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Super green pass lavoro over 50: cosa dicono Gismondo, Pregliasco, Salmaso

(Adnkronos) – Green pass rafforzato – o Super green pass – al lavoro, per dipendenti pubblici e privati over 50. L’obbligo scatta domani, martedì 15 febbraio. Ma cose ne pensano gli esperti? Da Gismondo a Pregliasco passando per Abrignani: ecco cosa ne pensano gli esperti.  

Gismondo
 

Far scattare in questa fase l’obbligo di Super Green pass sul lavoro per gli over 50 è “forse una forzatura”. E’ la riflessione di Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo per i lavorati over 50 del certificato verde ‘rafforzato’. “La vaccinazione contro Covid-19 ha dato degli ottimi risultati – sottolinea – Ma al di là del confermare tale evidenza, io credo che oggi, con un numero di non vaccinati ormai veramente limitato, dal punto di vista dell’ordine sociale” l’obbligo di Super Green pass sul lavoro per gli over 50 sia “forse una forzatura”. “A questo punto – sottolinea l’esperta all’Adnkronos Salute – penso che dovremmo fare un bilancio rischi-benefici anche in termini di ordine sociale, che rischiamo di non mantenere”. 

Pregliasco
 

“L’obbligo è un elemento che vuole garantire, seppure in una fase di relativa tranquillizzazione” dei contagi Covid, “una base vaccinale al maggior numero di persone possibile. Il razionale dell’insistenza della vaccinazione a mio avviso c’è come necessità”, ma imporla per poter lavorare “è una scelta della politica”, gli strumenti per raggiungere l’obiettivo “sono scelte politiche”. Così all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green pass rafforzato per i lavoratori over 50, che avrà come effetto la sospensione dal lavoro di 500mila persone non immunizzate. “La prospettiva è che questo virus resterà tra noi e quest’inverno – prevede l’esperto – dopo un’estate tranquilla ci sarà un’altra ondata, magari non rilevante. Per questo è importante arrivare alla prossima stagione con il maggior numero delle persone protette. Anche perché – sottolinea – anche la strategia vaccinale cambierà. Una quarta-quinta dose per tutti è impossibile. Diventerà una strategia vaccinale uguale a quella dell’influenza, quindi raccomandata, non obbligatoria, e mirata su soggetti fragili e soggetti a rischio”. 

Salmaso  

“L’avvio dell’obbligo del vaccino anti Covid per gli ultracinquantenni è una procedura per arginare ulteriormente la circolazione virale in una situazione in cui registriamo sicuramente un calo della curva ma non siamo ancora in sicurezza”. Per la salute pubblica, infatti, “l’attuale numero dei non vaccinati non è irrilevante. In Italia il bacino delle persone suscettibili è ancora abbastanza ampio per produrre nuovi casi. E se c’è oltre un milione di persone non protette nelle fasce di età a maggior rischio questi possono generare nuovi casi”. Lo spiega all’Adnkronos Salute, Stefania Salmaso, dell’Associazione italiana di epidemiologia alla vigilia dell’entrata in vigore per l’obbligo vaccinale degli ultracinquantenni. “Norme come questa, che sanciscono un’imposizione, sono utili perché lanciano un messaggio forte e chiaro che esiste ancora un rischio”, aggiunge. “Siamo – continua Salmaso – in una fase di riduzione delle infezioni ma abbiamo ancora moltissimi casi al giorno. E prima di arrivare a un livello di sicurezza – ricordiamo che la scorsa estate citavamo 50 casi ogni 100mila come livello soglia da non oltrepassare per poter gestire l’epidemia, mentre oggi siamo a poco meno di mille casi su 100mila – anche se abbiamo una velocità di decrescita di un 30% a settimana, ci vorrà del tempo. Siamo in una situazione in cui il rischio permane”. “Abbiamo ancora davanti alcune settimane in cui la circolazione virale sarà sostenuta, perché ci sono ancora contagiosi, con una popolazione più vaccinata avremmo avuto meno problemi”, conclude. 

Abrignani
 

“L’obbligo” di vaccinazione anti-Covid “avrà senso fin quando circolerà il virus, e ho l’impressione che durerà anni. Vorrei sottolineare che non si tratta solo del singolo, ma di tutta la comunità e dell’unica via per uscire dalla pandemia. Gli ultracinquantenni ad esempio sono 27 milioni, di cui quasi 2 milioni non vaccinati. Questi ultimi, un 7%, rappresentano il 70% di chi è in terapia intensiva. Non è solo un problema loro, ma degli ospedali e degli altri malati che non trovano posto”. Per Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus e professore ordinario di Immunologia all’università Statale di Milano, i vari obblighi, come quello per gli over 50 sul lavoro, sono ancora utili. “Secondo me sì, ma si tratta di scelte politiche su cui non entro. Dal punto di vista scientifico posso dire che la vaccinazione è uno strumento fondamentale. Poi io ero per l’obbligo quando non c’era, figuriamoci ora”, spiega in un’intervista a ‘La Stampa’. 

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