Giorno: 3 Gennaio 2024

  • Influenza, medici di famiglia presi d’assalto: “Fino a 4 milioni di chiamate al giorno”

    Influenza, medici di famiglia presi d’assalto: “Fino a 4 milioni di chiamate al giorno”

    (Adnkronos) – Boom di casi di influenza e virus respiratori in Italia. “Come ogni anno, ma quest’anno ancora di più per via dei numeri raggiunti dalle sindromi influenzali, si assiste in questo periodo a un’emergenza sanitaria che colpisce tanto i Pronto soccorso, ma non solo. Come medici di famiglia in questi giorni siamo oberati di richieste di informazioni, di telefonate, di visite, di certificazioni. C’è un assalto alle nostre prestazioni, come a quelle di tutti i sanitari. Aumentano di molto gli accessi” agli studi. “Ma la prima conseguenza pratica per noi è che le telefonate sono raddoppiate. Se in media in giorni ordinari le chiamate ai medici di medicina generale, a livello nazionale, sono circa 2 milioni, ora sono diventate 4 milioni”. A descrivere lo scenario all’Adnkronos Salute è Alessandro Rossi, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), entrando nel dettaglio dell’impatto che sta avendo sulla sanità territoriale l’epidemia di virus respiratori in corso nel Paese.  

    “Dividendo questo totale di chiamate per i medici di famiglia, che sono circa 40mila in Italia, si capisce come ciascuno di noi stia ore con la cornetta in mano”, per rispondere ad almeno un centinaio di telefonate quotidiane, calcola Rossi. “Diamo consigli, indicazioni per evitare ricoveri inutili, per fare certificazioni. Questo carico è aumentato e sono aumentate naturalmente anche le visite ambulatoriali. Va ricordato che dopo la pandemia per fortuna l’accesso avviene su appuntamento e anche la ricetta dematerializzata è stata un aiuto, quindi gli enormi affollamenti che vedevamo fisicamente in epoca pre-pandemia non si vedono più”. Momenti “peraltro a rischio di ulteriore propagazione” di epidemie influenzali. Ma “i contatti telefonici e telematici e anche le visite domiciliari sono enormemente aumentati in questo periodo”.  

    I numeri ufficiali, evidenzia il presidente Simg, “ci dicono che questa è la più forte epidemia influenzale degli ultimi 10 anni e il tasso di incidenza che ha raggiunto la settimana scorsa è elevatissimo: 17,2 casi per mille assistiti significa oltre un milione di persone che si sono ammalate nei giorni” fino alla vigilia “di Natale. E probabilmente saranno molti di più la settimana successiva, vedremo i dati a breve. Stiamo parlando di sindromi respiratorie, alcune effettivamente dovute al virus dell’influenza e altre legate ad altri virus, come il Covid stesso che ancora è in circolazione, il virus respiratorio sinciziale e altri patogeni. Certo, i casi più fragili poi finiscono al pronto soccorso, con intasamento” delle aree di emergenza-urgenza. 

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  • Influenza, medici di famiglia presi d’assalto: “Fino a 4 milioni di chiamate al giorno”

    (Adnkronos) – Boom di casi di influenza e virus respiratori in Italia. “Come ogni anno, ma quest’anno ancora di più per via dei numeri raggiunti dalle sindromi influenzali, si assiste in questo periodo a un’emergenza sanitaria che colpisce tanto i Pronto soccorso, ma non solo. Come medici di famiglia in questi giorni siamo oberati di richieste di informazioni, di telefonate, di visite, di certificazioni. C’è un assalto alle nostre prestazioni, come a quelle di tutti i sanitari. Aumentano di molto gli accessi” agli studi. “Ma la prima conseguenza pratica per noi è che le telefonate sono raddoppiate. Se in media in giorni ordinari le chiamate ai medici di medicina generale, a livello nazionale, sono circa 2 milioni, ora sono diventate 4 milioni”. A descrivere lo scenario all’Adnkronos Salute è Alessandro Rossi, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), entrando nel dettaglio dell’impatto che sta avendo sulla sanità territoriale l’epidemia di virus respiratori in corso nel Paese.  

    “Dividendo questo totale di chiamate per i medici di famiglia, che sono circa 40mila in Italia, si capisce come ciascuno di noi stia ore con la cornetta in mano”, per rispondere ad almeno un centinaio di telefonate quotidiane, calcola Rossi. “Diamo consigli, indicazioni per evitare ricoveri inutili, per fare certificazioni. Questo carico è aumentato e sono aumentate naturalmente anche le visite ambulatoriali. Va ricordato che dopo la pandemia per fortuna l’accesso avviene su appuntamento e anche la ricetta dematerializzata è stata un aiuto, quindi gli enormi affollamenti che vedevamo fisicamente in epoca pre-pandemia non si vedono più”. Momenti “peraltro a rischio di ulteriore propagazione” di epidemie influenzali. Ma “i contatti telefonici e telematici e anche le visite domiciliari sono enormemente aumentati in questo periodo”.  

    I numeri ufficiali, evidenzia il presidente Simg, “ci dicono che questa è la più forte epidemia influenzale degli ultimi 10 anni e il tasso di incidenza che ha raggiunto la settimana scorsa è elevatissimo: 17,2 casi per mille assistiti significa oltre un milione di persone che si sono ammalate nei giorni” fino alla vigilia “di Natale. E probabilmente saranno molti di più la settimana successiva, vedremo i dati a breve. Stiamo parlando di sindromi respiratorie, alcune effettivamente dovute al virus dell’influenza e altre legate ad altri virus, come il Covid stesso che ancora è in circolazione, il virus respiratorio sinciziale e altri patogeni. Certo, i casi più fragili poi finiscono al pronto soccorso, con intasamento” delle aree di emergenza-urgenza. 

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  • Israele, solo il 15% vuole Netanyahu premier dopo la guerra

    (Adnkronos) – Solo il 15% degli israeliani vuole che il primo ministro Benyamin Netanyahu resti in carica dopo la fine della guerra. Lo evidenzia un sondaggio dell’Israel Democracy Institute, ripreso da Times of Israel, che segnala anche un forte sostegno al proseguimento dell’operazione militare a Gaza. 

    Il 56,1% (65,2% fra gli ebrei, 11,5% fra gli arabi) ritiene che il miglior modo di giungere alla liberazione degli ostaggi è di continuare l’offensiva militare in maniera intensiva, mentre solo il 24% preferisce l’ipotesi scambio di prigionieri. Inoltre il 66% ritiene che Israele non dovrebbe accogliere la richiesta americana di passare a una nuova fase della guerra a Gaza riducendo i bombardamenti sulle aree abitate (il 27.7% pensa che non dovrebbe farlo, il 38,3% che non dovrebbe farlo certamente). Il 50,9% pensa che è necessario assestare un duro colpo alla milizia sciita hezbollah anche a costo di rischiare l’apertura di un altro fronte a nord (57,3% fra gli ebrei, 19,6% fra gli arabi). 

    Nell’insieme il pubblico appare poco fiducioso nel futuro. Per quanto riguarda chi dovrebbe essere il prossimo primo ministro, il più popolare è il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz, ma viene scelto solo dal 23%. Il 32,3% si dice moderatamente pessimista sul futuro della sicurezza d’Israele e il 20,5% molto pessimista. L’8,1% è molto ottimista e il 32,4% lo è moderatamente. 

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  • Scuola riparte, i consigli del pediatra per evitare picco di virus

    Scuola riparte, i consigli del pediatra per evitare picco di virus

    (Adnkronos) –
    “Con la riapertura delle scuole c’è il rischio che il picco di virus respiratori”, che sta portando a un’ascesa di casi in questi giorni fra i bimbi, “possa continuare. Molto dipenderà anche dal clima. I virus circolano quando piove e c’è umido. Cosa direi ai genitori? Di evitare di mandare i bimbi a scuola se non sono perfettamente guariti, e di fare molta attenzione alla prevenzione primaria. In altre parole, di non dimenticare quello che abbiamo imparato da Covid e dai lockdown” vissuti nella fase acuta della pandemia. E’ il messaggio di Fabio Midulla, presidente della Simri (Società italiana malattie respiratorie infantili), responsabile del reparto di Pediatria d’urgenza del Policlinico Umberto I di Roma. 

    Fra le misure preventive su cui da genitori non bisogna mai abdicare, l’esperto evidenzia all’Adnkronos Salute in particolare “lavarsi spesso le mani a casa, e usare la mascherina se si è raffreddati. Cioè – approfondisce – se una mamma ha raffreddore e tosse e deve allattare il suo bambino, è utile che indossi la mascherina. L’obiettivo è evitare il contagio di altre persone, trasmettere meno germi a chi sta vicino a noi, va usata così. Altri aspetti rilevanti sono ovviamente incentivare l’allattamento materno nei casi dei piccoli allattati al seno, ed evitare il fumo passivo. Ma il lavaggio delle mani è la cosa più importante – ribadisce Midulla – perché il contagio avviene soprattutto con le goccioline di saliva più grandi che stanno sulle mani”.  

    Quando far uscire i bimbi dopo un’infezione respiratoria? “Quello che dico è che il bambino deve evitare di andare in ambienti chiusi dove ci sono altre persone se è ancora raffreddato o ha la tosse. Quindi, rimandarlo all’asilo” con sintomi in corso “non è una cosa positiva per gli altri bambini. Ma se non ha febbre ed è una bella giornata di sole, può uscire e non gli succede niente. Anzi, meglio all’aria aperta che chiusi dentro casa”, afferma il pediatra.  

    In questi giorni “siamo al centro del picco dell’epidemia di malattie respiratorie anche per i bambini, non solo per gli adulti. Abbiamo tantissimi casi di bronchiolite, abbiamo bambini che hanno episodi acuti di bronchite asmatica, polmoniti. Ma fondamentalmente è la bronchiolite la malattia più frequente e che intasa particolarmente i pronto soccorso. I tre virus che stanno circolando sono: il virus respiratorio sinciziale (Rsv) al primo posto, e poi a seguire influenza e coronavirus Sars-CoV-2 più o meno nella stessa misura”. 

    Di conseguenza, “gli accessi al pronto soccorso sono triplicati nell’ultimo mese. E il 90% dei piccoli ricoverati nel nostro reparto sono bambini con bronchiolite. Bambini che necessitano di liquidi per via endovenosa, di ossigeno, che non possono stare a casa”, prosegue. 

    “Anche nel nostro pronto soccorso c’è un particolare afflusso di bambini – spiega all’Adnkronos Salute – Il virus respiratorio sinciziale”, con le bronchioliti che provoca, “è quello che sta dominando, anche se ci sono pure dei casi di Covid nei bambini. Ma il virus Rsv è più grave e più patogeno nei piccoli rispetto al coronavirus Sars-CoV-2”. 

    Covid in questa fase in età pediatrica “non è mai grave, lo è di più l’Rsv, per il quale siamo ritornati al periodo pre-pandemia. Se durante Covid la bronchiolite era sparita, nella stagione subito dopo avevamo visto un’anticipazione di due mesi del picco e dell’inizio delle infezioni, e infatti allora la bronchiolite era partita già a settembre. Ora i primi casi li abbiamo visti a metà novembre e il picco c’è adesso, a dicembre-gennaio. E’ un picco intenso perché sono tanti i bimbi che poi vengono in pronto soccorso e che hanno bisogno di cure intensive. I dati di confronto col pre-Covid li vedremo alla fine della stagione”.  

    Intanto ciò che si vede è il risvolto concreto, e cioè che negli ospedali “abbiamo tanti” baby-pazienti. “Nel nostro pronto soccorso – calcola Midulla – ogni giorno abbiamo almeno 10 bambini che necessitano di essere ricoverati, c’è un turnover altissimo tra quelli che escono dall’ospedale e quelli che vengono ricoverati”. E, quindi, spiega, “abbiamo bloccato i ricoveri programmati, quelli cioè di bimbi con malattie croniche che devono fare interventi chirurgici” pianificati, “per dare la possibilità ai bambini con bronchiolite di essere ricoverati. Al momento riusciamo a gestire la situazione. Ma noi abbiamo un’expertise particolare sulla bronchiolite e quando vediamo che il picco dei sintomi è migliorato mandiamo a casa i bambini, facendoli tornare in ambulatorio con l’appuntamento per una visita programmata a breve scadenza, in modo da fare il follow up e seguirli finché non guariscono”. 

     

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  • Bari, camion gli urta il balcone: marito e moglie cadono giù dal primo piano

    (Adnkronos) – Hanno sentito un gran botto e si sono affacciati al balcone ma la struttura non ha retto e sono precipitati giù dal primo piano. E’ la disavventura capitata oggi, 3 gennaio, a due coniugi sessantenni, rimasti feriti in modo non grave dopo essere caduti dal balcone della loro abitazione di Toritto, in provincia di Bari. Ora sono ricoverati al Policlinico del capoluogo pugliese.  

    Secondo le prime ricostruzioni, un camion a causa di una manovra sbagliata avrebbe urtato il balcone della loro casa e, quando i due sono usciti per vedere cosa avava provocato il forte rumore, si sarebbe verificato il cedimento della struttura o potrebbero essere caduti nel vuoto a causa del danneggiamento della base del balcone. I carabinieri stanno ricostruendo la dinamica. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza la zona.  

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  • Russia, Putin ora ha anche un esercito privato

    (Adnkronos) –
    Vladimir Putin si regala un esercito personale. Il partito Russia Unita del leader del Cremlino, secondo l’intelligence ucraina, ha formato un proprio esercito privato chiamato ‘La Spagnola’, di cui fanno parte ultras del calcio neonazisti ed ex membri del Battaglione Vostok, una milizia pro russa attiva nella regione occupata del Donetsk. Ad accendere i riflettori sulla nuova entità militare sono i servizi d’intelligence militare ucraini (Gur). 

    Secondo le news diffuse in queste ore, la Spagnola ha ottenuto lo status di compagnia militare privata e Russia Unita ha avviato l’anno scorso il reclutamento, principalmente nei territori occupati dalle forze di Mosca in Ucraina. L’operazione è finanziata con i fondi del partito, afferma il Gur, aggiungendo che il salario offerto è l’equivalente di 2200 euro al mese. Secondo i servizi di Kiev, il destino dei volontari reclutati è di diventare “carne da cannone”. I morti e i feriti gravi verrebbero registrati come dispersi per non dover pagare un compenso ai familiari. 

    Il ruolo e lo status delle milizie private è cambiato radicalmente in Russia dopo il varo della legge che ha, in sintesi, portato all’assorbimento delle formazioni nei quadri delle forze armate coordinate dal ministero della Difesa. Il punto di rottura, in tal senso, è stato raggiunto con la morte di Evgheny Prigozhin e lo smantellamento della Wagner. 

    Il nuovo ‘esercito privato’ diventerebbe un altro strumento a disposizione di Putin, che può già contare sulla Rosgvardia. La guardia nazionale russa, come ha evidenziato in passato l’intelligence britannica, “è una delle organizzazioni chiave per assicurare la sicurezza del regime”. Lo scorso 4 agosto Putin ha firmato la legge che permette alla Rosgvardia di munirsi di armi pesanti. 

    “Organizzazione tentacolare con un personale di 200mila uomini di prima linea, la Rosgvardia è stata creata nella sua forma attuale nel 2016 ed è guidata da Viktor Zolotov, ex guardia del corpo di Putin. La decisione di rafforzarla segue la fallita rivolta della Wagner in giugno”, ha ricordato Londra. 

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  • Incidente a Roma, scontro tra due auto in via Laurentina: un morto e un ferito

    (Adnkronos) – Tre gravi incidenti oggi a Roma. Un 78enne è morto in un incidente stradale avvenuto stamattina, verso le ore 6.30, in via Laurentina all’altezza del km 18. Sul posto è intervenuta la polizia locale del Gruppo Eur. Il 78enne era al volante di una Opel Mokka quando, per cause da accertare, ha perso il controllo dell’auto finendo contro una Ford Focus che viaggiava nella direzione opposta. Il 57enne, che era a bordo della Ford Focus, è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale Sant’Eugenio mentre il 78enne è morto durante il trasporto in ospedale. 

    Sul Grande Raccordo Anulare di Roma stamattina è stata temporaneamente chiusa la complanare alla carreggiata interna, in corrispondenza dell’uscita 32 ‘via della Pisana’, a causa di un incidente. Per cause in corso di accertamento, il conducente di un autoveicolo ha perso il controllo del mezzo senza coinvolgere altri veicoli ed è deceduto. Il traffico è stato deviato sulla viabilità secondaria.  

    Tre giovani sono rimasti feriti, due dei quali in modo grave, in un incidente avvenuto la notte scorsa in via Cristoforo Colombo all’incrocio con via Canale della Lingua. Sul posto è intervenuta la polizia locale del X Gruppo Mare. Da una prima ricostruzione nell’incidente sono rimasti coinvolti un Suv Ds3, condotto da un 22enne ungherese che viaggiava insieme a una 20enne italiana, e una Mercedes guidata da un 21enne italiano che viaggiava insieme a una 18enne albanese.  

    Nello schianto sono rimasti feriti in modo grave il 22enne ungherese, trasportato in codice rosso all’ospedale Grassi di Ostia, e la 20enne italiana, portata in codice rosso all’ospedale Sant’Eugenio e poi trasferita al San Camillo. Meno gravi le condizioni dell’automobilista 21enne al volante della Mercedes, trasferito all’Aurelia Hospital. Sono in corso gli accertamenti della polizia locale sulla dinamica dell’incidente. 

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  • Iran, chi era Soleimani il ‘ladro di capre’ braccio armato di Khamenei

    (Adnkronos) – E’ stato macchiato di sangue il quarto anniversario della morte di Qassem Soleimani, il generale iraniano dei Guardiani della Rivoluzione ucciso nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad da un drone statunitense il 4 gennaio del 2020 per ordine dell’allora presidente Donald Trump. Una duplice esplosione ha fatto una strage nel ‘cimitero dei martiri’ di Kerman dove è sepolto. Le autorità iraniane non hanno esitato a parlare di “attentato terroristico”. 

    Nato in una famiglia umile l’11 marzo del 1957 nel villaggio di Qanat-e Malek, un’area montuosa nella provincia di Kerman, nel sud-est dell’Iran, Soleimani era il più grande di cinque fratelli. Concluse le scuole elementari, lasciò le sue montagne a 13 anni e iniziò a lavorare nella città di Kerman insieme a un parente in una ditta di costruzioni per aiutare la famiglia a far fronte ai debiti lasciati da suo padre Hassan, che era un contadino. 

    Caduta la dinastia Pahlavi, nel 1979 si unì ai Guardiani della Rivoluzione, dove spiccò subito malgrado non avesse una formazione militare. Attirò l’attenzione dei suoi superiori durante la repressione di una ribellione curda nell’Iran settentrionale. Venne promosso tenente e gli fu offerto di guidare un’unità dei Pasdaran a Kerman. 

    L’anno successivo prese parte alla guerra con l’Iraq. Fu inviato al fronte sud alla testa di una forza di Kerman. Rapidamente scalò i vertici dell’esercito e in quel periodo gli venne affibbiato il soprannome “Ladro di capre” perché al termine di ogni missione tornava dai suoi commilitoni dopo aver rubato un animale dalle fattorie circostanti. 

    Dopo la guerra Iran-Iraq, la divisione sotto il comando di Soleimani fu di nuovo spedita a Kerman per combattere i narcotrafficanti. L’esperienza maturata nella ‘Guerra imposta’ e il successo delle operazioni anti-droga portarono Khamenei alla fine del 1997 a nominarlo capo della Forza Quds, con l’obiettivo di esportare i dettami della rivoluzione islamica. Da allora era stato il punto di riferimento di ogni operazione iraniana all’estero. Dall’Iraq alla Siria, dal Libano allo Yemen, non c’è crisi in Medio Oriente che non abbia visto coinvolto Soleimani in prima linea.  

    Il generale, che aveva grande influenza a Teheran ed era considerato molto vicino alla Guida Suprema, era stato protagonista anche della lotta al sedicente Stato islamico, guidando da dietro le quinte l’azione, rivelatasi decisiva nella vittoria militare sull’Isis in Iraq, delle Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi), una coalizione di milizie sciite filo-Teheran. E’ a Soleimani (oltre che a Putin) che Bashar al-Assad deve la sua permanenza alla guida della Siria. 

    Prima del raid fatale a Baghdad, il generale aveva iniziato ad apparire in pubblico diventando sempre più presente sui media iraniani al punto che erano iniziate a circolare voci su una sua possibile carriera in politica. Le sue dichiarazioni di allora avevano il sapore di quelle di un leader politico ‘in pectore’.  

    Come quando si rivolgeva a Trump sfidandolo apertamente. “Puoi iniziare una guerra, ma saremo noi a finirla. Chiedi ai tuoi predecessori. Smettetela di minacciarci”, affermava.  

    Secondo gli osservatori, Soleimani è stato molto più di un semplice generale. E’ stato l’artefice di un corridoio sotto l’influenza iraniana che da Teheran, passando da Baghdad, Damasco e Beirut, arriva direttamente alle sponde del Mediterraneo. Un’area gigantesca che ha reso la Repubblica islamica una potenza regionale. 

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  • Napoli, Politano non si allena!

    (Adnkronos) – Apprensione in casa Napoli per le condizioni di Matteo Politano, che oggi non si è allenato a Castelvolturno col resto dei compagni ma si è limitato a un lavoro personalizzato a causa di un affaticamento. 

    L’esterno d’attacco dei partenopei è ora in dubbio per la sfida di domenica a Torino contro la compagine granata, mister Mazzarri tiene in preallarme Lindstrom per una maglia da titolare così da completare il tridente azzurro con Raspadori e Kvaratskhelia. 

    La nota del Napoli sulle condizioni del centrocampista offensivo: “Politano ha svolto lavoro personalizzato in campo per un affaticamento”.  

      

    Fantacalcio.it per Adnkronos 

     

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