(Adnkronos) – “Italia in colpevole ritardo nell’applicazione del Piano della Commissione europea per combattere l’epidemia dei tumori. Ai partiti chiediamo risposte certe per salvare milioni di vite”. Questo l’appello della Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, che denuncia: “La bozza del Piano oncologico nazionale predisposta dal Governo non è in linea con quello dell’Europa. Mancano azioni concrete, risorse, tempistica, adeguamento degli organici e indicatori di monitoraggio”.
Eppure, ricorda la Favo, “presentando il proprio Piano di lotta contro le malattie oncologiche, poco più di un anno fa, la Commissione europea ha lanciato un monito senza precedenti a tutti gli Stati membri: ‘Serve un impegno straordinario per evitare che i tumori diventino la prima causa di morte nel nostro continente, da qui al 2030’. Per avere un impatto reale abbiamo bisogno di politiche e interventi mirati a salvare vite umane. Misure che, nonostante il tempo trascorso, il Governo italiano non ha messo a punto. E che, di fronte a un’epidemia quale è quella dei tumori, sono improcrastinabili”. Da qui la domanda che la Favo, che riunisce 500 associazioni di volontariato impegnate a garantire supporto ai malati di cancro e ai loro famigliari, rivolge ai leader dei partiti in corsa per le elezioni del 25 settembre: “Come e quando le forze politiche intendono dare attuazione a quanto richiesto dall’Europa per contribuire a salvare oltre 3 milioni di vite umane entro il 2030?”.
“Nessuno dei leader politici, finora – denuncia la Favo – ha spiegato come intenda mettere gli italiani al riparo dall’aumento dei casi di cancro. Soltanto qualche vago accenno nei programmi, con uno spazio sempre inferiore a quello dedicato all’emergenza da Covid-19. Ma dal momento che con il Covid occorrerà conviverci a lungo, un Paese come l’Italia non può rimandare ancora l’assunzione di un impegno concreto nei confronti dei tumori”.
La Federazione chiede “a tutti i partiti, in un momento storico così importante e delicato per il futuro del nostro Paese, di raccontare come si punti ad alleviare il peso del cancro. Le rotte potranno essere anche diverse: saranno gli italiani eventualmente a scegliere quella più adatta. L’importante, però, è averne una”.
L’epidemia di cancro è già il presente, lo dicono i numeri. Nei Paesi dell’Unione, dove vive un decimo della popolazione mondiale, si registra infatti un quarto dei casi di tumore del mondo, evidenzia la Favo: “Se non si interviene con immediatezza, il numero di vite perse a causa delle malattie oncologiche è destinato ad aumentare oltre il 24% entro il 2035, rendendole la prima causa di morte nell’Ue. Le ultime statistiche disponibili ci dicono che, mediamente, ogni giorno in Italia si ammalano oltre 1.000 persone e in Europa 11mila persone, di cui 5mila perdono la vita. Numeri troppo rilevanti, di fronte ai quali l’Unione ci ha ricordato come l’impegno nei confronti di chi si ammala di cancro e delle loro famiglie non sia più procrastinabile”. Soprattutto dopo 2 anni e mezzo di pandemia di Covid-19, che ha interrotto prevenzione e trattamenti, ritardando diagnosi e vaccinazioni e incidendo sull’accesso ai farmaci.
Proprio per contenere questa epidemia, l’Ue ha messo a disposizione degli Stati membri finanziamenti per 4 miliardi di euro. “Una cifra considerevole, a cui l’Italia – avverte il Comitato esecutivo di Favo – potrebbe non essere in grado di accedere per il mancato allineamento al Piano europeo di lotta ai tumori che prevede un potenziamento dei servizi di prevenzione (quasi 4 casi di cancro su 10 sono evitabili) e un miglioramento delle terapie disponibili, anche in termini di accesso alle cure. In Italia le persone vive dopo la diagnosi nel 2020 erano circa 3,6 milioni, il 6% della popolazione, con un incremento del 36% rispetto al 2010 ed è fondamentale assicurare a queste persone, ivi comprese le 900mila guarite, iniziative di riabilitazione per il pieno ritorno alla vita sociale e all’attività produttiva”.
“Urge un Piano oncologico nazionale in linea con quello europeo”, rimarca dunque la Favo, che ha contestato la bozza del Piano oncologico nazionale “per il mancato allineamento con quello europeo, l’assenza di pianificazione e programmazione specifica in termini di rilevazione del fabbisogno, la carenza di azioni concrete e di indicazioni specifiche delle risorse da investire, dei tempi previsti e degli indicatori di monitoraggio. Occorre inoltre, prioritariamente, investire sugli screening oncologici, riqualificare le cure intermedie e l’assistenza domiciliare e aumentare l’accesso all’innovazione scientifica”.