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Sanità, Adi: “Potenziare strutture nutrizione clinica negli ospedali”

(Adnkronos) – “La mancanza di Unità operative di dietetica e nutrizione clinica all’interno di numerose strutture ospedaliere italiane in grado di gestire lo stato nutrizionale dei pazienti, incide notevolmente sui tempi di ricovero e sull’occupazione di posti letto, già ridotti allo stremo. La Conferenza Stato-Regioni del 24 novembre 2016 auspicava entro il 2017 la ‘presenza di un referente medico competente per la nutrizione clinica in almeno il 60% delle strutture ospedaliere e competente in nutrizione preventiva in almeno il 60% delle Asl’ e, entro il 2018 la ‘presenza di una Uo di dietetica e nutrizione clinica ogni 0.6-1.2 milioni di abitanti. Ad oggi non risulta che ciò sia stato attuato. Lo stato dell’assistenza nei nosocomi del nostro Paese richiede interventi urgenti, a tutti i livelli disciplinari e quello della nutrizione è sicuramente uno di quelli più dimenticati”. E’ l’appello-denuncia dell’Adi, Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione clinica. 

L’Adi – nel rivolgere l’appello – annuncia la sua adesione al “Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani” (FoSsc), la prima realtà che nel nostro Paese riunisce i medici di diverse discipline che ogni giorno curano i pazienti negli ospedali, istituita nei giorni scorsi su precisa richiesta del ministro della Salute per avviare un’interlocuzione con i professionisti che assistono milioni di cittadini. 

“Esistono consistenti evidenze scientifiche che dimostrano come i pazienti malnutriti rispetto a quelli normonutriti abbiano una maggiore mortalità durante e dopo il ricovero, maggiori complicanze, tempi di degenza più lunghi, con maggiori spese da parte del Ssn, una più frequente riospedalizzazione dopo la dimissione”, dichiara in una nota Giuseppe Malfi, presidente Adi. “Eppure lo stato di malnutrizione del malato in generale e del paziente ospedalizzato in particolare, viene scarsamente considerato e solo in rari casi affidato agli specialisti di dietetica e nutrizione clinica, anche perché poco presenti e peraltro poco richiesti dalle amministrazioni sanitarie forse per una scarsa consapevolezza del problema, forse per una presunta esigenza di contenere le spese”.  

“È arrivato il momento – prosegue il presidente Adi – di mettere in campo interventi e risorse immediatamente fruibili che permettano all’Italia di affrontare la fase di sviluppo e ricostruzione successiva alla crisi sanitaria tenendo ben presenti quelle che sono le lacune, le disomogeneità e le priorità dei nostri ospedali, per questo come Adi ci uniamo alle richieste e agli obiettivi del Forum”. FoSSC – ricorda la nota – è una struttura che vuole collaborare con le Istituzioni nazionali e regionali a una revisione profonda e radicale del Decreto ministeriale sugli standard ospedalieri del 2015. Una riforma importante e urgente, anche alla luce degli allarmanti dati sulla grave sofferenza dei nosocomi, che ha già prodotto tanti decessi per Covid nel nostro Paese, e per recuperare i ritardi accumulati in questi due anni di pandemia.  

“Su una popolazione che conta circa 6 milioni di soggetti con obesità, malattia riconosciuta come tale anche dalla Camera dei Deputati, noi professionisti della nutrizione ci chiediamo quali e quante saranno le figure professionali che dovranno occuparsi della sua diagnosi e del trattamento negli ospedali italiani”, aggiunge Malfi. 

“Secondo un recente studio – ricorda il presidente Adi – i costi diretti e indiretti attribuibili a questa patologia, concausa di una elevata percentuale di casi di diabete tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione arteriosa, cancro, ammonterebbero a oltre 13 miliardi di euro. Le risorse destinate al settore della sanità dal Pnrr sono pari a 20 miliardi, ma la maggior parte di queste risorse sono indirizzate al territorio e quasi nulla agli ospedali”, denuncia. “In una situazione del genere, rischiamo di non riuscire a garantire servizi adeguati ai pazienti. Ci auguriamo quindi che attraverso il lavoro del FoSSC gli appelli dei medici italiani possano finalmente venire ascoltati”, conclude. 

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