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Sanità, Lorenzin: “Sfida maggiore è presente e futuro risorse umane”

(Adnkronos) – “Ieri discutevamo della necessità di investimenti sul capitale umano. Poi, il tema rimane a tutti i livelli professionali. In questo momento la sfida maggiore è quella della gestione delle risorse umane, cioè del presente e del futuro del personale del mondo sanitario, dai medici agli infermieri alle professioni sanitarie. La domanda è come organizzarle e come gestire i cambiamenti molto rapidi. E’ la filiera che si sta trasformando di più e che sta maggiormente intercettando i cambiamenti in campo, ma, al tempo stesso, anche i bisogni. Quindi, io penso che quello della formazione sia un passaggio molto importante, ma non solo. Lo è anche quello di una diversificazione delle carriere, della possibilità di avere una soddisfazione professionale e una qualità di vita professionale da tutti i punti di vista, in primo luogo remunerativa, ma anche con la possibilità di crescita all’interno della professione”. Sono le parole della senatrice Beatrice Lorenzin, intervenuta nel corso del Forum Risk Management, l’appuntamento dedicato alle novità in materia di sicurezza sanitaria e trasformazione digitale dei servizi di assistenza, ad Arezzo dal 26 al 29 novembre. 

“Questo lavoro – sottolinea l’ex ministro della Salute – è nell’ottica di quanto abbiamo fatto con la legge 3” del 2018, per “avere un sistema che fosse capace di migliorarsi, controllarsi, ma anche avere gli strumenti per adattarsi a ciò che già si capiva 10 anni fa, cioè che siamo di fronte ad una trasformazione velocissima di tutti i meccanismi. Un esempio è ciò che fa e farà l’intelligenza artificiale in tutte le professioni. Quindi come cambierà l’approccio dell’infermiere, ad esempio, rispetto all’intelligenza artificiale. Un altro esempio di cui si discute è l’assistenza da remoto. Quando si hanno a disposizione delle celle operatorie che possono essere gestite da remoto, con la presenza in loco di un infermiere specializzato, fa impressione. Ma questo non è il futuro, questo in alcune realtà del mondo è già presente. Pertanto, dobbiamo saper gestire queste trasformazioni, prestando attenzione a ciò che facciamo”. 

“Ora – prosegue la senatrice – viviamo ancora in una fase di ambiguità in cui stanno sopravvivendo delle esperienze avute con il Covid-19, ma non messe in un corretto binario, sia a livello italiano che a livello europeo. Abbiamo una questione enorme riguardante il personale che viene dall’estero, una tipologia di personale che non è formato, non è specializzato e non ha un registro proprio. Credo che sia il momento che almeno queste persone, in questa proroga che doveva essere di emergenza, vadano catalogate da qualche parte: capire se hanno un’assicurazione, se sono coperti, a chi fanno riferimento e quale sia l’Ordine di appartenenza. C’è tutta una questione riguardante l’organizzazione più complessa delle trasformazioni che abbiamo in campo, che non può essere applicata alla giornata. E d’altra parte non possiamo neanche avere infermieri di serie A e di serie B, dove quelli di serie A sono laureati formati in Italia e in Europa, mentre quelli di serie B non si sa da dove provengano. Abbiamo un serio problema sull’assistenza”.  

“Ritengo, senza fare cose demagogiche – continua Lorenzin – che ci siano aspetti da affrontare e mettere in ordine, poiché il disordine può essere stato giustificato durante il Covid-19, dove c’era una situazione di oggettiva emergenza, ma oggi, dopo un’azione emergenziale, non può diventare strutturale con le stesse modalità dell’emergenza. Si può anche decidere che in questo mercato globale delle competenze, dove mancano le persone, si possa essere attrattivi, ma è necessario essere attrattivi sulla qualità, non esportare persone con alta qualità e importarne con bassa. Questo è un serio problema che va affrontato”.  

La senatrice conclude il suo intervento parlando del piano delle competenze europee. “Se immaginiamo che non abbiamo ancora uniformità sui diplomi e sulle lauree – osserva – questo è un grosso problema, perché in un mercato dove manca competenza avere un’uniformità del livello di riconoscimento delle lauree, almeno nel mercato europeo e quindi all’interno degli Stati europei con alti standard riconosciuti fra di noi, questo è un elemento di qualificazione che è un elemento di mercato unico europeo. Quindi, noi abbiamo queste partite difficili, perché la carenza di personale è una carenza in tutta Europa, non solo in Italia, che dobbiamo provare a mettere in ordine sia dal punto di vista dei regolamenti europei, sia dal punto di vista dell’ordinamento italiano, permettendo agli Ordini che sono nati di fare un lavoro importante di vigilanza, formazione, ma anche di capacità di rinnovamento, che è un aspetto che mi sta particolarmente a cuore”.  

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