di Giulia Verticchio
Montréal ha raggiunto la quota di 5.617 casi confermati di contagio Covid-19, con una più alta concentrazione nell’arrondissement di Côte-des-Neiges–Notre-Dame-de-Grâce e un modesto avanzamento in quelli di Ville-Marie, Rosemont–La Petite Patrie, Villeray–Saint-Michel–Parc-Extension, e Saint-Léonard. Ai governi, provinciale e federale, è stato lanciato un appello per un sostegno alle società di trasporto pubblico del Québec che stimano una perdita di circa 75 M$ solo per il mese di aprile. Fuori dalla zona metropolitana di Montréal, le regioni provinciali più colpite sono le limitrofe Laval e Montérégie.
Il Québec conta 11.677 casi confermati e 241 decessi, e il governo procede con messaggi a volte risoluti, a volte contraddittori. Il Premier François Legault e il capo della sanità pubblica, il Dr. Horacio Arruda, hanno fatto riferimento ad un inevitabile, seppur graduale, ritorno ad una semi-normalità, continuando a tenere in isolamento prolungato gli anziani, ma “accettando una certa propagazione del contagio nella comunità”. Su questa linea sembra non improbabile un ritorno sui banchi di scuola prima del 4 maggio, tuttavia già molto contestato, ancora prima della conferma. Allo stesso tempo, la cancellazione di tutti i festival, concerti, competizioni, gare, e altri eventi di intrattenimento, sportivi e culturali, è stata estesa al 31 agosto. E se François Legault prevede che il Québec poi “rinascerà un po’ come la natura in primavera”, Justin Trudeau spera piuttosto di poter rilassare alcune regole “per l’estate”. Legault spera di poter cominciare con prudenza a riaprire l’economia, Trudeau avverte invece che certe misure continueranno a far parte della nostra vita anche durante l’autunno e che un ritorno completo alla normalità non sarà possibile fino all’arrivo di un vaccino, che potrebbe prendere plausibilmente un anno di tempo.
In tutto il Canada, sono 22.052 i casi confermati e 556 le vittime. Le province più colpite dopo il Québec sono, seppur con certo divario, almeno su carta, il vicino Ontario, l’Alberta e la Colombia Britannica.
Il mondo ha superato le soglie di un milione e 600 mila casi e 100 mila vittime. Nello specifico, il 29% dei morti registrati è negli Stati Uniti. Bare sepolte una accanto all’altra in fosse comuni vicino New York. Sono le immagini shock riprese da un drone e pubblicate dalla BBC, che raccontano dell’emergenza coronavirus nell’area. La fossa comune si trova a Hart Island, al largo del Bronx, che da oltre 150 anni viene utilizzata per seppellire chi non può permettersi funerali o posti al cimitero.
Nel Regno Unito, il premier britannico Boris Johnson è uscito dalla terapia intensiva, ma si trova ancora in ospedale. Stati Uniti e Italia si sfiorano nel triste primato delle vittime, oltre 18 mila, seguiti da Spagna e Francia, e poi, con un certo scarto, da Regno Unito, Iran, Cina e Germania.
I bilanci nazionali iniziano però ad essere piuttosto contestati, per la mancanza di tamponi e troppe altre varianti che rendono il calcolo quotidiano e totale dei morti di coronavirus una vera sfida statistica e un delicato esercizio di inesattezza sistematica, considerando che ogni paese li conta e considera in modi diversi. Mentre Corea del Sud, Italia, Spagna e Regno Unito includono nelle loro cifre tutte le persone risultate positive al test, anche quelle decedute per complicazioni di malattie preesistenti, altri paesi sono più selettivi. Mentre per altri ancora il dubbio si allarga alla stessa volontaria sincerità delle cifre ufficializzate e inspiegabilmente troppo basse, come per la Cina e l’Iran.
E a proposito di statistica, Statistics Canada invita tutti i canadesi delle 10 province e dei 3 territori a partecipare al questionario elettronico aperto dal 3 al 16 aprile, per raccogliere dati sulle ripercussioni della pandemia. Si tratta solo di 10 domande che prendono 5 minuti ed è reperibile alla pagina web www.statcan.gc.ca/COVID-19-f. Le informazioni raccolte serviranno ad inquadrare le conseguenze della crisi del coronavirus sulla salute psicofisica e la situazione socio-economica degli individui per mettere in atto misure appropriate di sostegno alla collettività, durante e dopo la pandemia.