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Il Prorettore della LUISS Raffaele Marchetti tra il direttore Vittorio Giordano e l'editore Basilio Giordano
La LUISS lancia le borse di studio per gli studenti Italo-Canadesi

Tra lunedì 13 e venerdì 17 marzo, il Prorettore con delega all’Internazionalizzazione, Raffaele Marchetti, è stato in Canada per incontrare Istituzioni ed Università e lanciare un bando volto ad attirare a Roma studenti e studentesse canadesi di origine italiana

Il Prorettore della LUISS Raffaele Marchetti

MONTRÉAL – Dopo le missioni negli Usa, in Brasile e in Argentina, l’Università Luiss “Guido Carli” è sbarcata in Canada per consolidare il proprio impegno globale. Tra lunedì 13 marzo e venerdì 17 marzo, infatti, il Prorettore con delega all’Internazionalizzazione, Raffaele Marchetti, è stato nel Paese degli Aceri per incontrare istituzioni ed Università. In particolare, Marchetti, che è anche docente di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, ha avuto una serie di colloqui volti a rafforzare la partnership con la McGill University e l’Université de Montréal, così come con la Camera di Commercio Italiana ed il Consolato Generale d’Italia a Montréal. Naturalmente, non poteva mancare una visita al ‘Cittadino Canadese’, il giornale italiano più antico in Canada. Proprio nel corso di un’intervista in redazione, il Prorettore ha ufficializzato il lancio delle borse di studio per studenti e studentesse canadesi di origine italiana (come già fatto per gli Italo-discendenti statunitensi e latino-americani). “Siamo orgogliosi – ha dichiarato il Prof. Marchetti – di porre le basi per un’ulteriore espansione del nostro modello di formazione universitaria, con l’obiettivo di includere nuovi talenti che provengono dal Canada. A loro vogliamo offrire la possibilità di studiare a Roma, sfruttando le borse di studio rivolte a studenti di origine italiana, oltre alle 90 borse per studenti stranieri già stanziate per l’anno accademico 2023-2024”. Studiare in uno degli Atenei più prestigiosi al mondo è un’occasione imperdibile che i nostri giovani dovrebbero cogliere al volo. “Come Università leader in Italia nelle Scienze Sociali, ci occupiamo di Politica, Diritto, Business e di Economia & Finanza. Siamo un’Università bilingue, la metà dei corsi di laurea sono in inglese e, secondo l’ultima classifica dell’agenzia di ranking QS, siamo la numero 14 al mondo per Scienze Politiche. Siamo più di una Università: abbiamo forti collegamenti con la Confindustria e il governo, formiamo funzionari governativi, consulenza; circa il 25% dei diplomatici italiani viene dalla Luiss e qualche volta i nostri professori diventano Ministri. Siamo un’Università internazionale, con diversi accordi in giro per il mondo. L’anno scorso abbiamo firmato un progetto di una ‘laurea trilaterale’ con chi studia Business Administration un anno a Roma, uno a Washington, uno a Pechino e consegue tre lauree. I ragazzi prendono il titolo americano pagando solo le tasse della Luiss, molto più basse di quelle d’oltreoceano. Non solo i giovani: facciamo sempre più formazione executive per aziende e funzionari pubblici in Italia e all’estero. Magari in futuro potrebbero esserci anche dei rapporti con i governi del Québec e del Canada”. Ma il motivo principale della missione in Canada è quello di coinvolgere le Comunità italiane all’estero. “Per la Luiss la diaspora italiana nel mondo è un partner strategico e per me, personalmente, l’Italia è formata da un centinaio di milioni di persone, alcuni residenti nella penisola e altri all’estero. Siamo la prima Università italiana che ha creato delle borse di studio per studenti di origine italiana in Canada. Non è necessario il passaporto, basta un’autocertificazione sui legami con un nonno o bisnonno italiano. Possono fare un pezzo della loro formazione a Roma, conseguendo una laurea o un master, in inglese o in italiano, e rafforzando, allo stesso tempo, il vincolo con l’Italia. Si tratta di borse di studio che coprono interamente le tasse e, in alcuni casi, anche le spese di alloggio. Per un corso di laurea di 3 anni sono circa 40 mila euro e per un master di 2 anni sono circa 26 mila euro. Alcune borse coprono anche l’alloggio, quindi altri 7/8 mila all’anno, circa 20 mila in 3 anni. E non ci sono vincoli di età. Come negli Usa con la NIAF, anche in Canada ci piacerebbe dialogare con un partner associativo per incrementare le borse e sviluppare ulteriori progetti, magari uno nel Canada anglofono ed uno in quello francofono. Ci piacerebbe anzi creare un coordinamento a Roma, coinvolgendo anche il Ministero degli Esteri, per ragionare su questi temi. Secondo noi, l’Italia ha sottovalutato, se non addirittura in qualche momento storico dimenticato, gli italiani nel mondo. Il nostro è un progetto culturale che mira a riportare il tema nel dibattito politico italiano. Partiamo dagli studenti per fare molto di più”. Bisognerebbe, quindi, cambiare la percezione degli italiani all’estero in Italia. “Non siamo solo 59 milioni, di cui oltre 6 all’estero. Nel mondo ci sono decine di milioni di persone che hanno diritto al passaporto italiano e che non riescono ad ottenerlo per inefficienza amministrativa: a San Paolo i tempi di attesa sono di 10/15 anni. A questi si aggiungono tutti coloro che hanno un attaccamento, più o meno forte, per l’Italia e che sono comunque parte di una Comunità politica in senso ampio, anche se non legalistica. L’Italia è un paese diasporico, cioè fatto da alcuni cittadini in Italia e forse la maggior parte fuori dall’Italia, un paese diffuso in tutti i continenti, formato da 100/150 milioni di persone. Probabilmente sono San Paolo e Buenos Aires, e non Milano e Roma, le due città italiane più grandi al mondo.  Sarebbe un passaggio culturale giusto e opportuno”. Al docente di Relazioni Internazionali, era doverosa una domanda sulla situazione geopolitica attuale. “Al netto della questione ucraina (l’invasione russa è ingiustificabile), mi sembra che si vada verso una ricompartimentalizzazione del mondo, ciascuno all’interno della propria sfera di influenza. Ci saranno molti meno contatti con Cina e Russia in termini economici, sociali, politici e culturali. Ad essere centrale sarà la tensione tra Stati Uniti e Cina. Molto dipenderà anche dai paesi a metà strada, come l’India o quelli sudamericani. Sarà un mondo multipolare, la fine dell’egemonia americana è un fatto. Nel 2030 saremo in un mondo molto più diviso, speriamo non un mondo in guerra”. 

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