“Nei nostri ambulatori arrivano centinaia di telefonate di pazienti che ci chiedono come organizzare la vaccinazione, quale vaccino è più indicato per le loro caratteristiche e questo comporta un notevole dispendio di energie da parte nostra. Noi sapevamo che la vaccinazione sarebbe stata pronta per la fine del 2020, al massimo nei primi mesi del 2021, per questo ci si poteva organizzare a livello nazionale e regionale già dall’estate scorsa. Il discorso fondamentale ad oggi è quello dell’individuazione della vaccinazione dei soggetti fragili”. Lo ha detto Ignazio Grattagliano, professore di Medicina generale all’università degli Studi di Bari, nonché presidente Simg Puglia, intervenendo in occasione del terzo Talk di Alleati per la Salute (www.alleatiperlasalute.it), il nuovo portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
‘Vaccinazioni e fragilità, quale approccio per i pazienti cronici?’ è il titolo del dibattito, al quale hanno partecipato anche Massimo Galli, primario infettivologo all’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo, e la giornalista Silvia Bencivelli.
“La fragilità – prosegue Grattagliano – è una condizione estremamente complessa che richiede attenzione da parte di tutto il sistema sociosanitario che è stato inizialmente attenzionato dalla medicina generale come aumentato rischio di suscettibilità per malattie acute o di ipotetici danni acuti. Sarebbe un errore pensare che la fragilità di un individuo sia solo fisica. E’, invece, da estendere e da includere anche a livello psichico e sociale, va al di là della condizione di malattia e di comorbidità. Serve stratificazione dei soggetti ritenuti fragili, la maggior parte sono ultra 80enni, ultra 70enni. Ma queste persone come vivono? Da soli, in Rsa, in famiglia, possono contare in tutte queste situazioni su una famiglia e un caregiver, oppure no? Questo è lo scenario dove si colloca il fragile, soprattutto anziano”.
Ma i soggetti fragili possono approcciarsi alla vaccinazione con serenità? Quali attenzioni devono essere rispettate? Come impostare il dialogo con il medico? Questi alcuni dei temi al centro del talk.
Di fronte ad un paziente con malattia grave cardiovascolare o polmonare “si pone la difficoltà di chi vaccinare per primo”, ammette il presidente di Simg Puglia. “Come medici di medicina generale, in quasi tutte le regioni d’Italia – spiega – abbiamo pochissime dosi vaccinali a settimana. Detto questo, si pone fortemente il problema anche di tipo etico su chi vaccinare prima. Viene fuori la possibilità di stratificare tra i vulnerabili chi potrebbe ricevere per primo il vaccino. E’ chiaro, stiamo parlando di tempi relativamente ristretti, però come è anche lecito immaginare che la gente ha molta voglia di vaccinarsi e di mettersi al sicuro. Da questo punto di vista, nelle varie regioni chi ci amministra non ci sta particolarmente vicino”.
Sul perché i medici di medicina generale non sono stati ascoltati e considerati, Grattagliano non ha dubbi: “Il problema è da parte delle istituzioni”, afferma. “Noi – continua – ci siamo trovati catapultati in una situazione emergenziale, prima nel Nord Italia e dopo l’estate nel resto della penisola, così tutti abbiamo fatto l’esperienza con il Covid”.
“All’inizio – racconta Grattagliano – siamo stati presi alla sprovvista, nessuno sapeva come trattare e curare la malattia. In ospedale, dove finivano i pazienti più gravi, i medici avevano farmaci non presenti sul territorio, quindi i colleghi ospedalieri hanno fatto le loro prove, le loro esperienze con molecole diverse fino a quando si è standardizzata una terapia relativamente efficace. A noi medici curanti il Covid ci ha messo di fronte all’evidenza dell’applicazione della matematica alla medicina clinica. Ci ha portato a considerare in maniera estremamente razionale l’importanza del distanziamento, del periodo di incubazione del soggetto dopo il contatto con un positivo. Dall’altro lato, ci ha fatto considerare che proprio le persone maggiormente suscettibili ai danni dell’esplosione dell’infiammazione sistemica, non solo a livello respiratorio, sono i soggetti che sviluppano la forma più grave del Covid. Si tratta di soggetti che vanno attenzionati, non solo per il Covid, ma per vari aspetti. Hanno eventi cardiovascolari più importanti (infarto, ictus, scompenso cardiaco) in tempi più precoci rispetto ad altri”.
Durante l’incontro online è emerso che 50 tra Associazioni e Federazioni di pazienti del network Associazioni in Rete, in una lettera inviata il 15 marzo al Governo propongono, tra le altre cose, il coinvolgimento dei medici di medicina generale per individuare i pazienti a rischio, e un piano di accesso alla vaccinazione per i pazienti con patologia/multi morbidità e i loro familiari/caregiver attualmente non previsti come prioritari nel piano vaccinale.
“Se il vaccino ci arriva – conclude Grattagliano – e se la tipologia di vaccino vene distribuita in maniera efficace e utile alla vaccinazione di massa presso i nostri studi oppure negli hub di vaccinazione, sicuramente siamo disponibili. Dopo la vicenda AstraZeneca siamo stati investiti dai nostri assistiti che in tutti i momenti ci chiedevano e ci chiedono se possono fare quel tipo di vaccino oppure no, se ci sono delle controindicazioni e se corrono dei rischi. Nostro compito è rassicurare le persone che si sottopongono al vaccino AstraZeneca, così come a tutti gli altri vaccini, sull’efficacia e la sicurezza di questi prodotti-scudo. Il nostro ruolo è fondamentale”.
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