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Chirurgia, oculisti: “Riforma Dm 70 ci penalizza, a rischio interventi salva vista”

(Adnkronos) – Gli oculisti sul piede di guerra. “L’aggiornamento del decreto ministeriale 70 – che stabilisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera – rischia di penalizzare ulteriormente l’oculistica già considerata dal Servizio sanitario nazionale specialità ‘elettiva’, quindi non prioritaria”. E’ l’allarme lanciato dalla Soi, la Società oftalmologica italiana, durante il 19esimo Congresso internazionale in programma da oggi al 21 maggio a Roma.  

“Con 650mila interventi all’anno – ricorda Matteo Piovella, presidente Soi – la chirurgia della cataratta è l’intervento maggiormente eseguito nel nostro Paese e che ridà la vista quando si è in presenza dell’opacizzazione del cristallino. Oggi questa operazione è diventato un intervento totalmente differente, che si deve fare con il sostegno della più avanzata tecnologia indispensabile per ottenere i migliori e più sicuri risultati. Prendiamo atto della carenza assistenziale del Servizio sanitario nazionale, dell’incapacità di aggiornamento delle risorse e delle tecnologie, ma segnaliamo con allarme che tutto ciò ricade sui pazienti, perché impedisce ai medici oculisti di curare nel modo migliore e necessario”.  

“Effettuare l’intervento con cataratta iniziale senza le impegnative penalizzazioni visive che impediscono alle persone una vita sicura e normale – spiega Piovella – riduce le complicazioni intraoperatorie a un eccezionale 1%. I nuovi modelli organizzativi ambulatoriali specifici dell’oculistica non sono nella portata nella capacità e nella comprensione del Ssn. Oggi dobbiamo essere capaci di integrare nuove tecniche chirurgiche con nuove tecnologie diagnostiche preoperatorie, unitamente all’impiego di dispositivi chirurgici digitali più avanzati, che hanno determinato negli ultimi 20 anni uno straordinario miglioramento del controllo degli interventi e della sicurezza di esecuzione, riducendo, in condizioni ideali, le complicazioni intraoperatorie a rischio di perdita della vista e facendo percepire l’intervento come più affidabile e sicuro sostenuto da risultati straordinariamente migliori”.  

“Questo è la normale conseguenza della opportunità d’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata, capaci di correggere i difetti di vista e la presbiopia. In pratica – continua il numero uno della Soi – pazienti affetti da cataratta che si sottopongono all’intervento di chirurgia rifrattiva del cristallino grazie all’impianto di questi cristallini artificiali hanno la possibilità di guidare la macchina, guardare la televisione, usare il computer, usare il telefonino leggere un libro o il giornale senza ricorrere agli occhiali. Eppure nel nostro Ssn le tecnologie digitali sono adottate solamente per il 4% del necessario – rimarca Piovella – una debacle vergognosa di cui qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità, anche ammettendo di non essere in grado di organizzare quanto oggi è indispensabile. Io ritengo che i cittadini debbano conoscere che il livello di bassa qualità della chirurgia oculistica oggi erogata nel nostro Paese è responsabilità di un burocrate poco aggiornato, privo delle conoscenze necessarie e insensibile a ogni sollecitazione”.  

“Altra priorità – continua il presidente della Società oftalmologica italiana è la questione dei costi e rimborsi. Il rimborso previsto per la chirurgia della cataratta a partire dall’anno 2000, per motivi meramente economici, è stato progressivamente ridotto del 75%, passando da 2.500 euro a meno di 700 euro complessivi per singolo intervento. Nei nuovi tariffari ambulatoriali è prevista un’ulteriore decurtazione del 20%. I tagli di spesa attuati hanno avuto effetti ancora più penalizzanti sull’adozione delle nuove tecnologie e sull’aggiornamento del modello organizzativo della chirurgia della cataratta, considerato che le moderne tecnologie richiederebbero aumenti di spesa del 300% a livello globale”.  

“Numeri matematicamente inconciliabili – rileva Piovella – con l’obiettivo del raggiungimento dell’erogazione della miglior cura nella chirurgia della cataratta, oggi, di fatto, non erogata nel Ssn, ma solo a livello privato a pagamento da parte del cittadino provvisto o meno di assicurazione. Per questo la Soi, che ricordo rappresenta i 7mila medici oculisti italiani, da 15 anni sostiene a livello tecnico-scientifico la necessità di implementare di 1.000 euro i rimborsi oggi applicati alla chirurgia della cataratta, riportandoli alla somma complessiva di 1.700 euro”.  

“La professionalità dei medici oculisti e le loro competenze – ammonisce lo specialista – sono il bene più prezioso che come medici abbiamo, ed è fondamentale investire su di esse e tutelarle. Non possiamo agire a discapito di esse, perché ne andrebbe della salute visiva degli italiani. Oggi abbiamo delle chirurgie molto più sicure, molto più efficienti e siamo in grado di far tornare a vedere un numero quasi doppio di pazienti rispetto ad anni fa”.  

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