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Renato Zero: “Andremo a votare come con la schedina del totocalcio”

(Adnkronos) – “C’era bisogno di andare al voto così in fretta? Stavamo così bene con Draghi! Poteva finire il suo mandato. Così andremo a votare come si fa una schedina del totocalcio. Non conosciamo i candidati. Abbiamo avuto gli Almiranti, i Saragat, Togliatti e Nenni gente che girava le borgate e invece ora brancoliamo nel buio”. Nella serata di chiusura della campagna elettorale Renato Zero apre al Circo Massimo la sua sei giorni di concerti romani, rimandati per due anni a causa della pandemia e inizialmente programmati per festeggiare i suoi 70 anni nel 2020. Un evento che infatti ha mantenuto il titolo ‘Zerosettanta’ e che si è trovato, a date già fissate, a partire nel weekend del voto. “La coincidenza con la campagna elettorale? Non l’avevamo minimamente immaginata ma non mi ha toccato. Pure io sono stato votato dalla gente che sta qui queste sere”, sorride. 

“Vogliamo la pace, vogliamo un governo fatto magari di tre persone ma di gente che si rende conto, che si occupi delle esigenze degli operai, degli studenti, dei malati. Non c’è più un euro. È folle che un italiano paghi 600 euro di bolletta della luce. Un tempo nelle famiglie c’era un salvadanaio, ora non c’è più niente. Perché non dobbiamo avere la garanzia di un governo che ci guidi alla moderazione dei consumi? Perché dobbiamo aspettare l’ultima decisione di Putin”, dice. 

È dal 2019 che Renato non si esibisce nella sua città. “È come riprendere gli studi dopo averli abbandonati e doversi imbattere in Omero. Il palcoscenico è una realtà molto impegnativa. E quando ci si distacca anche brevemente, devi fare un po’ training”. Della misteriosa scaletta, che cambierà ogni sera, dice: “Ho lasciato tanti brani a casa. Ogni sera sarà un concerto diverso con alcuni cardini fermi, brani che più di altri si sono inseriti in un certo mio cerimoniale con i fan. Credo di aver fatto un bel lavoro”, racconta incontrando i giornalisti prima della serata d’esordio (le altre sono in programma il 24, 25, 28, 30 e 1 ottobre) mentre circa 15.000 sorcini riempiono l’arena allestita con sedute (in tutto sono attesi 98.000 spettatori nelle sei serate). “Il mio pubblico è un pubblico che si è misurato con il disagio, con la sofferenza. Io divento un sindacalista. La canzone diventa un canto di guerra, a volte un’oratoria per avvicinarsi a Dio. La fede? Per me è prima di tutto la necessità di fare pace con se stessi”. Nelle sei serate avrà diversi ospiti e farà degli omaggi ma non a Raffaella Carrà: “Non mi è sembrato opportuno perché per me Raffaella è ancora viva. All’Argentario mi sembra ancora di pranzare con lei. Farò però degli omaggi a Mimì e a Gabriella Ferri nelle prossime sere”.  

Sul rapporto con Roma sottolinea: “Io sono a metà strada tra Roma Nord e Roma Sud e quindi esente da un razzismo velato ma presente. Era presente pure ai tempi di Pasolini, con tanti che lo additavano e poi si sono presentati al suo funerale”.  

Quanto ai 70 anni, che nel frattempo diventeranno 72 il 30 settembre, traccia un bilancio: “Io sono in pace con me stesso, anche se forse mi sono dedicato tanto alla musica e ho trascurato il Renato che aveva bisogno di prati verdi e mari azzurri: non so sciare e non so nuotare”.  

Sulla scelta del Circo Massimo confessa di aver tentato di riavere Villa Borghese, come accadde per i suoi 60 anni, ma non è stato possibile. “Lì sentivo l’abbraccio del pubblico. Da anni ho rigettato lo Stadio Olimpico perché vedevo le ‘capoccette’ troppo lontane e non riuscivo a capire chi era Jolanda e chi era Alfredo. Se avessi fatto un solo concerto avrei sudato pure di meno ma a me piace così. Questo abbraccio teatrale”.  

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