L’intervista al Presidente dell’Ascoli
Montréal – Sarà perchè sta per diventare nonno per la quarta volta (dopo Aria, Matteo e Marina, a dicembre è in arrivo un maschietto), ma il dr. Francesco Bellini, presidente dell’Ascoli Picchio, è un fiume in piena. E ne ha per tutti, con la solita genuina franchezza che lo rende un personaggio unico ed eccezionale, in un panorama calcistico ancora troppo nebuloso. Che poi è lo specchio di un Paese che non riesce mai a fare il salto di qualità. Soprattutto in politica e nell’amministrazione pubblica, come se il rispetto delle regole fosse un optional. I danni provocati dal recente terremoto ne sono un esempio. “La mia casa, nella frazione di Santa Maria a Corte, è rimasta in piedi, nonostante fosse a 20 km dall’epicentro – ci ha detto Bellini, qualche giorno fa, nei suoi uffici a Montréal -: quando si fanno delle ristrutturazioni si devono fare adottando i giusti accorgimenti anti-sismici. È vero che parliamo di borghi medievali, ma anche le case ristrutturate sono andate giù: evidentemente non sono state fatte a dovere. Ci stiamo muovendo, sia come società che a titolo personale, per contribuire con nostri fondi a sostenere le famiglie più sfortunate”.
Passiamo all’Ascoli. Un bilancio della stagione passata? “Siamo rimasti nella stessa categoria nello stesso anno in cui ci siamo arrivati: il bilancio è positivo”.
Contento dell’inizio di quest’anno? “Sono soddisfatto: si è subito creato un bel rapporto tra giocatori, allenatore e dirigenti; e la squadra è destinata a migliorare. Abbiamo una bella rosa, con giovani di talento che vogliono mettersi in mostra e che noi puntiamo a valorizzare. Orsolini vale già parecchi milioni. E su di lui non c’è solo la Juve. Ho rifiutato parecchie offerte: ha 19 anni e può solo crescere. Resterà con noi per un altro paio d’anni. E siamo pronti ad investire molti soldi per creare un Centro Sportivo moderno, che dovrebbe essere pronto entro 4-5mesi, dove i giovani possono allenarsi e dare il meglio di sè”.
Sulla Curva sud, invece, il suo socio Battista Faraotti ha proposto una concessione comunale di 20 anni. “È una possibilità. Ma prima finiamo la Tribuna Est. Della Curva Sud, per adesso, possiamo farne a meno. Gli abbonati sono solo 3.400: se fossero 10 mila, allora ci penserei. Purtroppo Ascoli versa in una situazione economica difficilissima: credo che la gente non sia in grado di pagare 150 euro per l’abbonamento annuale. Quindi per ora non se ne parla, ma in futuro sono pronto ad intervenire anche per la curva”.
Sono passati 2 anni e mezzo dall’acquisto dell’Ascoli. “ll primo anno siamo rimasti in C perché non erano previste retrocessioni. Poi siamo saliti in B, e non è stato facile. Il ripescaggio? Chi ruba, deve pagare. L’anno scorso la squadra non era unita; poi abbiamo scelto Mangia, che ha fatto delle stupidaggini. È stato un periodo difficile, ma alla fine ci siamo salvati grazie a giocatori come Cacia, che hanno preso in mano la squadra”.
In passato ci ha detto che in 5 anni sarebbe stato possibile tornare in A. “Quest’anno abbiamo ingaggiato giovani che sono nostri (o sui quali vantiamo un diritto di riscatto, senza controriscatto) e che possono fare bene per i prossimi 4-5 anni. Penso a Gatto, Favilli, Mignanelli e ai centrali difensivi. È una nuova partenza. E ci stiamo dedicando anche alle nuove strutture, che dovremmo avere per la fine del campionato. Cosa che ci aiuterà moltissimo per costruire il futuro”.
Ha rivoluzionato anche l’assetto societario, lasciando la presidenza e affidando pieni poteri all’amministratore unico Cardinaletti. “Io abito a Calgary, in Canada. Lovato e Marroccu erano come cane e gatto e, ogni volta che tornavo in Italia, dovevo risolvere i problemi. Non si poteva andare avanti così. È stata un’idea dell’azionista Battista Faraotti e penso che fino ad ora ha funzionato bene. Ho scelto Cardinaletti perché ha una notevole esperienza, sia in campo finanziario che nel settore sportivo”.
Poi ci sono Giaretta direttore sportivo e Aglietto allenatore. “Due acquisti fondamentali, perché sono loro che hanno costruito questa squadra”.
Però esclude già per quest’anno il salto in A. “Non siamo ancora pronti, anche se nel calcio tutto può succedere. Per la promozione ci vogliono altri 2/3 anni”.
Il suo rapporto con gli ultras è migliorato? “Ho un buon rapporto con loro: sono loro che non hanno un buon rapporto con le autorità sportive. Il problema è che, quando esplodono fumogeni, insultano l’arbitro o le altre squadre con frasi razziste, siamo noi a pagare le multe”.
Sinergie con le grandi squadre? “Siamo molto vicini alla Juve e all’Udinese, squadre che consideriamo dei modelli di gestione per far progredire il calcio, ma restiamo indipendenti”.
Davvero ha minacciato di non iscrivere l’Ascoli in B per dissidi col sindaco? “Il sindaco Castelli vive sulle nuvole. Se io dico una cosa, è quella: non c’è bisogno di firmare nulla. Se prometto una cosa, la faccio, anche se ci devo rimettere. In questo momento non c’è un buon rapporto”.
I cantieri dello stadio Del Duca, durante la partita, sono un pugno nell’occhio. “La Federazione ha invitato il Sindaco a coprirli con dei teli, ma non è stato fatto nulla”.
Lei ha sempre detto che acquistare l’Ascoli è stato un gesto d’amore. “Sì, che mi è già costato parecchi milioni di euro”.
E la città segue la squadra? “La situazione ad Ascoli resta difficile: la città sta lentamente diventando una città del Sud. L’Italia ha delle possibilità incredibili, però ha un sistema burocratico che ritarda la crescita e frena il benessere dei cittadini”.
Il calcio italiano va sempre riformato? “Andrea Abodi, il presidente della Lega di Serie B, ha idee innovative. E il nuovo presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, è molto meglio di Macalli. Tavecchio, dal canto suo, sta cercando di modernizzare il calcio, ma in modo troppo lento. La verità è che la Serie A comanda tutto: se Galliani, Lotito e Preziosi si facessero da parte, sarebbe un’ottima notizia per il futuro del calcio italiano. E poi va assolutamente rivista la gestione dei diritti televisivi: non è possibile che in Gran Bretagna i diritti tv fruttino molti più soldi che in Italia”.
E il calcioscommesse? “Ci sono scandali ogni anno, non capisco perché non comminino condanne molto più severe, come la squalifica a vita”.
Con l’Ascoli in A potrebbe provare a cambiare il calcio? “Ho quasi 70 anni: ho appena acquistato una proprietà di 2.500 ettari tra i boschi ed i laghi del Québec per costruirci la casa della vecchiaia. Non ho più il tempo e la forza. Ho preso l’Ascoli per una sola ragione: ridare un po’ di orgoglio ed autostima alla città. Sono legato all’Italia (dove le mie società impiegano circa 130 persone), ad Ascoli e all’Ascoli, ma il mio paese è il Canada, in cui vige un sistema dove stiamo tutti meglio”.
Ai tifosi cosa diciamo? “Dimentichiamo il passato e guardiamo al futuro. Il calcio oggi è business, non è più quello di 30 anni fa. Ma io non sono nel calcio per business, perché non puoi fare soldi ad Ascoli. L’ideale sarebbe farla funzionare come Udine, che però è una città del Nord, quindi più ricca. Sarà un’annata che ci darà molte soddisfazioni, però dovremo aspettare per avere una squadra vincente. I biglietti non costano molto: spero che ci saranno sempre più spettatori allo stadio, anche se mi rendo conto che è dura togliere 150 euro ad una famiglia”.
Ma se il calcio è solo business, e Ascoli non risponde alle aspettative, perché non lascia? “Perché basterebbe fare come nella Premier, rinegoziando e distribuendo meglio i diritti televisivi. Oggi c’è un conflitto d’interesse evidente tra chi compra e chi distribuisce i diritti televisivi in Italia: i profitti non sono abbastanza, dovrebbero essere molto più consistenti. Io sono troppo solo per battermi, però tutti sanno che il problema c’è. Eppure hanno paura, preferiscono stare zitti e cercano di sopravvivere in questo sistema”. (V.G.)
One thought on “Francesco Bellini: giovani di talento e Centro Sportivo per tornare in A”
Grazie Dott. Bellini, siamo onorati di averla come patron del ns Glorioso Ascoli. Ascoli e l’Italia intera hanno bisogno di persone come Lei, non solo nel calcio ovviamente.