, aumenta la frequenza di pulizia della metro. È comunque raccomandato agli utenti di lavarsi accuratamente le mani prima e dopo aver usato i trasporti in comune. 

    In Québec sono 17 i casi di COVID19 confermati. Francois Legault, nel suo calmo ma risoluto discorso alla conferenza stampa dell’Assemblea Nazionale, ha fatto “appello alla solidarietà dei Québécois” in queste prossime settimane che “saranno critiche”, in una situazione che “essendo realisti, andrà avanti per mesi”, ma “supereremo questa prova tutti insieme”. Il Primo Ministro invita la popolazione a contattare il numero d’emergenza provinciale 1 877 644-4545 e sovraccaricare meno l’Info-Santé 811. E assicura che non c’è alcun rischio di penuria alimentare in Québec. Intanto le cliniche specializzate stanno per passare da 3 (all’Hotel-Dieu CHUM di Montreal e a Quebec City già aperte, e quella in Montérégie prevista per la prossima settimana) a 15. Il Québec segue l’Ontario nella decisione di chiudere garderie, scuole, cégep e università per 2 settimane. L’iniziativa dei governi provinciali arriva ben più tempestivamente di quella del governo federale che si è fatta attendere in un silenzio difficile da interpretate. Il governo quebecchese ha esortato quello federale a chiudere rapidamente le frontiere canadesi ai viaggiatori provenienti dall’estero, che per tutto questo tempo hanno continuato ad atterrare negli aeroporti del Paese, anche da Cina e Italia, senza alcun controllo sanitario. 

    Sophie Grégoire Trudeau è risultata positiva ai test Covid-19, di ritorno da un viaggio a Londra. Il primo ministro Justin Trudeau, pur non manifestando alcun sintomo, è comunque soggetto ad isolamento, accordandosi a distanza e senza incontri personali con i leader autoctoni e i primi ministri provinciali. La Camera dei Comuni ad Ottawa ha sospeso i lavori parlamentari fino al 20 aprile. Dalle autorità sanitarie arriva semplicemente l’indicazione formale ad evitare i viaggi non essenziali. Il ministro dei trasporti Marc Garneau ha confermato che le navi da crociera non potranno attraccare fino al 1 luglio, ma la stessa azienda di Costa Crociere ha annunciato che sospenderà volontariamente le operazioni delle sue navi sino al 3 aprile.

    In tutto il Canada, sono attualmente 157 i casi di coronavirus confermati positivi, tutti rientrati da viaggi all’estero in paesi a forte allerta contagio. Viene inevitabilmente da pensare che anche questi relativamente “pochi” contagi si sarebbero potuti evitare, se compagnie aeree e aeroporti avessero avuti disposizioni preventive. 

    In Italia sono 17.660 i casi totali, 14.955 gli attuali positivi, 1.328 i ricoverati in terapia intensiva, 1.266 i deceduti e 1.439 i guariti. 250 vittime in un solo giorno. Ecco il numero dei contagiati (totali) nelle singole regioni: Lombardia 9.820 (+1.095 rispetto a giovedì), Emilia-Romagna 2.263 (+316), Veneto 1.595 (211), Piemonte 840 (260), Marche 725 (133), Liguria 345 (71), Campania 220 (41), Toscana 470 (106), Sicilia 130 (15), Lazio 277 (77), Friuli-Venezia Giulia 257 (90), Abruzzo 89 (6), Puglia 129 (25), Umbria 76 (12), Bolzano 125 (21), Calabria 38 (5), Sardegna 43 (4), Valle D’Aosta 28 (1), Trento 163 (56), Molise 17 (1), Basilicata 10 (2). Le grandi città si preparano: a Genova si pensa ad una nave-ospedale. Chiusa la sede della Rai in Puglia per un positivo. A Roma metro e bus chiuderanno la sera dopo le 21. Nel Belpaese il Covid-19 ha una letalità fino a 12 volte maggiore rispetto ad altri Paesi, la più alta del mondo. “A contribuire a questo tragico primato sono l’eterogeneità dei trattamenti in tutto il territorio e la scarsa tracciabilità dei casi positivi asintomatici a cui non viene effettuato il tampone nonostante siano stati a stretto contatto con uno o più pazienti accertati, contribuendo in modo inarrestabile alla crescita del contagio”: questo il monito dell’Associazione mondiale delle malattie infettive e i disordini immunologici (Waidid), presieduta da Susanna Esposito, che lancia un forte appello per combattere la pandemia, anche sulla base dell’esperienza degli esperti cinesi: “Diagnosi precoce, isolamento e trattamento sono i cardini per tenere a bada l’epidemia. Ma la tracciabilità si rivela fondamentale”. 

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara l’Europa nuovo epicentro della pandemia. Le vittime nel mondo superano la quota 5.000.

    La Spagna, con ormai oltre 4.000 contagi, dichiara lo stato di emergenza per limitare la circolazione delle persone. Francia e Svizzera hanno chiuso scuole e università. Shock nel Regno Unito. Fa discutere la tesi espressa da Sir Patrick Vallance, una delle due massime autorità mediche del governo di Boris Johnson: “Il 60% dei britannici dovrà contrarre il Covid19 per sviluppare l’immunità di gregge”. Boris Johnson ha esplicitamente sostenuto che “Molte famiglie perderanno i loro cari”. Lo scarto tra i contagi recensiti (circa 800) e quelli ipotizzati e presunti (fino a 10 mila) sembra gestita con approssimazione, ma è in realtà una vera e propria scelta del governo quella di non fare fondamentalmente nulla, perché “bloccare il virus è impossibile”, tanto vale che “gli inglesi sviluppino anticorpi”, insistendo che prendere misure “draconiane” non farebbe grande differenza e potrebbe addirittura risultare controproducente.

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  • Coronavirus, l’Oms: “È pandemia”

    Coronavirus, l’Oms: “È pandemia”

    In Canada oltre 100 casi, 8 in Québec, 2 morti in Colombia Britannia

     

    In Italia 12.462 contagiati,  827 morti e 1.028 pazienti in terapia intensiva

    Ultimo aggiornamento: mercoledì 11 marzo, ore 16

    NEW YORK – “È una pandemia”. Lo ha affermato, mercoledì, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra sul coronavirus, facendo il punto sull’emergenza sanitaria. “L’Oms ha valutato che Covid-19 può essere caratterizzata come una pandemia. Non abbiamo mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima. Ma non abbiamo mai visto nemmeno una pandemia che può, allo stesso tempo, essere controllata”, ha aggiunto.

    “Nelle ultime due settimane, il numero di casi al di fuori della Cina è aumentato di 13 volte e il numero dei paesi contagiati è triplicato. Ci sono più di 118.000 casi in 114 paesi e 2191 persone sono decedute. In migliaia stanno lottando per la vita negli ospedali. Nei giorni e nelle settimane davanti a noi, ci aspettiamo un ulteriore aumento di casi, di decessi e di paesi coinvolti”, ha detto ancora. “Siamo profondamente preoccupati dai livelli allarmante di diffusione e di gravità e dagli allarmanti livelli di mancanza di azione”, ha evidenziato.

    “Il termine ‘pandemia’ non va usato con superficialità o a cuor leggero. E’ un termine che, se utilizzato in maniera errata, può provocare panico non ragionevole o l’ingiustificata rassegnazione come se la lotta fosse terminata, provocando sofferenze e morti evitabili. Siamo grati per le misure che vengono adottate in Iran, Italia e Corea per rallentare il virus e contenere le epidemie. Sappiamo – ha affermato – che queste misure hanno un impatto pesante sulla società e sulle economie, come è accaduto in Cina”.
     

    Oltre 125mila casi nel mondo con più di 4.600 morti

    Arriva a quota 125.616 il numero di casi di Covid-19 nel mondo, con 4.605 morti. A renderlo noto è stato l’aggiornamento odierno del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc)

    Cina – Sono 3.158 i morti in Cina a causa della Covid-19 e nel gigante asiatico si registrano ormai 80.790 contagi. Gli ultimi dati diffusi dalle autorità sanitarie cinesi e relativi alla giornata di ieri parlano di 24 nuovi casi confermati e 22 morti, tutti nella provincia di Hubei, dove si trova la città di Wuhan, epicentro dell’epidemia. Lunedì in Cina si erano registrati 19 nuovi casi e 17 morti.

    Canada –  Il bilancio provinciale dell’Ontario sale a 41, quello della British Columbia a 39. L’ottavo caso confermato in Québec e 14 in Alberta fanno salire a 102 i contagi  di COVID-19 in tutto il Paese. La Colombia Britannica, intanto, ha registrato la prima vittima: un anziano residente in una casa di cura a nord di Vancouver. Il Primo Ministro Justin Trudeau, dopo aver creato uno speciale ‘Cabinet Committee’ per far fronte ad un’eventuale emergenza in Canada, ha annunciato lo stanziamento di 1 miliardo di dollari per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà. Le autorità sanitarie canadesi e statunitensi sconsigliano. Air Canada ha interrotto tutti i voli con l’Italia.

    Iran – Continua a crescere il numero delle vittime a causa del coronavirus in Iran, dove si sono registrati 63 morti nelle ultime 24 ore portando così a 354 il totale dei decessi. Ad aggiornare i dati è il ministero della Sanità di Teheran. Sono invece 958 i nuovi contagi, che portano a novemila il numero delle persone contagiate. Le autorità sanitarie iraniane aggiungono che sono 2.959 le persone guarite.

    Corea del Sud – Tornano a crescere i casi di coronavirus in Corea del Sud. I nuovi dati confermati dai Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc) e relativi alla giornata di ieri parlano di 242 nuovi casi confermati per un totale di 7.755. Lunedì la Covid-19 era stata diagnosticata a 131 persone. Nel Paese il coronavirus ha fatto 60 morti, per lo più anziani con patologie pregresse. Le aree più colpite restano quelle di Daegu e del Gyeongsang Settentrionale. Ma ora a preoccupare è Seul, dove – riporta la Yonhap citando il sindaco della città – 93 casi di coronavirus sono collegati a un call center nella zona sudoccidentale della metropoli.

    Turchia – Primo caso di infezione da coronavirus in Turchia. La conferma è arrivata dal ministro della Sanità, Fahrettin Koca, che ha precisato che “la persona in questione, colpita dal coronavirus in Europa”, è ora in quarantena. “E’ in buone condizioni – ha aggiunto il ministro in dichiarazioni riportate dall’agenzia ufficiale Anadolu – e tutti i suoi familiari e le persone che sono entrate in contatto con questa persona sono sotto sorveglianza sanitaria”. Koca non ha aggiunto altri dettagli sul caso.

    Africa – Sono fino a ora contenuti a 99 i casi di coronavirus registrati in Africa dove si continua a temere che l’epidemia possa essere virulenta data la fragilità del sistema sanitario di molti paesi e l’intensità dei contatti con la Cina, focolaio primario del contagio. Il Sudafrica oggi ha confermato altri sei casi di Covid-19. Si tratta di persone tornate di recente dall’Europa. “Alcune di loro sono state ricoverate in ospedale, altre sono in autoisolamento a casa”, ha reso noto l’Istituto nazionale di malattie infettive. Il numero complessivo di casi registrati in Sudafrica sale quindi a 13. I paesi che in Africa hanno denunciato contagi sono Algeria, Camerun, Egitto, Marocco, Nigeria, Senegal, Togo, Tunisia, Burkina Faso e Repubblica democratica del Congo. In Egitto, il paese più colpito insieme all’Algeria, è stato registrato un decesso.

    Usa – Sono ormai oltre 1100 i casi di coronavirus negli Stati Uniti, dove 31 persone sono morte a causa della Covid-19. È quanto emerge da un bilancio della Cnn, mentre i dati della Johns Hopkins University parlano di 1.025 casi confermati. Lo stato di Washington resta il più colpito, con 273 persone contagiate e 24 decessi, secondo i dati della Cnn. La California e lo stato di New York registrano rispettivamente più di 100 casi.

    Germania – Terza vittima per il coronavirus in Germania. Lo ha reso noto un portavoce di Heinsberg, nel land del Nord Reno Westfalia, lo stesso dove si sono registrate le altre due vittime.

    Regno Unito – Le autorità sanitarie britanniche hanno diffuso l’ultimo bollettino sul contagio da coronavirus nel Regno Unito. Alle 9 di questa mattina risultavano 456 casi confermati, 83 in più rispetto a ieri. Si tratta dell’incremento maggiore in un singolo giorno da quando è stato rilevato il primo caso a gennaio. Sei i decessi nel Regno Unito, mentre altri due britannici sono morti all’estero: un passeggero della Diamond Princess deceduto il mese scorso e una donna di 53 anni morta a Bali. Il Servizio sanitario ha inoltre annunciato che intende aumentare fino a 10mila il numero dei test effettuati in un giorno, rispetto agli attuali 1.500.

    Spagna – La Spagna ha superato i duemila contagi da coronavirus. “2002 casi erano stati notificati a inizio mattinata”, ha indicato alla stampa Fernando Simon, responsabile del centro di allerta sanitaria nazionale. La metà di questi casi sono concentrati nella regione di Madrid. I decessi sono stati 47, 31 dei quali vicino alla capitale.

    Svezia – La Svezia è il primo paese scandinavo a registrare un morte per l’infezione da coronavirus. Il decesso è stato reso noto dalle autorità della regione di Stoccolma. Si tratta di una persona anziana, che era ricoverata in terapia intensiva e soffriva di altre malattie, è stato riferito senza divulgare ulteriori dettagli.

    Israele – Sono saliti a 79 i casi di coronavirus in Israele, ma si teme che il contagio si estenderà ulteriormente. Fra i nuovi casi, riferiscono i media, vi è un dipendente dell’aeroporto Ben Gurion a cui è stato fatto il test solo quando la sua influenza si è trasformata in polmonite. L’uomo non aveva viaggiato all’estero, né era stato in contatto con persone ritenute a rischio. È risultato inoltre positivo il preside di una yeshiva (scuola religiosa) in Cisgiordania.

     

    Coronavirus in Italia: 12.462 casi e 827 morti

    1.028 sono in terapia intensiva (+151), mentre 3.724 sono in isolamento domiciliare

    ROMA – In Italia, dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, 12.462 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2, 2.313 in più rispetto a martedì. Di queste, 827 sono decedute (+196) e 1.045 sono guarite (+41). Attualmente i soggetti positivi sono 10.590 (il conto sale a 12.462 — come detto sopra — se nel computo ci sono anche i morti e i guariti).

    I pazienti ricoverati con sintomi sono 5.838 (+800); 1.028 sono in terapia intensiva (+151), mentre 3.724 sono in isolamento domiciliare fiduciario.

    Regione per Regione. Ecco il numero dei contagiati (totali) nelle singole regioni:

    Lombardia 7.280 (+1.489 rispetto a martedì e +94 casi in terapia intensiva)

    Emilia-Romagna 1.739 (+206)

    Veneto 1.023 (176)

    Piemonte 501 (48)

    Marche 479 (85)

    Liguria 194 (53)

    Campania 154 (27)

    Toscana 320

    Sicilia 83 (21)

    Lazio 150 (34)

    Friuli-Venezia Giulia 126 (10)

    Abruzzo 38 (-)

    Puglia 77 (18)

    Umbria 46 (9)

    Bolzano 75 (37)

    Calabria 19 (6)

    Sardegna 37 (17)

    Valle D’Aosta 20 (3)

    Trento 77 (25)

    Molise 16 (1)

    Basilicata 8 (1)

     

    Le misure di contenimento in ITALIA

    ROMA – Intanto le misure per contenere il contagio del coronavirus sono state strette con l’Italia dichiarata “zona protetta”, ma sembra non bastare. La Lombardia vuole passare a uno step successivo: chiudere uffici e fermare bus e metro. L’idea è di lasciare aperti solo i negozi di alimentari e le farmacie, chiudere  bar e ristornati e fermare la produzione. Ed il Premier Giuseppe Conte ci sta pensando: “Spiegatemi i dettagli”.

    In proposito Borrelli ha dichiarato che la chiusura generalizzata è da valutare, ma che al momento non ci sono decisioni in proposito perché non sono cambiate le indicazioni dle comitato scientifico. E sempre a proposito dell’impiego dell’esercito per far rispettare le misure decise ha detto: “Io credo ci debba essere un rispetto delle cautele e prescrizioni di tipo volontario. Un controllo c’è, ma voglio ricordare che ci deve essere un comportamento responsabile da parte di ognuno di noi”.

    Ipotesi su cui è d’accordo anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che il 9 marzo era stato tra i primi a chiedere la chiusura della Lombardia e ora in un tweet avverte di non farsi “trarre in inganno” dal dato dei pazienti ricoverati in terapia intensiva : “Sembra che la crescita stia solo rallentando e invece è solo perché non ci sono più posti (se ne aggiungono pochi con grande fatica). I pazienti che non possono essere trattati vengono lasciati morire”.

    E mentre Milano si prepara al blocco totale delle attività, il modello Lombardia potrebbe essere esteso a tutta l’Italia. In Campania la Regione chiude negozi di barbiere, parrucchiere, centri estetici. In Emilia chiusi anche mercati, gelaterie e piadinerie.

     

    Il governo stanzia 25 miliardi per sostenere l’economia

    I soldi aiuteranno famiglie, imprese e lavoratori. Gualtieri: “Nessuno perderà il lavoro per il coronavirus. Lʼipotesi sforamento del 3% deficit/Pil dipenderà dallʼuso delle risorse”

    ROMA – Il governo ha stanziato 25 miliardi di euro per “sostenere famiglie, imprese e lavoratori” a fronteggiare l’emergenza economica legata al coronavirus. Lo ha comunicato Giuseppe Conte nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, spiegando che si tratta di “una somma straordinaria da non utilizzare interamente subito ma da poter usare per far fronte a tutte le difficoltà di questo momento”.

    Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato che c’è un ottimo clima di collaborazione con i leader europei, con i quali “lavoreremo in coordinamento, manderemo i nostri scienziati per creare una task force europea allo scopo di promuovere la ricerca e combattere l’emergenza”. Il governo intende quindi rafforzare ulteriormente il sostegno previsto per il sistema sanitario, per i cittadini e per le imprese e aumentare le risorse a favore della Protezione civile e della sicurezza e il premier chiarisce: “Stiamo facendo tutto ciò che è necessario, con ogni strumento a disposizione. Insieme ce la faremo”.

    Gualtieri: “Nessuno perderà il lavoro” – “Stiamo preparando un nuovo provvedimento – aggiunge il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri andando nei dettagli della misura -: i principi sono pieno sostegno di risorse al sistema nazionale sanitario, alla Protezione civile, mitigazione del virus, in secondo luogo sostegno al lavoro. Come anticipato nessuno perderà il lavoro per il coronavirus. Poi ci sarà il sostegno alla liquidità per famiglie e imprese, infine interventi sulle scadenze fiscali. Questa è una prima tappa”.

    “Sforare il 3%? Dipenderà dall’uso delle risorse” – In merito all’ipotesi di sforare il 3% nel rapporto deficit/Pil, il ministro spiega: “Tecnicamente c’è un’autorizzazione del Parlamento a stanziare fino a 20 miliardi in termini di indebitamento, 25 in termini di stanziamento. Il livello di deficit dipende da quanto effettivamente sarà impiegato. La prima misura impiegherà la metà di queste risorse, l’utilizzo dell’altra metà dipenderà anche da eventuali risorse europee. E’ ancora presto dire il livello di deficit che verrà raggiunto”.

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  • Il Coronavirus avanza: oltre 3.400 vittime nel mondo

    Il Coronavirus avanza: oltre 3.400 vittime nel mondo

    (Dati aggiornati alle ore 17 di venerdì 6 marzo 2020)

    di Giulia Verticchio 

    In Canada i contagiati sono oltre 50, mentre in in Italia il bilancio si aggrava: 4.600 casi,
    462 in terapia intensiva e 197 decessi. Lombardia ed Emilia Romagna le regioni più colpite

    Montréal Oltre 101 mila contagiati e più di 3.400 vittime. Colpiti oltre 91 Paesi, non sono state risparmiate neanche le isole di Saint-Barthelemy (Francia), dei Caraibi e di Faroe (Danimarca) nel Nord Atlantico. Dopo la Cina, che ormai conta oltre 80.500 casi, nella triste “top 4” ci sono ancora Corea del Sud (oltre 6.500), Iran (oltre 4.700) e Italia (oltre 4.600). Con il resto dei paesi, i numeri hanno un considerevole distacco, ma preoccupano comunque anche Germania e Francia, entrambe con oltre 650 casi. Soprattutto l’est della Francia (Alto Reno) ha chiuso un centinaio di scuole e decretato il divieto di “raduni di oltre 50 persone”. È impennata di contagi nel Regno Unito, con 164 casi. 

    Negli Stati Uniti, il bilancio dei casi sale a 272, diffusi in 20 stati. I più colpiti sono la California, con 48 casi e un morto, e lo stato di Washington, con 57 casi e 13 vittime. A New York al momento il numero dei pazienti positivi è fermo a 22. Via libera del Congresso e del Senato ad un pacchetto da 8,3 miliardi di dollari per far fronte all’emergenza sanitaria. Il Presidente Donald Trump sta valutando l’eventualità di stanziare i finanziamenti per le calamità naturali alle cure mediche dei pazienti privi di assicurazione sanitaria. 

    In Canada, 3 nuovi casi in Ontario – che portano il bilancio provinciale a 26 -, un terzo caso in Québec e un primo caso in Alberta fanno salire a 51 i contagi  di COVID-19 in tutto il Paese. Il Primo Ministro Justin Trudeau ha creato uno speciale Cabinet Committee per far fronte ad un’eventuale emergenza in Canada, che per ora non c’è, ma che, vista la totale assenza di controlli agli arrivi negli aeroporti, sembra imminente. Il governo federale ha stanziato fondi pari a 27 milioni di dollari per finanziare la ricerca scientifica, ma ad oggi non esistono misure-filtro per chi scende dagli aerei anche da paesi focolari. In Québec, le autorità sanitarie provinciali annunciano un altro caso probabile, risultato positivo ad un primo test, ma attualmente sotto scrutinio del laboratorio nazionale di Microbiologia di Winnipeg. La persona infetta è tornata da un viaggio in Francia.  A Montreal, la Société de Transport STM aumenta la frequenza di pulizia dei treni della metro: i posti a sedere ed i sostegni verranno disinfettati almeno una volta a settimana, invece che ogni 40 giorni.   

    In Italia 4,636 casi, 462 in terapia intensiva e 197 decessi, con le regioni Lombardia e Emilia Romagna in ginocchio. Scuole e Università chiuse fino al 15 marzo: una decisione presa dal Governo seguendo la “linea della massima precauzione”. Sospensione in tutto il Paese di manifestazioni ed eventi “di qualsiasi natura” e “in qualsiasi luogo”; partite e competizioni sportive, compresa la serie A, a porte chiuse, senza tifosi. Il primo caso in Vaticano costringe ad uno studio delle modalità per proseguire gli appuntamenti che richiamano normalmente molti fedeli. Si ipotizza che l’Angelus di Papa Francesco di domenica 8 marzo venga trasmesso solo in video. Analoga decisione potrebbe essere presa anche per l’udienza generale del mercoledì. Circa 150 medici di famiglia sono in quarantena, in isolamento o ricoverati, in diverse province italiane, lasciando circa 1.500 cittadini senza punto di riferimento sanitario sul territorio. Al via dunque migliaia di assunzioni di medici e personale sanitario, finanziate con circa 1 miliardo e mezzo dei 7,5 miliardi annunciati dal governo come prima misura economica per fronteggiare l’emergenza. Al Consiglio europeo straordinario sulla salute è arrivato un plauso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità all’Italia per la gestione della crisi e il Commissario UE lancia un avvertimento: “Gli altri paesi guardino all’Italia e si preparino”. 

    Crollano le Borse europee. È rischio recessione globale. Venerdì Piazza Affari ha chiuso in profondo rosso -3,5%, per non parlare di Parigi (-4,14%), Francoforte (-3,37%), Londra (-3,62%) e Madrid (-3,54%).”L’economia italiana è probabilmente in recessione”, scrive Moody’s prevedendo una probabile contrazione del PIL nel primo trimestre. Wall Street ha chiuso in territorio negativo, ma in recupero rispetto a metà seduta, quando i listini erano arrivati a perdere oltre il 3%. Il Dow Jones ha perso lo 0,97% a 25.868,37 punti, il Nasdaq ha ceduto l’1,87% a 8.575,62 punti, mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno l’1,70% a 2.972,49 punti. L’oro, invece, ha messo a segno la migliore settimana dal 2016: le quotazioni sono salite di quasi il 7%, portando il prezzo a 1.680 dollari l’oncia.

    OMS: forse è un virus che persiste. Alla conferenza stampa tenutasi venerdì a Ginevra sul coronavirus, Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Unità malattie emergenti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ha commentato i casi in cui è sembrato che una stessa persona si infettasse due volte. Secondo l’esperta bisogna anche guardare ai “criteri per le dimissioni di un paziente, che noi fissiamo in due test negativi a 24 ore di  distanza l’uno dell’altro. Alcuni di questi casi in Cina hanno mostrato una positività dopo un primo test negativo. Le evidenze che abbiamo non danno indicazione che si tratti di una re-infezione, bensì di una persistenza del virus”.

    Le precauzioni da seguire di medici e microbiologi 

    1. LAVARSI SPESSO LE MANI, con sapone, per 20 secondi. 
    2. In mancanza di acqua corrente, DISINFETTARE LE MANI con una soluzione idroalcolica come il Purell.
    3. EVITARE DI TOCCARSI OCCHI, NASO, LABBRA .
    4. MANTENERE UNA DISTANZA DI 1-2 METRI dalle persone in pubblico .
    5. NON TOCCARE GLI APPIGLI SUI MEZZI PUBBLICI a mani nude.
    6. COMPRARE LOCALE. Potendo scegliere, meglio acquistare alimenti prodotti o trasformati in Québec che alimenti che provengono da altrove. Ad esempio, un pomodoro di serra coltivato qui avrà viaggiato molto meno di un pomodoro importato dall’estero, che potrebbe aver circolato in un luogo contaminato. 
    7. LAVARE FRUTTA E VERDURA, comunque, prima del consumo.
    8. RESTARE A CASA IN CASO DI FEBBRE, TOSSE O FIATO CORTO. Non è il momento di fare gli eroi e andare comunque a lavoro. 
    9. FARE SCORTA DI CIBO  E ANALGESICI in caso si debba restare in casa per 1 mese.
    10. TOSSIRE E STARNUTIRE NELL’ANGOLO DEL GOMITO.
    11. GETTARE I FAZZOLETTI IN CUI SI TOSSICE O CON CUI CI SI SOFFIA IL NASO e non tenerli in tasca.
    12. NIENTE PANICO. Il rischio di contagio in Canada è molto limitato.
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  • Giustizia, Immigrazione e Lavoro agli Italiani

    Giustizia, Immigrazione e Lavoro agli Italiani

    Il Primo Ministro ha scelto David Lametti, Marco Mendicino e Filomena Tassi

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    ‘Il Buongiorno si vede dal mattino’ e ‘Chi ben comincia è già a metà dell’opera’: sono due proverbi che calzano a pennello per sintetizzare il nostro giudizio sulla composizione del nuovo governo di minoranza guidato da Justin Trudeau. A questi potremmo aggiungerne un altro: “Date a Cesare quel che è di Cesare”. Finalmente, la folta e influente Comunità Italo-Canadese ottiene la giusta considerazione e trova una degna rappresentanza nel nuovo esecutivo liberale, con tre Ministeri strategici come Lavoro, Giustizia e Immigrazione. Tre settori-chiave per il buon funzionamento di uno stato di diritto. Il giusto attestato di stima verso una Comunità che, più di altre, ha contribuito, con la sua intraprendenza ed i suoi valori, allo sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese degli Aceri. Senza trascurare la quasi innata ‘vocazione’ Italo-Canadese a votare in blocco per il Partito Liberale. Basti pensare che nei 33 collegi ad alta densità italiana (dove risiedono almeno 10mila Italo-Canadesi), gli eletti Liberali sono passati da 24 a 25. Insomma, la storica fedeltà italiana non ha vacillato, nemmeno dopo 4 anni di deficit galoppante, misure controverse e qualche scandalo di troppo. Trudeau ha voluto premiare chi lo ha sostenuto, nonostante il vento contrario. Facendosi perdonare per la ‘dimenticanza’ del 2015, quando ha varato un governo per la prima volta senza volti Italo-Canadesi: il ‘tributo’ tricolore al governo di Ottawa cominciato nel 1981 con Carletto Caccia, passando per Lisa Frulla e Alfonso Gagliano, si era bruscamente fermato a Julian Fantino nel 2015. Ora manca l’ultimo step per completare l’opera di “riconciliazione”: le scuse agli Italo-Canadesi per l’internamento arbitrario durante la Seconda Guerra Mondiale, come promesso il 14 giugno scorso, a Vaughan. Per saldare un debito con la storia e rimarginare una ferita mai cicatrizzata. Nel frattempo, ci rallegriamo per un governo che parla un po’ più italiano. Prima di tutto, ci sembrava un atto dovuto – e così è stato – confermare alla Giustizia David Lametti, entrato nella stanza dei bottoni del Consiglio dei Ministri nel secondo rimpasto della scorsa legislatura, a soli 9 mesi dal voto: anche nei panni di Procuratore Generale del Canada, Lametti ha avuto il merito di gestire con freddezza ed oculatezza il caso Snc-Lavalin, dopo la burrascosa uscita di scena di Jody Wilson-Raybould. Docente di Diritto all’Università McGill, il deputato Italo-canadese (nato a Port Colborne, in Ontario, da genitori marchigiani) si è lanciato in politica nel 2005, eletto nella contea di LaSalle-Émard-Verdun. Marco Mendicino, dal canto suo, è il nuovo Ministro dell’Immigrazione e della Cittadinanza. Eletto per la prima volta nel 2015 nella contea di Eglinton—Lawrence, in Ontario, Mendicino, 46 anni, originario di Cleto, in provincia di Cosenza, è il secondo calabrese, in ordine di tempo, ad essere investito di questa nomina, dopo Judy Sgrò, che aveva guidato il dicastero tra il 2003 e il 2005. Un pezzo di Calabria che si va ad aggiungere ai deputati eletti nell’ultima tornata elettorale, sempre nel Partito Liberale: oltre a Mendicino, hanno staccato il rinnovo del pass per Ottawa anche Judy Sgrò e Francesco Sorbara. Per Mendicino non sarà una passeggiata: avrà l’ingrato compito di svecchiare e snellire un sistema spesso farraginoso, appesantito da un iter burocratico e da requisiti stringenti che penalizzano gli stessi candidati italiani. Le cifre sono allarmanti: degli oltre 3,6 milioni di stranieri che hanno ottenuto la residenza permanente dal 2006 ai primi otto mesi del 2019, solamente 8.649 sono italiani: lo 0,23% del totale! Ad essere promossa, infine, è stata anche l’Italo-Ontariana Filomena Tassi, che dagli Anziani, dicastero senza portafoglio, è passata al Lavoro, che ha un valore specifico molto più rilevante. Eletta per la prima volta nel 2015 nella contea di Hamilton West-Ancaster—Dundas, Filomena è laureata in Giurisprudenza, oltre a vantare un Master in Educazione Religiosa.

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  • Ora le scuse per l’internamento

    Ora le scuse per l’internamento

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Gli elettori Italo-Canadesi hanno confermato la loro fiducia in Justin Trudeau: ora ci aspettiamo qualche Ministro al governo, così come il rispetto della ‘parola data’ lo scorso giugno a Vaughan

    Il Parlamento canadese è pronto a ripartire con i seggi così suddivisi: 157 ai Liberali, 121 ai Conservatori, 32 al Bloc Québécois, 24 all’NDP e 3 ai Verdi. Nessun partito ha ottenuto i 170 seggi necessari per esprimere un governo solido e forte. I Liberali hanno perso 27 seggi rispetto a quattro anni fa (184), di cui 9 solo in Québec. Addirittura zero seggi in Alberta ed in Saskatchewan. Considerando che il Partito Conservatore si è aggiudicato il voto popolare, conquistando il 34,4% dei consensi contro il 33,1% dei Liberali, è indubbio che oggi il Canada sia un Paese profondamente diviso. Tra città e regioni, così come tra est e ovest. Trudeau dovrà essere conciliante: il suo sarà pure il governo minoritario più forte della storia, ma resta pur sempre minoritario. E quindi sarà alla mercè dei compromessi. È vero che nella storia del Canada ci sono già stati 13 governi minoritari (tra cui quello di Pierre Elliot Trudeau con i Neodemocratici nel 1972-74) ed è anche vero che spesso hanno partorito riforme epocali, come l’assicurazione sanitaria pubblica ed il regime pensionistico federale; ma è anche vero che in media durano 20 mesi. Meno della metà della durata naturale. Insomma, i primi mesi saranno cruciali. In occasione della manovra economica del 2021 o del 2022, i Neodemocratici potrebbero già staccare la spina. In ogni caso, il governo minoritario verrà alla luce il 20 novembre. Lo ha annunciato lo stesso Primo Ministro, che poi ha chiarito: “Non ci sarà nessuna coalizione”. Trudeau ha spiegato che dialogherà con tutti i leader delle opposizioni. La sua sarà una maggioranza mobile e flessibile: ci saranno provvedimenti in cui i Liberali cercheranno la sponda dei Neodemocratici (con il rischio di un boom del deficit), altri in cui cercheranno l’appoggio del Bloc; ed altri ancora, come nel caso del gasdotto, in cui potranno contare sul sostegno dei Conservatori. Una cosa è certa: i Liberali hanno potuto contare sul voto degli Italo-canadesi. Come certifica il Corriere Canadese, infatti, “nei 92 distretti federali dove la presenza degli italocanadesi è superiore a 5mila, i Liberali hanno ottenuto 67 seggi (72,8%), mentre i Conservatori non sono andati oltre a 21 collegi conquistati (22,8%)”. A questo punto ci aspettiamo una significativa presenza di Ministri Italo-Canadesi al governo. A cominciare dalla riconferma di David Lametti. Ma soprattutto, ci aspettiamo che il governo tenga fede alla promessa fatta il 14 giugno scorso, quando, in occasione di un evento a Vaughan, Justin Trudeau ha annunciato che avrebbe chiesto scusa agli Italo-Canadesi internati durante la Seconda Guerra Mondiale. “Le scuse si svolgeranno nella Camera dei Comuni nei mesi successivi all’insediamento del nuovo governo”, ha spiegato dalle nostre colonne lo stesso Ministro Lametti. La tempistica ci aveva fatto storcere il naso. Ora Trudeau può dimostrare tutta la sua buona fede e riscattare la memoria di 700 connazionali rinchiusi ingiustamente nei campi di concentramento. Saldando un debito con la storia e rimarginando una ferita mai cicatrizzata. Aspettiamo fiduciosi.

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  • Riconfermato, ma con riserva

    Riconfermato, ma con riserva

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Il Canada resta liberale, ma questa volta la fiducia accordata al Primo Ministro non è stata totale e incondizionata: gli elettori hanno scelto ancora Trudeau, ma senza la stessa convinzione e compattezza del 2015. Trudeau ha mantenuto il potere, ma la sensazione è che questa volta si sia imposto più per la mancanza di alternative credibili che per meriti personali, acquisiti in quattro anni di governo. Nessuno dei leader è riuscito a convincere gli elettori, conquistando la maggioranza dei seggi necessari (170) per governare senza patemi d’animo fino al 2023: Andrew Scheer (Partito Conservatore) poco carismatico e autorevole,  Jagmeet Singh (NDP) troppo progressista, Elizabeth May (Partito Verde) troppo schiacciata sull’ecologismo militante, Yves-François Blanchet (Bloc Québécois) troppo Quebec-centrico e Maxime Bernier (Partito Popolare) troppo estremista. Alla fine i canadesi si sono affidati al vecchio adagio popolare: ‘Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova’. Da qui la scelta di rinnovare la fiducia a Trudueau, ma senza lasciargli campo libero. A limitarlo saranno le opposizioni, con cui Trudeau dovrà negoziare la sua azione di governo. Per un esecutivo ‘sotto tutela’. Una tutela neodemocratica o blocchista, con Singh favorito su Blanchet a fare da stampella all’esecutivo. Grazie ai 156 deputati liberali eletti, infatti, basterebbe aggiungere i 25 Arancioni e magari i 3 Verdi (183 in tutto, 13 in più rispetto ai 170 necessari) per formare un governo di centrosinistra. Una soluzione naturale e logica in teoria, ma difficilmente praticabile, visto che in campagna elettorale, sia la May che Singh non hanno risparmiato critiche feroci a Trudeau, accusato di predicare bene e razzolare male. Il Bloc di Blanchet ed i Liberali, d’altro canto, sono lontani anni luce su temi fondamendali, come la laicità dello stato ed i poteri della Belle Province, sulla dichiarazione dei redditi e sull’immigrazione. C’è poco da fare: a questo punto Trudeau dovrà turarsi il naso e negoziare. La colpa di questa evidente ‘diminutio’ è solo sua: gli elettori lo hanno ‘dimezzato’ per i troppi passi falsi compiuti: sia di immagine, come il viaggio-fiasco in India e lo scandalo del BlackFace, che di sostanza, come l’acquisto del gasdotto, il debito ed il deficit galoppante, la legalizzazione controversa della cannabis, l’intenzione di contestare in Corte Suprema la legge sulla laicità del Québec ed il tentativo di insabbiare le presunte condotte illecite di SNC-Lavalin. Errori di gioventù ed inesperienza, che gli sono costati popolarità e seggi.  Ora governerà con un esecutivo che rischia di diventare un governicchio, indebolito alla nascita dai necessari compromessi al ribasso che dovrà negoziare in Parlamento.

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  • Governo liberale minoritario

    Governo liberale minoritario

    Justin Trudeau è stato riconfermato Primo Ministro: guiderà il Paese per un secondo mandato di fila, ma dovrà scendere a patti con le opposizioni, non potendo contare su una maggioranza relativa in Parlamento

    Liberali sorpresi dal Bloc Québécois di Blanchet, che si aggiudica 32 seggi, 22 in più rispetto a 4 anni fa. Conservatori traditi dall’Ontario, dove conquistano solo 3 seggi in più rispetto al 2015

    Montréal – Il Canada ha scelto: Justin Trudeau resta Primo Ministro, ma guiderà un governo di minoranza. Nelle ultime 6 elezioni, si è già verificato 3 volte: nel 2004 con Paul Martin (PLC), poi nel 2006 e nel 2008 con Stephen Harper (PC). Lunedì 21 ottobre il Partito Liberale si è aggiudicato le elezioni numero 43 della storia federale, ma dovrà scendere a patti con le opposizioni, non essendo riuscito ad accaparrarsi i 170 seggi  necessari per ottenere la maggioranza relativa alla Camera dei Comuni. Un sorriso a metà per Trudeau, che ha vinto, ma non ha stravinto: gli elettori gli hanno rinnovato la fiducia, ma con riserva. La sua azione di governo sarà, per forza maggiore, condizionata dai patti che dovrà stringere verosimilmente con il Partito Neodemocratico ed il Bloc Québécois. Se il partito orange di Jagmeet Singh ha deluso le attese conquistando solo 26 seggi, a sparigliare le carte è stato il partito nazionalista di Yves-François Blanchet, capace di condurre una campagna elettorale magistrale e portare a casa addirittura 32 seggi (+22 rispetto a 4 anni fa).  Oltre 27 milioni di elettori, di cui 6,5 nella provincia del Québec, hanno eletto i deputati in 338 circoscrizioni elettorali. Nella legislatura precedente, i seggi erano così distribuiti: 177 ai Liberali, 95 ai Conservatori, 39 ai Neodemocratici, 10 ai Blocchisti, 2 ai Verdi, 1 ai Popolari, 9 Indipendenti e 5 vacanti. I parlamentari, il cui mandato dura quattro anni, sono stati eletti con il sistema maggioritario secco: ad aggiudicarsi il seggio, infatti, sono stati i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti in ciascun distretto elettorale. Un sistema che produce spesso una distorsione tra il voto popolare e la distribuzione dei seggi. Tanto che, rispetto ai dati ufficiali aggiornati all’una di notte, i Conservatori vantano il 34,5% del consenso popolare, contro il 33 % del Partito Liberale, il 7,9 % del Bloc Québécois, il 15,9% del Partito Neodemocratico ed il 6,3% del Partito Verde. Se il vero vincitore di questa tornata elettorale è il blocchista Yves-François Blanchet, mattatore incontrastato in Québec, l’unico grande sconfitto è Andrew Scheer, che si è difeso bene nelle Province Atlantiche, salvo poi arretrare in Québec, dove ha conquistato 9 seggi rispetto agli 11 di 4 anni fa, e fare pochi progressi in Ontario, dove si è aggiudicato 37 seggi, solo 4 in più rispetto al 2015. Vano il ‘cappotto’ nelle Province dell’Alberta (33 seggi a zero) e in Saskatchewan (14 a zero), tradizionalmente blu; così come anche la sostanziale tenuta in British Columbia (17 seggi, +7 rispetto al 2015, contro gli 11 Liberali e gli 11 Neodemocratici). Rieletti tutti i leader dei partiti: Andrew Scheer nella contea di Regina—Qu’Appelle, Justin Trudeau a Papineau, Yves-François Blanchet a Beloeil-Chambly ed Elizabeth May a Saanich-Gulf Islands. Non ce l’ha fatta, invece, Maxime Bernier nella circoscrizione di Beauce. Col 96,61% dei voti scrutinati, l’affluenza registrata è stata del 62,7% (contro il 68,3% nel 2015 ed il 61,1% nel 2011).  (V.G.)

    In Québec è tornato il Bloc

    Montréal – Cavalcando l’onda lunga della vittoria di François Legault al governo provinciale, Yves-François Blanchet ha sorpreso tutti, analisti e avversari, facendo risorgere il Bloc Québécois: dopo una campagna elettorale misurata ed efficace, senza mai agitare lo spettro della secessione, il partito nazionalista delle Belle Province ha saputo convincere pure gli indecisi, portando il numero di deputati da 10 a 32. Un’Araba Fenice risorta dalla sue ceneri, dopo che nel 2011 i deputati del Bloc erano stati letteralmente decimati (solo 4). Una vittoria enorme, che fa del Bloc Québécois il vero ago della bilancia del nuovo governo liberale minoritario. Una vittoria che ha penalizzato i Liberali ed i Conservatori, fermi rispettivamente a 35 e 10 deputati eletti. Grande delusione per i Neodemocratici, che hanno portato a casa 1 misero seggio in tutta la Provincia. Montréal si conferma una città liberale con 24 deputati eletti, ma anche qui è arrivata l’onda nazionalista, con ben 14 seggi a favore del Bloc.

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  • Chi sarà il prossimo Primo Ministro?

    Chi sarà il prossimo Primo Ministro?

    Montréal – Ci siamo: ancora pochi giorni di campagna elettorale e poi il Canada avrà un nuovo governo federale. Saranno le elezioni numero 43 della storia federale canadese e serviranno ad eleggere il Primo Ministro numero 24. Oltre 27 milioni (27.243.224) gli elettori, di cui 6,5 nella provincia del Québec, dovranno scegliere i deputati in 338 circoscrizioni elettorali. Oggi i seggi sono così distribuiti: 177 ai Liberali, 95 ai Conservatori, 39 ai Neodemocratici, 10 ai Blocchisti, 2 ai Verdi, 1 ai Popolari, 9 Indipendenti e 5 vacanti. I parlamentari, che resteranno in carica quattro anni, sono eletti con un sistema maggioritario secco: il candidato che ottiene il maggior numero di voti, in ogni distretto elettorale, si aggiudica il seggio. Oltre 2 milioni di elettori hanno già esercitato il loro diritto attraverso il voto ‘anticipato’: una cifra-record, che si riferisce solo alle giornate di venerdì e sabato (non comprende l’affluenza di domenica e lunedì), ma già registra un clamoroso +25% rispetto al 2015. L’ultimo dibattito in francese, moderato dai giornalisti di Radio-Canada, non ha prodotto particolari scossoni: il conservatore Andrew Scheer ed il liberale Justin Trudeau, Primo Ministro uscente, si sono marcati da vicino, difendendosi bene, senza però sferrare l’attacco decisivo. Favorendo, così, il terzo e quarto incomodi: il neodemocratico Jagmeet Singh ed il blocchista Yves-Francois Blanchet. La verde Elizabeth May ha ribadito il suo impegno esclusivo per l’ambiente, mentre il populista Maxime Bernier ha confermato la priorità per il pareggio di bilancio. E gli ultimissimi sondaggi riflettono proprio questa tendenza: Bloc québécois ed NPD stanno risalendo nel gradimento degli elettori, con i Conservatori che adesso appaiono in leggero vantaggio sui Liberali. Come certificano gli ultimi sondaggi realizzati da diversi istituti di rilevazione: per Nanos l’NDP è aumentato al 20%, mentre secondo Mainstream il Bloc è arrivato all’8%. In base ai rilevamenti di Nanos e Mainstream, i Conservatori avrebbero accumulato un leggero vantaggio sui Liberali, che però non certifica ancora un sorpasso sostanziale e definitivo. Sarà un testa a testa, dunque, che già induce molti analisti a pronosticare un governo blu, o rosso, minoritario. E qui entrano in gioco le alleanze, al netto di quello che dichiarano i leader, che appaiono tutti allergici ai compromessi. In base ai precedenti, ai programmi, ma soprattutto alla realpolitik, le opzioni più praticabili sembrerebbero due (anche se non si escludono combinazioni più fantasiose): Liberali e Neodemocratici da una parte (uniti, per esempio, dall’opposizione alla legge 21 in Québec e dall’aumento della spesa pubblica), e Conservatori e Blochisti dall’altra (uniti, dal canto loro, dalla dichiarazione dei redditi unica nella Belle Province e dai maggiori poteri alle singole Province in materia di immigrazione). Del resto, nel recente passato, il governo conservatore minoritario di Harper è nato proprio grazie ai voti del blocchista Duceppe. La storia si ripete. Si ripeterà anche lunedì 21 ottobre? (V.G.)

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  • È sfida tra Patricia Lattanzio e Ilario Maiolo

    È sfida tra Patricia Lattanzio e Ilario Maiolo

    Lattanzio (PLC): “Votiamo per una donna e per valori che condividiamo”

    Di origini abruzzesi, avvocato dal 1990, mamma di un maschio e due femmine, Patricia è stata per tanti anni Commissaria scolastica allo School Board English Montréal, prima di essere eletta consigliera comunale di Saint-Léonard est nel 2015.

    La tua reazione, quando hai appreso che saresti stata la candidata del Partito Liberale. “Sono felicissima di essere la candidata liberale nella contea di di Saint-Léonard/Saint-Michel. Non me l’aspettavo, mi stavo preparando per aiutare il mio partito, è stata una grande sorpresa”.

    Ora sei la candidata di un partito che ha sempre vinto in questa contea. “Ero già pronta quando mi sono candidata alle primarie, mi sentivo già in grado di affrontare questa sfida. Adesso sono più pronta che mai. E la campagna va benone”. 

    Dove si trova il tuo ufficio elettorale? “Siamo in piena campagna e c’è tanto lavoro da fare. Il nostro ufficio elettorale è al 5836 Metropolitain Est”.

    Quali sono le priorità del tuo programma? “Quattro sono i punti principali: il sostegno della classe media, i giovani, gli anziani e la lotta contro i cambiamenti climatici. Aumenteremo anche i finanziamenti per le infrastrutture, come la metro, con la linea blu che è molto importante per Saint-Léonard, che beneficerà di 3 delle 5 nuove stazioni. Sarà un vero e proprio boom economico per i concittadini dell’arrondissment. Questa campagna sarà diversa da tutte le altre: per la prima volta gli elettori potranno eleggere una donna di origine italiana come deputata di Saint-Léonard/Saint-Michel. Nel solco dei valori del Partito Liberale, che si è impegnato per l’uguaglianza di genere in politica”.

    Cosa pensi delle foto di Trudeau dipinto di nero? “Il Primo Ministro si è già scusato e non c’è altro da dire. Dobbiamo voltare pagina e andare avanti”.

    Ci saranno due candidati italo-canadesi, il voto della Comunità rischia di dividersi. “Siamo due persone che si candidano per 2 partiti diversi. Non è la prima volta che ci sono più candidati italiani: è già successo in passato a livello comunale e provinciale. Rappresentiamo valori diversi e spero che i cittadini di Saint-Léonard/Saint-Michel continueranno a condividere i valori del Partito Liberale”.

    L’ex candidato Guillet ha parlato di partito incompetente o in malafede. Cosa ne pensi? “Il Primo Ministro è stato chiaro: il PLC non tollera propositi antisemiti e discriminatori. Questi sono esattamente i valori liberali che io condivido”.

    Cosa pensi delle parole della presidente della Commissione scolastica, Angela Mancini, che ti accusa di “pratiche eticamente discutibili”? “Il Ministero dell’Istruzione ha depositato un rapporto indipendente che parla da sé. Io mi rimetto a questo rapporto. Ora spetta al Ministro decidere. Posso solo dire che il consiglio è formato da 15 Commissari e che le decisioni sono sempre state prese in maniera collegiale”.

    Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime 4 settimane? “Farò porta-a-porta, organizzerò eventi, incontrerò più gente possibile e continuerò a lavorare per ottenere la loro fiducia ed il loro sostegno perché io non do nulla per scontato. Chiedo agli elettori di andare avanti con Patricia Lattanzio e col Partito Liberale che crede nei cittadini di Saint-Léonard/Saint-Michel”.

     

    Maiolo (PCC): ”Basta doppia morale, la nostra gente merita molto di più”

    Nato a Montréal, da padre d’origine calabrese e da madre originaria dell’Isola di Ponza, Ilario si è laureato in Diritto civile all’Università di Ottawa e poi si è specializzato in Diritto internazionale all’Università di Ginevra, in Svizzera. Ha lavorato come consulente per il Ministero degli Affari Esteri canadese e poi come consigliere giuridico per la Croce Rossa canadese occupandosi di diritto internazionale e diritto umanitario.

    La tua reazione dopo la diffusione delle foto di Justin Trudeau con la faccia dipinta di nero. “È chiaro che si tratta di una storia molto triste per i canadesi e che dimostra ancora una volta che Justin Trudeau è un Primo Ministro inadeguato, che manca di giudizio. Sembra un fatto che risale a qualche tempo fa, ma c’è seriamente da domandarsi chi sia il vero Justin Trudeau. Il vero problema è l’ipocrisia e la totale mancanza di buonsenso. È vero che è successo nel 2001, ma dobbiamo aspettare che sia l’opinione pubblica a dirci che un comportamento è indegno per non farlo?”.

    A 29 anni, poi, non era proprio un ragazzino. “Non solo questo, non è nemmeno capace di dirci quante volte si è dipinto di nero”.

    Il leader del PCC Andrew Sheer non ha usato mezzi termini: non è degno di guidare il Canada. “Per me è già da molto tempo che ha perso l’autorità morale per governare e quest’ultimo scandalo è solo un’altra goccia che sta facendo traboccare il vaso: non è assolutamente il leader che meritiamo”.

    In 4 anni il governo Trudeau ha soprattutto creato un deficit di 71 miliardi. Chi ripaga questo debito enorme? “C’è solo una tasca, la nostra, ed è per questo che i Liberali nascondono le loro vere intenzioni per i prossimi 4 anni : secondo alcuni rumors, vorrebbero addirittura tassare fino al 50% i proventi dalla vendita della prima casa. Questo è un grande problema economico e avrà un impatto sulla qualità della nostra vita. L’ex Premier Harper ha fatto uscire il Canada dalla crisi meglio e prima degli altri Paesi del G8. Oggi viviamo una situazione di prosperità economica solo relativa: molti canadesi della mia contea mi dicono che riescono a sopravvivere, ma non a prosperare”.

    Cosa pensi del rapporto del Ministero dell’istruzione sulle “pratiche eticamente discutibili” alla Commissione scolastica English Montréal, con la presidente Mancini che sul suo profilo Facebook ha accusato anche Patricia Lattanzio? “Quella del rapporto è un’accusa molto seria. La Mancini ha aggiunto che questi modi di fare hanno riguardato anche la Lattanzio. Si tratta di accuse molto gravi per chi si candida ad essere deputata federale ed i cittadini di Saint-Léonard/Saint-Michel meritano come minimo una spiegazione. Fino ad oggi, invece, la Lattanzio ha preferito mantenere il più assoluto riserbo. E questo, secondo me, significa prendere gli elettori per acquisiti. Se fossi nella sua posizione, io risponderei per la mia dignirtà e quella della popolazione. È una questione di interesse pubblico e la Lattanzio deve chiarire”.

    Ci sarà anche Hassan Guillet, che resta in corsa come indipendente. “La sua è una situazione un po’ strana: lui si è scusato e Trudeau non ha accettato le sue scuse, lo stesso Trudeau che invece ha accettato le scuse di se stesso sullo scandalo Blackface. La situazione di Guillet mostra benissimo questo doppio standard morale del Partito Liberale. Per quanto riguarda le conseguenze politiche, spetterà agli elettori di Saint-Léonard/Saint-Michel esprimersi il prossimo 21 ottobre”.

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