I fondi del Ministero degli Esteri non arrivano: sospesi i corsi di italiano
Il Console Solinas ammette: “Ci sono criticità”. E i genitori, preoccupati, lanciano una petizione. La deputata Francesca La Marca annuncia un’interrogazione parlamentare
Montréal – “I corsi di italiano sono sospesi. La ripresa delle lezioni verrà comunicata per email e via radio. Il PICAI si scusa per l’inconveniente. En raison du manque de subvention du gouvernement italien, les cours de langue italienne du PICAI sont suspendus”. Questo l’allarmante avviso che sabato mattina campeggiava in tutte le 12 scuole del Picai, lo storico ente gestore di Montréal che, creato nell’ottobre del 1969 e guidato da Erminio Piccolino dal novembre del 2015, per decenni ha trasmesso la lingua e cultura italiana a intere generazioni di ‘italo-discendenti’. È vero che, nel recente passato, i rapporti con l’Amministrazione pubblica non sono stati idilliaci (i fondi sono stati negati al Picai per 3 anni consecutivi, dal 2014 al 2016), ma è anche vero che nel 2017 i finanziamenti sono ripartiti, con la Farnesina che 2 anni fa ha accordato al Picai 70 mila euro (sui 220 mila richiesti). Una svolta che avevamo interpretato come un nuovo inizio per un rinnovato rapporto con il governo italiano, destinato a migliorare e a consolidarsi nel tempo. Si sta materializzando, invece, lo scenario peggiore: dopo 50 anni, lo storico Ente gestore di Montréal rischia seriamente di scomparire. In questa malaugurata ipotesi, verrebbe a cadere un elemento essenziale dell’identità culturale della comunità italiana in Québec. Un colpo basso inconcepibile per una città dove si parla più italiano che nel resto del Canada e del Nord America. Sta di fatto che oggi, più che mai, il Picai è a un passo dal baratro. L’8 gennaio la sospensione dei corsi è stata comunicata ufficialmente al Consolato di Montréal. E questo perché la sovvenzione del Ministero degli Esteri per il 2018, stanziata lo scorso 22 marzo (con decreto n. 3615/3014 del MAECI Uff.V) e pari a 94.175 Euro, non è stata ancora erogata. E senza questi fondi, il Picai non ha la liquidità per continuare a fornire i corsi di italiano. Corsi che sono iniziati lo scorso settembre e che si sarebbero dovuti concludere il prossimo aprile (23 sabati in tutto). E che i genitori hanno già pagato, iscrivendo i primi figli, per un totale di quasi 200 mila $ (la quota ammonta a 220 $). Il pomo della discordia è il bilancio consultivo 2017 che, dopo un fitto scambio di email tra Consolato e Picai, ha subìto diversi aggiustamenti che, però, non hanno soddisfatto il Ministero degli Esteri, rispetto alle istanze previste dalla circolare n.13/2003, che disciplina il rapporto amministrativo e contabile tra enti gestori ed Amministrazione centrale. Come accennato, già in passato (dal 2014 al 2016) il Picai non aveva usufruito del contributo ministeriale: in questo caso per una riserva di fondi iscritta nel patrimonio dell’ente. Una riserva che, secondo il Ministero, era di ostacolo ad ulteriori finanziamenti, che per questo motivo erano stati sospesi (“Eventuali avanzi di cassa relativi ad un esercizio finanziario ne impongono il recupero”, recita la famosa circolare 13/2003). Eppure, proprio in virtù di quella riserva (quasi 1 milione di dollari di fondi accantonati), per 3 anni consecutivi il PICAI ha potuto continuare ad erogare i corsi a beneficio di circa un migliaio di alunni. Riserva che nel frattempo, però, si è completamente esaurita e che, quindi, non può più fungere da àncora di salvataggio. Non solo. Il PICAI, oggi, è addirittura in rosso, a causa di un forte disavanzo di cassa che ammonta a diverse decine di migliaia di dollari. Debiti che il PICAI ha maturato soprattutto per gli affitti delle aule, da settembre a dicembre 2018 (mentre gli affitti dei mesi precedenti e gli stipendi degli insegnanti fino a dicembre sono stati coperti dai 200 mila $ incassati dalle quote di iscrizione 2018/2019). Senza considerare le spese amministrative e di gestione della sede centrale al 6865 Av. Christophe-Colomb. Il Picai, naturalmente, confida ancora di poter ricevere il contributo ministeriale per sbloccare l’impasse. In questo caso riprenderebbero i corsi, oppure verrebbero rimborsati i genitori. Al momento, però, il PICAI, che è un ente senza scopo di lucro, rischia addirittura di scomparire dal Registro delle Compagnie del Québec. Una decisione, quest’ultima, che spetterà all’assemblea generale convocata d’urgenza per l’8 febbraio. Una cosa è certa: sic stantibus rebus, sarà il Ministero degli Esteri a staccare la spina, o a rilanciare l’Italiano a Montréal.
Il Console Solinas: “Ci sono criticità”
Raggiunto al telefono, il Console d’Italia a Montréal, Lorenzo Solinas, che guida la diplomazia italiana in Québec in attesa della ‘designata’ Silvia Costantini, ammette le criticità, ma non esclude un esito positivo della vicenda. “Stiamo affrontando la questione col Ministero degli Esteri per cercare di risolverla, tenendo però in considerazione che il Picai non è un ente pubblico italiano e che l’ottenimento dei contributi governativi è subordinato ad un’analisi dei bilanci. Se ci sono delle particolari criticità, purtroppo questi contributi non possono essere erogati, anche se sono già stati stanziati”. “Non mi posso impegnare nel dire che i fondi saranno sbloccati, ma è quello che stiamo cercando di fare, anche perché il PICAI è un ente storico”. “Ci saranno sicuramente degli sviluppi: il Consolato ci sta lavorando, tenendo conto che non c’è nemmeno un ‘no’ definitivo da parte del Ministero”.
La Marca : interrogazione al Ministro degli Esteri
Roma – “La sospensione a metà anno formativo dei corsi d’italiano, da parte del PICAI di Montreal, rappresenta un motivo di giustificato allarme per le famiglie dei discendenti e crea un vuoto nell’intero sistema di promozione della lingua e della cultura italiane in Canada,”. Così Francesca La Marca, deputata Pd, eletta in Centro e Nord America, che in una nota esprime la sua “completa solidarietà alle famiglie e a tutti coloro che sono giustamente allarmati per il futuro della nostra Lingua, a Montreal e nel Québec”. “Ricordo – aggiunge la parlamentare – che, anche per le mie continue sollecitazioni, il PICAI, dopo alcuni anni di sospensione, era stato riammesso nel piano di contributi per il 2018, con un impegno di circa 94.000 euro, ma le successive verifiche amministrative e contabili, operate dal Consolato e dal Ministero, non hanno consentito l’effettiva erogazione di tale somma. I miei quasi quotidiani interventi, sull’amministrazione consolare e centrale, non sono valsi, purtroppo, a superare l’impasse. Ora non c’è tempo da perdere: ho presentato nella commissione esteri della Camera un’interrogazione urgente al Ministro degli esteri per chiedere di determinare le condizioni per una ripresa dei corsi interrotti e per modificare i criteri della circolare che contiene criteri troppo restrittivi e penalizzanti verso gli enti gestori”.
Genitori preoccupati: lanciata una petizione
I genitori degli alunni iscritti ai corsi del Picai non ci stanno: si sono subito mobilitati, sensibilizzando i media, i politici, diverse organizzazioni, aprendo una pagina Facebook (“Aiuto Picai”) e lanciando una petizione sul sito ‘Care2 Petition’, che in pochissimi giorni ha già raggiunto oltre 2.000 firme.
“I miei genitori sono immigrati in Canada nel 1967. Ci hanno insegnato la lingua e le tradizioni italiane. Io stessa sono andata a scuola di italiano di sabato. Sono sposata con un Italiano, abbiamo adottato un bambino e gli stiamo insegnando la lingua italiana. Lui frequenta l’elementare e, per motivi di lavoro, il sabato rappresentava la soluzione migliore per trasmettergli una parte della nostra cultura. Ora, nel bel mezzo dell’anno scolastico, non abbiamo altre alternative e a pagarne il prezzo sono i bambini. Ci sono i nonni, ma a scuola fanno anche cultura studiando personaggi come Leonardo da Vinci”.
Mercede Di Menna
Oltre alla lingua e alla cultura, il Picai trasmette l’importanza di conoscere e mantenere le nostre radici che sono, molte volte, sepolte dal multiculturalismo. È strano vedere che tutte le altre Comunità hanno i loro corsi e sono orgogliosi della loro cultura. Noi invece, per una ragione egoista e completamente focalizzata sui soldi, perdiamo la possibilita di trasmettere la nostra ricchezza. E poi c’è la ragione scolastica. Come madre di tre giovani, con uno che ha completato la Picai fino alla quinta media, che bello vedere sul “Relevé des apprentissages” del Ministero dell’Educazione del Québec 4 crediti conseguiti per i corsi completati al Picai! Questi quattro crediti in più lo hanno facilitato nelle applicazioni per il Cegep. Purtroppo le mie figlie (4ª e 2ª media) non avranno quest’opportunità”.
Gina D’Alfonso
“Ho provato un grande vuoto quando ho letto la notizia che il PICAI sta per chiudere i battenti per il mancato contributo del governo italiano. Per me, papà di una figlia di sei anni che segue i corsi di lingua italiana a Laval e di un figlio di 4 anni che dovrebbe iniziare i corsi l’anno prossimo, è una notizia che mi riempie di tristezza. Il PICAI significa avere accesso alla cultura italiana del passato anziché del presente, perchè solo attraverso la lingua si può veramente capire ed assorbire una cultura. Tagliare questo programma vuol dire privarci della cultura italiana e lasciarci orfani di quel legame di cui siamo molto orgogliosi e che non vorremmo mai perdere”.
Jonathan Petraglia
“Come figli di immigranti italiani, è estremamente deludente vedere svanire un tale simbolo del nostro patrimonio. Non essere in grado di dare ai miei figli e alle generazioni future l’opportunità di imparare la nostra lingua-madre, è un fallimento per chi siamo e da dove veniamo, ma soprattutto per tutti gli immigrati che hanno sacrificato la propria vita per mantenere tradizioni e avere l’orgoglio di parlare la nostra lingua, lontani dal loro paese natale. Ascoltare i nostri figli parlare italiano è la più grande soddisfazione che abbiamo e di cui dovremmo essere tutti orgogliosi”.
Ivana Di Menna e Vincenzo Teoli
“La notizia ricevuta dal PICAI, che i corsi di lingua e cultura Italiana sono stati sospesi, ci ha veramente rattristato. E difficile concepire che, dopo tanti anni, i nostri figli non possono frequentare i corsi di lingua e cultura Italiana. Io personalmente ho frequentato i corsi del PICAI dalla prima elementare alla quinta media. Non solo abbiamo imparato la lingua dei nostri genitori, ma anche la cultura e l’amore per il paese di origine. Il mio desiderio era di poter trasmettere ai miei figli l’esperienza e l’amore per la lingua e cultura Italiana. Questo mio messaggio è rivolto a tutta la Comunita Italiana: dateci una mano presso il governo Italiano, per ripristinare il contributo al PICAI”.
Cinzia Izzi & Piero Pennimpede
One thought on “Dopo 50 anni, Picai a rischio chiusura”
SCUSA NON E’ IL P.I.C.A.I.
L’ENTE A RISCHIO,
MA L’INSEGNAMENTO DELLA L’INGUA E CULTURA ITALIANA
AI NOSTRI FIGLI E PER NOI ITALIANI CHE
RESIDIAMO ALL’ESTERO,